Capitolo 24

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Salutai le mie amiche e mi incamminai verso casa mia. Distava circa dieci minuti a piedi.

-Ehi dolcezza.

Quella voce mi gelò le gambe, nonostante fosse diversa. Non mi girai, rimasi ferma, sapevo con chi avevo a che fare, mi sarei voluta girare e abbracciarlo ma tutto questo era ormai impossibile. Mi ripresi e continuai a camminare.

-Dove credi di andare brutta puttana?

Una mano strinse il mio braccio e mi girò. Mi guardò negli occhi e con l'altro braccio prese il viso tra le mie mani.

-Baciami.

Sussurò.

Presi tutto il coraggio che avevo nel corpo e sputai, prendendolo dritto nell'occhio sinistro. Tolse la mano dal mio viso stringendo ancora di piú quella sul mio braccio e si pulí l'occhio. Lo guardai meglio, aveva un aspetto orribile, gli occhi scavati da delle profonde occhiaie ed era pallido, molto pallido.

-Che cazzo vuoi Mattia?

-Voglio te.

Disse con un sorriso malizioso. Con la mano libera strinse il mio fondoschiena e mi avvicinò a lui. Cercai di liberarmi, inutilmente. Gridai con tutte le mie forze fino a quando poggiò le sue labbra sulle mie, non lo feci entrare cosí lasciò libera la mia mano, tenendomi lo stesso stretta a lui con l'altra mi obbligò ad aprire la bocca. Si staccò da me e coprendomi la bocca con una mano mi fece camminare per qualche metro, poi aprí la sua macchina e mi ci buttò dentro, nei sedili posteriori. Chiuse le portiere e si mise alla guida della sua auto, cercai di aprire le portiere ma non c'era nulla da fare. Parcheggiò la macchina, guardai fuori, era casa sua. Strillai non appena fuori dalla macchina ma non ci volle molto a prendermi e portarmi dentro casa.

-Lasciami in pace, cazzo!

Gridai istericamente mentre piangevo.

Lui mi guardava e sorrideva.

-Mattia mi fai schifo!

-Mi fai impazzire quando fai cosí.

Si avvicinò a me e mi spinse contro il primo muro che trovò.

-Non puoi scapparmi, tesoro.

Sussurò sulle mie labbra.

Singhiozzai mentre le sue labbra percorrevano ogni centimetro del mio collo. Il segno che mi aveva lasciato Jamie non era ancora sparito del tutto.

-Oh, voglio proprio vedere cosa dirà il tuo ragazzo dopo quello che ti farò.

-Ti ucciderà.

Rise violentemente e poi alzò lo sguardo su di me. Mise una mano sul mio capo e l'altra sulla mia spalla, costringendomi a cadere sulle ginocchia. Si slaccio i jeans e li fece cadere, seguiti subito dopo dai suoi boxer neri. Prese in mano il suo membro e me lo posizionò davanti alla bocca. Girai la testa prima che lui potesse prendermi per i capelli e tenermela ferma.

-Ciuccia puttana.

Non lo feci entrare, mi tirò i capelli costringendomi istintivamente ad urlare, ebbe cosí l'occasione di sistemarsi nella mia bocca. Prese la mia testa e cominciò a muoverla su e giú, gemeva ad ogni movimento e qualche minuto dopo mi venne in bocca, si abbassò immediatemente su di me e mi tappò la bocca prima che io potessi sputare.

-Ingoia, puttana!

Dopo qualche resistenza feci come mi aveva detto, sorrise, si alzò i boxer, i jeans e poi andò a chiudere la porta a chiave. Si avvicinò e mi strappò la borsetta di mano, controllò e vide il cellulare, lo prese e poi se ne andò in camera sua. Mi rannichiai in un angolo, tramavo e singhiozzavo, urlai piu volte, avevo paura, avevo il terrore negli occhi.

Dovevo scappare da qualcuno che per diciottoanni, avevo considerato l'unica salvezza.

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