I due giorni che attendevano Federico erano, finalmente, giunti al termine.
La mattina del terzo giorno Benjamin aveva raggiunto l'ospedale dove il suo fidanzato stava tenendo gli ultimi controlli e lo aveva totalmente preso e portato a casa con lui.
Il più piccolo si sentiva ancora un po' frastornato per il brutto incidente che aveva subito, nonostante i dottori avessero ripetuto ad entrambi che Federico stesse ben in forma, quest'ultimo aveva ancora dei vuoti nella mente e pensava che fosse improbabile tutto questo.
Succedeva spesso, specialmente in quei giorni all'ospedale, di fermarsi a guardare un punto indefinito della stanza e perdersi nei suoi pensieri: era arrivato al punto di dimenticarsi pure in quale luogo si trovasse, ne aveva parlato con il suo dottore di fiducia ma gli aveva pregato di non dire niente al maggiore, soltanto di dargli una spiegazione.
Il dottore aveva ipotizzato che fosse dovuto anche al fatto dei farmaci, in quel periodo ne stava somministrando troppi per evitare i problemi futuri ma a quanto pare stava succedendo il contrario.
Si doveva preoccupare di questo oppure doveva fare affidamento alle parole del dottore?Il sole stava calando lentamente nella città, gli abitanti stavano godendo quel panorama magnifico come stava facendo anche la coppia.
Dopo aver passato una giornata con il minore, Benjamin aveva deciso di portare quest'ultimo in riva al mare per osservare le sfumature del cielo ed il sole calare dietro il mare.
L'acqua di questo raggiungeva i piedi dei due ragazzi avvinghiati, che si stavano baciando come se fosse l'ultima volta della loro vita.
Benjamin aveva continuato a scusarsi, ad addossare le proprie colpe e sentirsi responsabile di quello che era successo due giorni prima.
Il bianco lo aveva rassicurato ed un po' si era calmato, smettendo di pensare sotto richiesta del suo fidanzato.
Federico teneva le gambe attorno al bacino dell'altro, il quale aveva la schiena rivolta al mare e le mani ben salde sopra i fianchi dell'altro: ogni tanto tirava fra i denti il labbro inferiore del bianco, che aveva chiuso gli occhi per bearsi delle sensazioni che l'altro gli stava donando.
"Quindi questa sera verranno tutti i nostri amici a casa?" Domandò Federico, poggiando la fronte sopra quella dell'altro.
"Esattamente, ho inviato anche vari ragazzi del set come per esempio Ariel." Disse il moro. "Durante l'orario a disposizione sono passato sul set, ho giustificato la tua assenza e questa ragazza si è preoccupata parecchio per te. Ci siamo scambiati il numero e l'ho invitata da noi, spero non ti dispiaccia." Aggiunse.
Federico sorrise, prima di scuotere la testa.
"Lei non mi dà fastidio, ma Cole sì." Disse il minore, dando voce ai suoi pensieri. "Potevi evitare di invitarlo, no?" Aggiunse.
"Volevo evitare, ma non potevo far venire tutti senza di lui." Sbuffò il maggiore. "Ma tanto avrà poco modo di parlarti, ti starò attaccato come una cozza." Aggiunse, ridacchiando seguito poi a ruota da Federico.
Dopodiché i due si diedero numerosi baci a stampo, prima di rendersi conto che era arrivata l'ora di tornare a casa a prendere la medicina per il bianco.Nella casa che condividevano Benjamin e Federico, stavano arrivando già tanti loro amici e il minore era rimasto felice di poterli rivedere e salutare con un caloroso abbraccio.
Ariel, quando era entrata nella casa, si era subito buttata addosso a Federico che la prese al volo e la strinse al suo corpo: quella ragazza era di una dolcezza infinita, si preoccupava di chiunque anche se non fosse una persona entrata a far parte della sua vita.
A seguire, arrivarono tutti, compresi Cole che non aveva smesso di guardare Federico; Benjamin si era accorto degli occhi dell'altro sopra al suo fidanzato, mostrando forse un po' troppo il suo amore per lui con baci poco casti ed anche sguardi poco consoni alla situazione.
Il bianco si sentiva perennemente in imbarazzo, sapeva che Benjamin stesse facendo tutto questo per gelosia ma ne era davvero stufo.
All'ennesima pacca sul sedere arrivata da parte del suo fidanzato, prese quest'ultimo e lo trascinò in una stanza del piano superiore.
"Ben, che ti prende?" Chiese Federico.
