Capitolo 17

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Jamie, Jamie e ancora Jamie. Stavo rinnunciando ad avere una storia felice e tranquilla con Mattia a causa sua.

Mattia, Mattia e ancora Mattia. La domanda era sempre la stessa: 'Se non ci fosse stato Jamie, avrei accettato la proposta di Mattia?'

Attraversai la strada, senza pensare alle macchine che sfrecciavano lungo la corsia, mi suonarono mentre passavo davanti a loro.

Ancora cinque minuti e sarei arrivata a casa, mia mamma aveva il turno di mattina quindi non era a casa, cosí decisi di svoltare e camminare a vuoto, mi passò vicino una bambina in sella alla sua bicicletta, aveva un grande sorriso e gli occhi azzurri, azzurri come quelli di Jamie.

Maledizione.

Avevo pensieri solo per lui e la cosa che mi preoccupava di piú era il fatto che non volevo liberarmene, anzi.

Ed eccomi, come a farlo apposta di fronte a casa sua, come se la mente e il cuore mi portassero lí e solamente lí.

Ovviamente mi ci portava solo la mente o almeno era quello che speravo.

Mi fermai sulla soglia di casa sua, ero stanca, piú che altro stanca di pensare, stanca della vita che mi ritrovavo o forse semplicemente era l'età, l'età in cui non capisci cosa provi.

Le lacrime innondavano i miei occhi.

Volevo sfogarmi e l'unico con cui potevo farlo, anche se difficile da credere era Jamie, non avrei mai potuto parlare di quello che era successo con i miei migliori amici, nonostante quel Bower fosse la persona meno indicata.

Bussai.

Sentí i passi sulle scale e poi mi ritrovai un fisico mozzafiato davanti ai miei occhi, i capelli erano bagnati e le goccioline scivolavano sul suo petto, attorno ai suoi fianchi un asciugamano.

-Hey Cri, se venivi prima la doccia la facevamo insieme.

Cambiai decisamente idea, non avrei dovuto fermarmi.

-Forse non dovevo venire, scusa.

Dissi facendo per andarmene.

-Fermati.

Sussurò prendendomi per un polso, mi girò e mi guardò negli occhi scavando fino a fondo. Prese il mio viso tra le mani e si soffermò sui miei occhi.

-Hai pianto.

Abbassai lo sguardo, non volevo la sua compassione, nonostante fosse quello che sembrava.

-Entra.

Disse spostandosi dal davanti della porta.

Entrai a piccoli passi e poi mi fermai ad osservare quel che lui faceva.

-Accomodati sul divano, io vado a mettermi qualcosa sopra.

Feci come mi ordinò e aspettai qualche minuto prima che lui ritornasse con una maglietta bianca e un paio di jeans corti.

Si mise vicino a me e fissò i miei occhi.

-Hai degli occhi bellissimi.

Diventai rossa dall'imbarazzo, sorrisi e spostai lo sguardo.

-Sono marroni non hanno nulla di speciale.

Risposi.

-Hanno sfumature verdi, gialle, nere, grigie, hanno tutto dentro, hanno tutta te stessa.

Sorrisi nuovamente, non lo avrei mai capito.

-Che è successo, perchè hai pianto?

Mi soffermai un attimo su quella domanda, io volevo sfogarmi, ma come potevo raccontargli l'accaduto?

-Il mio migliore amico mi ha

-Che ti ha fatto?

Si irrigidí.

-Lo sa vero che sei mia?

Quanto ero stata stupida? Cosa stavo facendo? Solamente mettendo in pericolo Mattia. Che diavolo mi era saltato in mente? Avrei dovuto raccontargli della notte cosí sarebbe andato su tutte le furie e avrebbe ucciso mezzo mondo.

-No, abbiamo solamente litigato.

Mentí.

Si rilassò a quelle parole.

-Devo andare.

Dissi alzandomi.

-Smettila di mentirmi.

Lo guardai in quegli occhi azzurri e non risposi, me ne andai lo stesso, come se lui non mi avesse detto nulla.

Uscí e poco dopo la porta si riaprí.

-Stasera alle otto, passo a prenderti.










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