Capitolo 20

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《Magnus? Mi senti? Magnus?!》.

Sentii in lontananza quella voce e per un momento fui certo di essermelo pure immaginato. Nel dubbio chiesi debolmente: 《Mi chiama qualcuno?》.

《Sono io, Blitz!》.

Quelle tre parole mi diedero la forza necessaria a tirarmi in piedi, aiutandomi con le sbarre della cella per non cadere a terra visto il dolore che ancora stavo provando.

《Blitz! Dove sei? Dov'è Hearth?》.

《Ci hanno catturato. Sapevano che eravamo qui. Non siamo riusciti a fuggire, erano troppi》.

《È stata Sam a fare la soffiata. È una di loro》.

Quell'affermazione fece cadere il silenzio sulle prigioni. Dopo alcuni minuti Blitz disse: 《Hearth è stato prelevato un'oretta fa. Non è ancora tornato e ho paura di cosa potrebbero avergli fatto》. Sottinteso, dato che è un mago.

《Non vorrei essere pessimista ma non posso non esserlo, non dopo aver dato il via alle danze. Può essere che non gliene abbiano fatto tanto quanto ne hanno fatto a me, spero vivamente che sia capitato a me il peggio. E che capiterà ancora a me》.

《Magnus, ci stavano cercando da mesi e li abbiamo sabotati chissà quante volte. Non credo sarai tu quello che passerà l'inferno qua dentro》.

Probabilmente aveva ragione, ma io ero comunque un pericolo, loro solo un fastidio.

Due guardie mi passarono davanti e andarono verso le scale. Un momento dopo le vidi tornare indietro verso l'uscita dalle prigioni, trascinando con loro il mio amico. Ci scambiammo uno sguardo, ed ero certo che mentre il suo era basito il mio era dubbioso.

Se Loki si divertiva davvero ad assistere alle torture delle coppie non prevedevo niente di buono per entrambi.

Mi sedetti sul letto della cella, la schiena che anche ad un gesto così semplice si mise a protestare. Sempre se ce l'avevo ancora, considerando che per un colpo solo all'occhio non riuscivo più ad aprirlo.

Poco dopo vidi le stesse guardie di prima aprire la porta della mia cella.

Mi prelevarono con il mio sgomento. Non potevo credere che volevano torturarmi di nuovo, dopo così poco.

Fui portato in un'altra stanza, più piccola della prima. Venni legato a delle catene attaccate al muro in modo che dessi le spalle all'entrata; evidentemente per loro la mia schiena non era abbastanza messa male come la sentivo io stesso.

Girai la testa per vedere oltre la spalla - non ero sicuro di potermi girare totalmente, sebbene ne avessi la possibilità - e sperai di veder entrare da quella porta Loki, ma ovviamente non arrivò lui.

Alex entrò nella stanza, tra le mani diversi bastoni di ferro che terminavano con diverse forme che non riuscivo a vedere. Li mise tutti all'nterno di un braciere già acceso e si appoggiò contro il muro, aspettando.

《Alex...》, sussurrai provando a chiamarla.

Lei non rispose.

《Alex》.

《Chiudi la bocca o farò in modo io stessa che tu non ne abbia più l'occasione》.

Il carattere non era cambiato e avevo il sospetto che quello che aveva appena detto non fosse una semplice minaccia vuota.

Tacqui per un po', finché lei non tirò su dal braciere un ferro incandescente, che terminava con quella che sembrava una grande L deforme.

Mi si avvicinò e mi fece girare in modo che la guardassi, per poi spingermi contro il muro - non so dire se mi fece più male il cuore a quel gesto o la schiena - e premermi il ferro incandescente sul petto.

L'urlo che lanciai non la turbò minimamente. Quello non era un dolore acuto e poi più lieve come quello delle frustate, quello che sentii era un dolore acuto e continuo che mi tolse la capacità di respirare. Tutto di guadagnato, la stanza era piena dell'odore della carne bruciata, respirai quell'aria solo perché non si può stare senza.

Il ferro fu rimosso solo quando fu evidente che quel marchio sarebbe rimasto sulla mia pelle per sempre. Buttò per terra l'oggetto e passò un dito sui contorni della carne bruciata, che potevo ora vedere aver formato una L avvolta da un serpente.

《E con questo della tua vecchia vita non rimane nulla. Se non fossi destinato alla morte, ora saresti lo schiavo personale di mio padre》, disse lei con un ghigno.

《Felice di avere in programma un'esecuzione, allora. Devo però contraddirti, non mi rimane nulla, ho ancora l'amore verso la persona che amo... e che non è più in sé》.

《Libero di crederci. Io intanto continuo il mio gioco》, disse lei con un'alzata di spalle e tornando al braciere, per poi prendere uno dei bastoni incandescenti più appuntiti.

Sorrise, per poi togliermi la benda della ferita alla spalla e ficcarmi letteralmente il ferro nella ferita.

Sono certo che le banshee urlassero meno forte e che tutti i martiri se ne siano andati dalla terra sopportando meno dolore. Non chiedetemi di fare esempi, l'ho visto dagli afreschi delle chiese.

Lo tolse poco dopo e prese un altro ferro ricurvo, che appoggiò su diverse parti del corpo, e poi continuò con molti altri strumenti, beandosi delle mie urla e della mia sofferenza.

Se restava ancora qualcosa di Alex in quella persona, non era abbastanza.

Quando le guardie tornarono a prendermi le accolsi come una benedizione, anche se nel riportarmi in cella mi sbatterono sul pavimento con ben poca delicatezza. Almeno la schiena non aveva subito danni aggiuntivi.

La stanchezza prese il sopravvento in pochi minuti. Avevo anche fame, ma sapevo che nessuno mi avrebbe dato qualcosa.

Fui quindi felice di buttarmi tra le braccia di Morfeo, lontano da quel dolore che mi stava dilaniando.

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Non riesco a rendere bene la parte psicologica cheppalleeeeeeeee mi irrita quando non riesco nell'unica cosa che dovrebbe riuscirmi. Gn.
Vbb
Enjoy
E buona giornata dei genderfluid (Pride Month!) aka AUGURI ALEXXX
Beh, bye
-Aly

My Sire || FierrochaseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora