Capitolo 31

5.2K 251 233
                                    

Ero come se fossi più semi svenuta che addormentata.

Sentii il vento scostarmi sia i lembi dei vestiti che i capelli.

Azael mi teneva ancora in braccio, mentre cadevamo con sempre più maggior velocità. Ero quasi sicura che, qualche minuto prima, negli ultimi attimi in cui ero riuscita a tenere gli occhi aperti, fosse insorto un pozzo di pietra antico dal terreno, proprio di fronte a noi. Azael vi si era buttato, mentre ogni singola forza abbandonava il mio corpo, lasciandomi in una sorta di stato di dormiveglia.

Potei riaprire gli occhi, riacquistando le energie, quando finalmente Azael atterrò in piedi sopra a un finissimo pavimento di Carrara. Il tutto era sormontato da colonne ioniche color avorio, che sostenevano il soffitto nel quale era raffigurato un affresco della caduta degli angeli.

La cavità del pozzo era situata e terminava in mezzo al dipinto e lo adornava ancor di più, facendo vedere nettamente la separazione fra la luce divina e Lucifero.

Improvvisamente essere ancora in braccio ad Azael mi mise a disagio, così mi alzai di scatto.

Indietreggiai e mi voltai, sbattendo contro un demone gigantesco e calvo, che si trovava dietro di me. Mi sorrise in modo inquietante.

«Vuoi un po' di baci, piccola?»

Azael comparve al mio fianco, mettendo una mano sul mio ventre e l'altra sulla mia spalla, spostandomi dietro di sé. Con una sola occhiata fece scappare il demone gigantesco. Tuttavia, quasi immediatamente, gli occhi di Azael assunsero un color intenso, come se fosse presente una fiamma dietro a quell'affascinante dorato e lo alimentasse.

Il demone deplorevole prese fuoco all'istante.
Tuttavia le fiamme avevano un insolito colore violaceo, come se si trattasse di una sorta di ombre più che altro. Cadde a terra morto sul colpo.

«Perché lo hai fatto?» Lanciai un'occhiataccia ad Azael.

Fece spallucce. «Se lo meritava. Era a conoscenza della tua importanza in questo regno e del suo umile rango.»

«Non ne dubito» disse un'altra voce, ormai riconoscibile fra tante. Lucifero ghignava accerchiato da tutti i suoi cortigiani.

Una fra i tanti la conoscevo fin da piccola. Non potevo credere ai miei occhi.

Adele era a fianco del sovrano e ci guardava furibonda. Era chiaro che non le piaceva dove Azael stesse tenendo ancora le mani.

«Non ti preoccupare. Adele non era posseduta o altro. È sempre rimasta lei, una servitrice umana.»

Mi sforzai di non alzare gli occhi al cielo. Della mia vita, Adele era l'unica che poteva essere posseduta, senza che mi dispiacesse.

«Tuttavia, immagino che tu non sappia cosa significhi. Un servitore umano è un uomo o una donna corrotto che serve l'Inferno al fine di diventare un demone. Più il servizio svolto è di maggior importanza, maggior è il rango nobiliare che quel servitore otterrà.»

Ero nauseata. Pensavo che Adele avesse qualche problema, ma di certo non potevo intuire che fosse completamente pazza.

«Adesso lasciatemi solo con il cigno.»

Tutti i cortigiani quasi corsero fuori dalla stanza. Tutti eccetto uno, quello che per me era il mistero più celato di tutti.

«Anche tu, Azael. Se mai il cigno si scuserà, non è certamente questo il tempo. Adesso dobbiamo parlare urgentemente.»

«Ma non credete che si sentirà più a suo agio con la mia presenza?» rispose calmo Azael.

«Oppure otterremo l'effetto contrario e, perciò, è meglio non rischiare.» Lucifero parlò, come se io non fossi presente.

SWANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora