Capitolo 27.

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Il sole stava iniziando a calare dentro l'acqua del mare, così il cielo poteva incupirsi ed essere illuminato dalle poche stelle e la luna piena.
I locali avevano iniziato a riempirsi esattamente come tutti i pub, dove le persone avevano preso posto al proprio tavolo aspettando di passare una giornata rilassante.
Madrid era sempre stata una città meravigliosa per il suo mare, per la spensieratezza che gli abitanti avevano e per i colori vivaci che riempivano le strade.
Una città semplice, ma con un mondo dietro da scoprire.
Quella sera, però, l'aria era molto differente: per la maggior parte delle persone sarebbe stata una cena normale, una serata normale senza niente di entusiasmante da poter raccontare a tutti e vantarsi.
Tutti potevano dire che era una serata normale, tutti tranne Benjamin.
Questo aveva organizzato una serata fantastica e sinceramente aveva paura di quello che sarebbe potuto succedere da lì a poche ore; la giornata era stata in sé molto difficile e stancante per il fatto di dover stare in piedi ore e ore a mostrare i suoi quadri e spiegare il significato.
Non era una cosa che a Benjamin dava fastidio, adorava poter condividere con il resto del mondo le sue opere, ma aveva soltanto una voglia matta di tornare in suite e stringere Federico sul letto.
Il maggiore si consolava con il fatto che a breve lo avrebbe fatto, sempre se Federico gli darà l'occasione.
La mostra era terminata esattamente alle sette, tutte le persone radunate nel museo avevano fatto i loro complimenti a Benjamin che sorrideva soddisfatto a Federico che teneva una mano sopra la sua schiena.
Era andato a buon fine, non poteva lamentarsi di niente.
Ma era il momento di entrare nel vivo della giornata.

I due giovani ragazzi stavano tornando nella loro suite, accompagnati dal guidatore che Pablo si era procurato, ancora sorridenti e felici come non mai.
Dopo essere scesi dalla macchina, Benjamin corse verso l'ascensore ed aspettò che le porte si chiusero per iniziare a parlare.
"Questa giornata è stata davvero stancante, però sono soddisfatto del mio lavoro." Disse Benjamin. "Devo dire grazie anche a te, che non hai mai smesso di rassicurarmi." Aggiunse.
"Sarò sempre al tuo fianco Benjamin, già sai quello che provo per te e starti lontano mi è difficile." Spiegò il bianco, prendendo il volto del moro fra le mani per lasciare un tenero bacio a stampo sulle labbra di questo.
Una volta entrati nella suite, Benjamin si diresse verso la camera e decise di cambiarsi abbigliamento: indossò una semplice maglietta nera e una giacchetta militare, non faceva poi tanto caldo e l'aria serale non smetteva di scompigliare i suoi capelli.
"Aspetta qui." Disse Benjamin facendo sedere il più piccolo sul letto, sparendo dentro una piccola porta che era messa vicino al grande armadio.
Ne uscì con un quadro enorme in mano e, dopo averlo girato verso il punto giusto, Federico rimanè a bocca aperta.
Il protagonista del suo quadro era lui stesso.
Era sdraiato sul letto con niente addosso, teneva fra le braccia il cuscino e i capelli cadevano senza un senso sopra la sua testa.
L'espressione sopra il suo volto era del tutto rilassata, la coperta copriva soltanto una piccola parte del sedere e una leggera luce del sole entrava dentro la stanza.
"N- Non so cosa d- dire..." disse Federico, sentendo le gambe cedere e battere il cuore fortissimo.
"Non dire niente, allora." Gli rispose Benjamin. "Puoi guardare senza commentare, mi basta sapere che un po' d'effetto te l'ha provocato." Aggiunse.
Il minore si alzò dal letto e si avvicinò al più basso che intanto teneva il quadro stretto tra le mani: il disegno era impeccabile, metteva in risalto ogni suo dettaglio che persino a lui stesso passavano inosservati o semplicemente non gli interessavano.
"Non è finita qui." Disse Benjamin, poggiando il quadro alla parete per tirarne fuori uno più piccolo.
Ritraeva la sua mano e metà del suo braccio tatuato: aveva le vene in risalto e il tatuaggio con il leone e le rose era messo ben in vista.
La mano era posta sopra una superficie bianca, le dita erano distese, segno che stava dormendo.
"Ho fatto anche altri mille disegni di te, Federico." Disse Benjamin. "Amo disegnare l'arte." Aggiunse.
"Mi definisci arte, davvero?" Chiese il minore, incredulo.
"Ti definisco tutte le cose belle di questo mondo." Gli disse il moro.
Federico a quel punto non ci capì più niente, si avvicinò ancora di più a lui e fece unire le labbra in un bacio bisognoso e che di casto non aveva nulla.
In quel bacio Federico stava facendo capire ogni singola emozione che non riusciva a spiegare con delle parole, sentiva le mani di Benjamin esplorare il suo corpo e lui non faceva nulla per impedirlo.
"Andiamo al ristorante?" Chiese il moro, rompendo il loro contatto.
Il più piccolo annuì semplicemente, poggiando la testa sopra la sua spalla per sentire il profumo del più grande.

