Poche ore dopo l'alba raggiungemmo l'entrata secondaria di cui aveva parlato Blitz. A guardia c'erano solo due guardie, totalmente immobili come fossero due statue e con una lancia a testa.
《Bene, è il momento di metterci i mantelli che abbiamo preso ai nostri nemici. Sono tutti incappucciati, a quel che ho visto, quindi nessuno ci riconoscerà》, disse l'uomo.
Ero abbastanza certo che non ci avrebbero riconosciuti comunque, o almeno non avrebbero riconosciuto me. Avevamo trovato un laghetto e specchiandomi avevo visto una versione bionda di Gesù.
Sembravo un barbone e non avevo nemmeno avuto il tempo di provare almeno a farmi la barba con la spada. O farlo fare agli altri, dato che minimo mi sarei tagliato il naso di netto.
Come gli altri mi misi il mantello e alzai il cappuccio. Sam mi osservò e disse: 《Sembri un frate》.
《Sì, ho bisogno di tagliarmi la barba, lo so》.
《Blitz, tu e Hearthstone non potete, che so, provare a capire qualcosa su come mettere le spille, mentre io do un aspetto umano a questo povero barbone che in qualche epoca passata era anche guardia reale?》, chiese Sam facendomi sbuffare.
Hearth ridacchiò in silenzio e portò con se Blitz, mentre Sam mi faceva sedere e abbassare il cappuccio.
《Ho visto dei barboni messi meglio di te. Da quanto non ti spunti i capelli?》.
《Da tanto》.
Sam iniziò a darmi una sistemata. Quando Blitz e Hearth tornarono indietro annunciando buone notizie si fermarono a fissarmi.
《Con i capelli corti sembri un assassino》, commentò il più basso dei due. Il compagno agitò le mani: per quello che avevo capito, ero irriconoscibile.
《Almeno ora sembra una persona umana. E poi se è ancora vivo dopo l'assalto al castello del re avrà fatto fuori un po' di gente》, disse Sam offesa per i commenti al suo lavoro. Dal canto mio non mi importava granché, mi bastava non sembrare Gesù tornato sulla terra di nuovo.
《Dunque, cos'avete scoperto?》, chiesi rimettendomi il cappuccio e tirandomi in piedi.
《Dobbiamo metterle sulla parte destra del petto, con la punta della spilla rivolta verso l'interno》.
Ci mettemmo tutti le spille come aveva detto. A quel punto potevamo entrare.
《Una volta che siamo dentro come facciamo? Se sono tutti come queste guardie anche solo sussurrare tra di noi attirerà l'attenzione》.
《Hai ragione. Io direi che una volta dentro dovremo dividerci. L'obiettivo è cercare il re e salvarlo. Il primo che lo trova deve cercare di portarlo fuori》.
《Come facciamo a comunicare tra noi se non possiamo parlare?》.
Hearthstone agitò le mani e Blitz tradusse: 《Non comunichiamo. Anche il linguaggio dei segni attirerebbe l'attenzione. In pratica, una volta dentro saremo soli e autonomi》.
Sia io che Sam annuimmo, poi guardammo le due guardie.
In silenzio avanzammo, io in testa alla fila, senza vedere molto più dell'entrata e dei due uomini ai lati.
I due si girarono all'unisono a guardarci. Il mio buon senso mi impose di proseguire senza rallentare.
Non fummo fermati. Potemmo entrare e percorremmo la galleria senza proferir parola. Non essendoci nessuno, vidi girandomi che Hearth e Blitz stavano comunicando con la lingua dei segni.
Alla fine giungemmo ad un ampio corridoio. Non c'era lì nessuno, se non un paio di guardie, una per angolo, dato che pur essendo lungo poi svoltava da entrambe le parti.
Ci dividemmo lì, io con Sam e Hearth con Blitz.
In me pregai chiunque ci fosse in cielo di poterli rivedere dopo.
Le guardie non fecero caso a noi. Fummo così liberi di entrare nel salone più grande che avessi mai visto.
Probabilmente si estendeva veramente sotto le montagne per chilometri. Sulle nostre teste, a decine di metri di altezza, c'erano delle volte che sorreggevano ogni cosa.
Impossibile da descrivere.
Guardai Sam e ci dividemmo anche noi due.
Procedetti a caso, ammirando tutto di quel posto e chiedendomi se c'erano anche gli alloggi per coloro che erano lì. Se si davano il cambio tutti quelli che mi giravano intorno erano almeno il doppio o il triplo.
Mi ripresi solo per ricordarmi che avevo anche una missione da portare al termine. Mi guardai in giro, cercando di non dare nell'occhio, e individuai le prigioni.
Poteva essere lì, anche se il mio sesto senso non molto funzionante mi diceva il contrario. Tanto valeva però dare un'occhiata.
Fu lì che li vidi.
Dei fogli da ricercati.
Li guardai di sfuggita per non dare nell'occhio, ma ero comunque sorpreso e abbastanza inquietato.
Avevo una taglia di mille monete d'oro sulla testa, mica male come somma.
Avevo notato anche Blitz e Hearth, ma la loro taglia era solo a due cifre.
Entrai nelle prigioni e scacciai via quei pensieri.
Quelle celle e in generale tutte le prigioni erano a dir poco enormi. A quello che potei vedere, erano pure su due piani.
Nessuno dei detenuti sembrava nelle condizioni di potermi anche solo vedere o capire che non ero una delle guardie. Questo mi agevolò nella ricerca, che non diede i suoi frutti.
Salii al piano superiore e cercai anche lì, ma non trovai nulla. Approfittando della porta d'uscita che c'era lì, uscii sul secondo piano.
Lì c'era solo un lungo corridoio deserto. Lo percorsi e girai alla prima svolta che trovai.
Beccai così una sala del trono. Era grande almeno cinque volte quella che c'era nel castello e il trono era qualcosa di monumentale. O meglio, i troni.
Ce n'erano due, entrambi monumentali, anche se quello a destra era più piccolo di quello centrale.
Feci retrofront e tornai nel corridoio.
Fu lì che la incontrai.
Alex, vestita da principe, mi stava fissando.
Si avvicino velocemente a me e capii che qualcosa non andava.
I suoi occhi erano neri come la notte.
Poi, con una delle sue mosse migliori, mi sbattè contro il muro e urlò una parola mai sentita prima.
Mi si spezzò il cuore.
Alex era diventata una di loro.
-
CREDEVATE NON AVREI AGGIORNATO, EH?
Beh, manco io. Ex cit.
Però sto cercando di salvare il salvabile a scuola (non sta funzionando) e quindi se scrivo i capitoli li scrivo direttamente nel weekend.
Pesoh ma mi sembra che come piano stia funzionando.
Spero il capitolo vi sia piaciuto
Goodbye~
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My Sire || Fierrochase
FanfictionIn un punto imprecisato della storia e della geografia c'era un regno che viveva nella pace e nella diversità: il suo re faceva il suo dovere, nonostante i suoi cambi da maschio a femmina, e la sua guardia lo aiutava dove era necessaria la forza. Er...