Guardai il ragazzo per diversi minuti.
Sentii crescere l'imbarazzo, mentre il silenzio persisteva.«Non mi hai ancora detto il tuo nome» disse tutto d'un tratto, rompendo il silenzio che si era venuto a creare.
«Non è necessario. Saprà già abbastanza presto come sono andate le cose. Non c'è bisogno di affrettare il tempo.» Mi soffermai per qualche attimo con lo sguardo sulla porta. Volevo fargli capire che mi stavo riferendo ad Adele.
«Non le dirò nulla. Speriamo che così mi lasci in pace e potrò dedicarmi esclusivamente a te.» Mi fece l'occhiolino.
«Oh, allora sei uno di quelli.» Mi misi seduta sul divanetto opposto a lui.
Guardai il paesaggio, che scorreva attorno al veloce treno. Sentii il ragazzo venire a sedersi vicino a me.
«Quelli chi?» sussurrò.
«Di quelli da "una nuova ogni notte e via". Cioè, so benissimo che Adele si merita questo e altro, ma immagino che tu nemmeno la conosca.» Voltai la testa e incrociai il suo sguardo. Si era avvicinato a me molto di più di quanto mi aspettassi.
«Per quanto io in realtà conosca bene Adele, temo di essere proprio così. Non mi piacciono le relazioni. Sono complicate e, il più delle volte, illudono.»
«Ovviamente per conoscere la persona giusta ed essere felici, si deve cercarla a lungo. Cioè, insomma, l'anima gemella non ti cade mica dal cielo.»
«E tu l'hai trovata?» chiese, inarcando un sopracciglio.
«No, però so che esiste, perlomeno per alcune persone. I miei genitori per esempio. Poi Parigi è la città dell'amore dopotutto.»
«Quindi credi ancora nelle favole?»
«Assolutamente no. Per me l'amore ha diversi aspetti. C'è quello sbagliato, quello superficiale, quello destinato a finire... perciò perché non anche quello vero?»
«Non lo so. È troppo pomposo e sopravvalutato per me.»
Sospirai, alzando le spalle. «A ognuno le sue credenze.»
«Arrabbiata, gattina?» chiese con un sorriso beffardo.
Roteai gli occhi. «Certo che non vuoi mai uscire dal personaggio. Che cos'è? Un soprannome da maschio alpha?»
«Maschio alpha sembra che io lo sia anche sopra la media. E tu, dal momento che non vuoi dirmi il tuo nome, ho bisogno di un modo per chiamarti... gattina mi pare appropriato.» Schiuse le labbra in un sorriso enigmatico.
«Non ha senso chiamarmi così» borbottai contrariata, inarcando un sopracciglio.
Presi il libro in cui Azael era rimasto assorto prima che lo interrompessi.
Mi spostai sul primo divanetto, dove era inizialmente lui. Provai a leggere il titolo, ma era in latino e io non avevo avuto modo di studiarlo, perciò non conoscevo nemmeno una parola.«Ex cineribus nos resurgemus» recitò lui con una pronuncia presumibilmente impeccabile «significa: dalle ceneri risorgeremo.»
Ovviamente si era accorto che ero completamente confusa, mentre cercavo di comprendere il titolo.
«Sapevo già come si dicesse. Comunque, ti ringrazio per avermi illuminata con la tua vasta cultura» dissi con ovvio sarcasmo e un pizzico di acidità, senza alzare gli occhi dal libro. Sembrava che volesse mettermi appositamente a disagio.
Mi accorsi che lo scritto era piuttosto antico: aveva vecchie rilegature e le pagine erano ingiallite con il tempo.
Non era presente il nome dell'autore, per cui poteva trattarsi di una vecchia copia sulla quale non era stato trascritto. Pareva un piccolo tesoro di antiquariato. Era scritto a mano, per cui poteva essere l'originale diario di qualcuno, oppure persisteva sempre l'ipotesi che fosse stata copiata da direttamente da qualcuno.«Se ti piace così tanto, te lo presto con piacere. Io l'ho già letto molte volte, quindi te lo cedo volentieri per qualche giorno.» Non c'era traccia di arroganza nel suo tono di voce e, quando alzai lo sguardo, vidi che era piuttosto serio.
«Accetto. Mi piacerebbe molto poterlo leggere.» Non me la sentivo di rifiutare. Per quanto fosse strano quel ragazzo e abbondantemente pieno di sé, forse eravamo partiti semplicemente con il piede sbagliato, magari avrei anche potuto trovarlo simpatico.
Si alzò e aprì la porta, facendomi cenno di raggiungerlo.
Uscii, stringendo al petto "dalle ceneri risorgeremo", continuando a guardarlo, per capire che intenzioni avesse.
Era altissimo. Mi superava di almeno venti centimetri.
Il mio metro e sessantacinque si sentiva quasi preso in giro.All'improvviso comparve Chanel e mi corse incontro, per poi abbracciarmi.
«Oh Abigail, siamo finalmente arrivate!» urlò entusiasta.
Mi chiesi come Azael potesse aver inteso che lei stesse arrivando.Un momento, Chanel mi aveva chiamata per nome...
Abigail. Mi voltai verso Azael, sperando che non avesse quel sorrisetto odioso sulla faccia. Aveva un'espressione di trionfo così grande che chiunque, anche fuori dal treno, avrebbe potuto farci caso.Mi rivolse un ghigno soddisfatto. «Be', Abigail, ci vediamo a lezione. Non scaldarti troppo nel tutù, quando mi vedrai.»
Mi fece l'occhiolino e sparì fra la folla di studenti che si era creata nel corridoio.
Rimasi a guardarlo, mentre se ne andava. Restò con quel suo irritante sorriso di superiorità, finché non svanì dalla mia vista.
Mi chiesi come sapesse che io fossi una ballerina, anche se pareva essere molto intuitivo. Magari lo aveva semplicemente dedotto dalle mie movenze, dal portamento o dalla mia statura. Praticando determinati tipi di sport, non era inusuale che si assumessero determinate caratteristiche dopotutto.
Chanel mi trascinò via. «Allora? Cos'è questa storia? Ti lascio tre secondi da sola e ti ritrovo con quello?! Be' complimenti.»
Alzò gli angoli della bocca all'insù e mi guardò con uno sguardo di intesa.
Non feci in tempo a rispondere che Sebastian ci raggiunse, appoggiandosi alla parete e prendendo parola: «Mi dispiace avvertirvi che non solo non siamo arrivati, ma c'è anche stato un guasto al motore. Dobbiamo aspettare due ore prima che venga riparato. Però possiamo fare una passeggiata nei dintorni nel frattempo.»
Era quasi contrariato dalla sua risposta. Non lo potevo di certo biasimare. Quel giorno faceva così caldo che a stento ci si ricordava di essere agli inizi della stagione invernale.
In ogni caso, avrei affrontato le temperature più estreme, piuttosto che avere anche solo la minima possibilità di incontrare Adele sul treno. Quella ragazza era una sorta di repellente per me.
Scesi con la mia amica e il nostro accompagnatore dal treno, tenendo stretto al petto il manoscritto di Azael.
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SWAN
Paranormal(Swan significa Cigno) ~Ogni follia porta alla distruzione~ TRAMA: La danza era la sua unica passione e il successo il suo unico desiderio. Una volta lasciato a Parigi il suo ex migliore amico, per il quale aveva sempre provato dei forti sentimenti...