"Sto semplicemente con te." Si giustificò Benjamin.
"No, te lo dico io che cosa ti sta succedendo. Cole è arrivato e mi tiene gli occhi addosso per questo ti stai comportando come se fossi un oggetto." Gli sputò la verità Federico. "I baci mi fanno piacere, mi fa piacere stare con te perché ti amo, ma basta con queste pacche sul culo." Aggiunse. "Mi sento anche imbarazzato per le battute che fai, così troppo spinte come se nulla fosse. Non ho intenzione di urlare perché non ho la forza di farlo, ma smettila. Smettila di essere così geloso ed insicuro." Continuò, avvicinandosi al suo fidanzato e poggiando le mani sopra le guance per far tirare su il suo volto. "Io amo solo te, non c'è bisogno di palpare il mio corpo." Concluse.
"S- Sì, s- scusami..." si scusò Benjamin, sentendo le labbra dell'altro sopra le sue.
"Adesso andiamo a goderci questa festa, è pur sempre dedicata ad entrambi." Sorrise Federico, vedendo il volto del moro illuminarsi e tornare al piano di sotto, non dopo essersi baciati.La serata stava procedendo nel migliore dei modi, dopo quella piccola discussione i due ragazzi avevano continuato a stare in compagnia dei loro amici ed offrire a tutti gli invitati il cibo delizioso che Benjamin aveva preparato in quei giorni d'assenza del suo fidanzato.
Federico stava parlando animatamente con Yuri del viaggio che avevano affrontato lui e Benjamin mentre quest'ultimo stava in cucina a caricare la lavastoviglie, ma un giramento di testa lo colpì: il sorriso che era presente sopra al suo volto era del tutto scomparso, un dolore lacerante alla testa non gli permetteva di sentire la voce del suo migliore amico ma soltanto delle parole ovattate.
Poggiò il piatto che teneva in mano sul tavolo dietro di lui, strizzando gli occhi per tentare di fermare quel dolore.
"Federico!" Lo chiamò Yuri, muovendo di poco il braccio del minore che si risvegliò.
Sentiva un forte rumore costante nelle sue orecchie, per questo una smorfia prese vita sopra al suo volto.
"Scusa Yù, vado a prendere un po' d'aria che mi sento strano." Lo liquidò Federico.
"Sei sicuro di star bene?" Chiese il migliore amico.
Federico annuì.
"Ho solo bisogno di prendere un po' d'aria, se vedi Benjamin digli che sono fuori." Continuò, prima di uscire e lasciare quella casa.
Respirò a pieni polmoni l'aria di quella città, rilassando i suoi muscoli.
"Federico." Una voce lo fece girare e questo fu sorpreso, ma non felice, di vedere Cole dietro di lui.
"Cole, ciao." Disse semplicemente il bianco prima di guardare il cielo.
"Come stai?" Domandò, sinceramente interessato, il ragazzo.
"Potrei stare meglio." Ridacchiò amaramente Federico.
Cole non disse nulla, semplicemente si avvicinò all'altro fino a far sfiorare le loro spalle ma cercando di tenere una distanza equa.
"Non ho intenzione di provarci con te, vorrei soltanto farti una proposta." Iniziò a parlare Cole, prima di guardare l'altro fargli cenno di continuare. "Tra un mese ci sarà il concerto di un cantante che io seguo, Jovanotti, e tutto questo si terrà in Italia." Continuò. "Essendo che ho dei biglietti in più e non ho intenzione di fare un viaggio da solo, volevo proporti di venire al concerto con me." Aggiunse. "Ti prego di non cogliere la malizia nella proposta, ho solo intenzione di ricominciare da capo e per farlo mi servirà conoscerti meglio. Se vuoi, posso ricavare anche un biglietto per il tuo fidanzato, non ho problemi." Concluse.
Federico boccheggiò più volte a quella proposta, purtroppo era una persona troppo buona e di spezzare il cuore alle persone non era capace.
"Non voglio una risposta immediata, puoi anche pensarci, hai un mese o poco meno di tempo per confermarmi tutto perché poi devo confermare il volo e le camere dell'hotel." Disse poi Cole. "Pensaci, perché penso farebbe bene ad entrambi ricominciare."
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Sguardi || Fenji
Fiksi PenggemarFederico Rossi, giovane ventiquattrenne spensierato e solare, raggiunge sempre la solita discoteca assieme ai suoi amici, nonché il MO.MA Da due mesi a questa parte, ci sono degli occhioni profondi che lo scrutano e non pochi erano gli sguardi lanci...