Benjamin chiamò il tassista e chiese a questo di portarli in un ristorante di cui Federico nemmeno sapeva l'esistenza.
Una volta parcheggiata la macchina, i due ragazzi scesero e il bianco rimase a bocca aperta per la vista che si era aperta davanti a lui: erano da poco giunte le otto e un quarto, il sole stava continuando a calare mentre delle sfumature rosse riempivano il cielo di Madrid.
In quel ristorante, dalla vista sul mare, regnava il silenzio e solo qualche voce disturbava quella meraviglia.
"Hai visto che bel panorama?" Chiese Benjamin, prendendo per i fianchi il ragazzo.
Quest'ultimo, incapace di proferire parola, annuì semplicemente e il moro sorrise.
Era soddisfatto di averlo lasciato senza parole.
Ma non erano finite lì le sorprese.

La cena stava procedendo nel migliore dei modi: i giovani ragazzi avevano preso posto vicino alla sabbia, i tavoli erano posizionati su una passerella in legno coperti da una capanna bianca con alcune zone trasparenti, delle luci con dentro il fuoco illuminavano quella capanna per dare un tocco in più di romanticismo e magia.
Benjamin e Federico ridevano fra di loro, scherzavano e continuavano a conoscersi anche se entrambi credevano di sapere già abbastanza cose l'uno sull'altro.
"Questa cena ti è piaciuta?" Chiese Benjamin, terminando un tipico dolce di Madrid.
"Tantissimo, mi hai portato proprio in un luogo meraviglioso." Disse Federico. "Grazie per tutto quello che fai per me." Aggiunse.
Il maggiore alzò lo sguardo, prima di alzarsi dalla sedia e raggiungere Federico che nel frattempo lo guardava quasi con occhi lucidi.
Gli lasciò un bacio sulla guancia per poi dirigersi verso la cassa e pagare la cena.
Dopo aver terminato tutto, i due ragazzi uscirono dal ristorante e Benjamin non esitò nel prendere la mano del minore e farlo correre sulla spiaggia.
In quel momento si poteva udire soltanto il mare mosso infrangersi sopra gli scogli, la sabbia fredda toccare i loro piedi e il vento scompigliare i loro capelli.
Stavano ridendo come poche volte nella loro vita, tanto da non rendersi conto che stavano entrando lentamente dentro l'acqua rischiando di far bagnare i loro indumenti.
"Vieni." Sussurrò Benjamin, portando il più piccolo sulla sabbia, faccia a faccia.
"Dimmi tutto." Sorrise il bianco.
"È ormai un mese che ci conosciamo, che ci frequentiamo e ci stiamo trattando come due fidanzati.
Tu sai benissimo che io ho un debole per te da ben due mesi e, sinceramente, non è soltanto attrazione fisica come puoi pensare. La mia vita è cambiata da quando ti ho visto per la prima volta sopra quello sgabello, che tenevi fra le mani quel drink che sentirei pronunciare da te soltanto per il gusto di sentire la tua voce.
La tua voce Federì, qualcosa di spettacolare. Hai una melodia al posto della voce, trasmetti tante emozioni e non è poco, o almeno per me che sono un ragazzo insensibile." Iniziò a parlare Benjamin. "I tuoi occhi sono subito entrati dentro i miei, hai preso il mio cuore e l'hai messo di fianco al tuo, dove farà presenza eterna. Non ho mai detto di amare una persona o per lo meno non come si dovrebbe davvero amare, anche perché io non lo conosco. Non conosco le farfalle nello stomaco, non conosco le pazzie che faresti per la persona che ami, non conosco le parole dolci e non sono nemmeno un tipo che ti fa molti regali. Più che persona mi posso definire un difetto, soltanto un piccolo punto nero in un grande foglio bianco. E sai che un giorno, sopra quel foglio, ho visto un piccolo schizzo nero? Non sapevo cosa fosse, né tanto meno il perché fosse lì." Aggiunse. "Dopo poco, mi sono reso conto che quel punto portava il tuo nome, che da sempre sarai su quel foglio, il quale non potrà mai essere paragonato agli altri miliardi bianchi perché questo ha due punti neri, destinati a non essere copiati." Continuò. "Oggi sono qui per dirti ben altro, non per parlarti di fogli e punti. Tutto questo l'ho detto per farti capire che voglio averti al mio fianco. Ho pensato in questi giorni, ho pensato alla tua dichiarazione diretta e non c'è bastato molto per prendere la mia decisione, affrettata o meno. Tu sei una persona speciale, a dir poco speciale, e sei la più importante che ho. Non sono capace ad usare le parole e sono un disastro in cucina, sono in grado di bruciare una casa ma potrei dare il massimo anche solo per cucinare un piatto di pasta se tu lo desideri. Il problema è che io sono un completo disastro e tu l'opera d'arte più bella dell'universo. Sei prezioso, ed io voglio amarti." Disse poi. "Per questo, Federico, vuoi essere il mio ragazzo?" Concluse, tirando fuori dalla tasca dei pantaloncini una scatola con due anelli.
Il bianco guardava la scena incredulo, sentiva le lacrime pizzicare i suoi occhi e poteva giurare di sentire le gambe cedere.
Benjamin davvero lo voleva come fidanzato?
Mille domande e poche risposte stavano entrando nella sua testa, lo voleva davvero? Davvero voleva compiere un gesto così semplice ma significativo?
"Sì." Disse Federico. "Voglio amarti." Aggiunse. "E voglio starti affianco." Continuò. "Ti amo." Concluse, allacciando le braccia al collo di Benjamin che nel frattempo lo aveva preso di peso e aveva fatto allacciare le sue gambe intorno al bacino.
"Ti amo anch'io e sono pronto a farlo, in eterno." Disse il moro prima di sigillare tutto con un bacio che segnava l'inizio di una nuova storia.
Per Benjamin, ne valeva la pena.

Sguardi || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora