Capitolo 37

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Quella scena mi fece provare rammarico. L'unico bacio veramente importante per me era stato quello di Raphael, nonostante non avessi mai avuto il tempo per riflettere e capire cosa io provassi veramente. Tuttavia, in cuor mio sapevo che Raphael non era l'unico a cui avrei concesso un bacio.

Posai lo sguardo su Azael, che si trovava ancora a qualche centimetro da me.

Ero decisamente contraddittoria. Pensavo alle sue labbra, ma allo stesso tempo sapevo che mi aveva portato nel luogo più pericoloso di tutti: l'Inferno.

Non comprendevo neppure cosa volessero farne di me.  Lui mi proteggeva solo per preservarmi per uno scopo, che mi avrebbe fatto sicuramente più male e che avrebbe giovato al suo re.

«Adesso che sembrate più in voi, vi ricordo di chi sia la reggenza qua» proclamò Lucifero con una pazienza apparente «andate nei vostri alloggi e non discutete mai più in pubblico, altrimenti non mi importerà più se fate parte o meno della mia cerchia. Sarete puniti severamente.»

Il suo sguardo confermava che la sua minaccia sarebbe stata mantenuta sicuramente.

Rhode e April se ne andarono, senza discutere e ringraziando il sovrano per la sua clemenza.  Anche se Rhode cercava di mantenersi arrabbiato, si poteva notare benissimo che in realtà l'aveva già perdonata di qualunque colpa fosse accusata. Infatti le occhiate che le lanciava, seppur rare, erano colme di affetto, nonostante provasse a mascherarle con una finta indifferenza.

D'altronde nessun uomo poteva resistere quando la sua amata gli faceva gli occhi dolci e lo teneva per mano.

«Non facevo i demoni degli esseri così flessibili nel perdonare.» Diedi voce ai miei pensieri, senza rendermene conto.

«Non l'ha perdonata. Non so se ci riuscirà mai. Noi non ci dimentichiamo mai dei torti subiti. Tuttavia la storia di Rhode è molto particolare. Difatti, se April avesse avuto delle giuste ragioni per scappare dall'Inferno con loro figlio, Rhode potrebbe riuscire a comprendere, ma non a dimenticare» spiegò Azael tranquillamente.

«Greyson è un bambino?» chiesi a bocca aperta.

«Certo, chi credevi che fosse? Un suo amante? Sei proprio stolta, ragazza. Lui non avrebbe mai tollerato un tradimento» disse Lucifero, cominciando a proseguire attraverso i tunnel.

Azael mi prese per un braccio e mi trascinò dietro al sovrano, intimandomi silenziosamente di non fare più domande.

Durante il percorso la temperatura si alzava sempre di più, mentre io ero estremamente affaticata.

Nelle gallerie sotterranee si sentivano echeggiare delle diverse e agghiaccianti urla, ma non capivo da dove provenissero. Ogni via era oscura e sembrava infinita, ma le grida parevano essere sotto di noi. Gli strilli delle anime dannate.

Azael e Lucifero, come c'era da aspettarselo, apparivano perfettamente a loro agio. Non volevo chiedere di fermarsi. In precedenza, ero già stata definita troppo debole e quindi non mi avrebbero dato ascolto.

Il caldo non mi rallentava solo nel movimento, ma anche nel respiro, per cui, oltre a essere sempre più lenta, facevo sospiri sempre più profondi. A un certo punto, dal momento che i tunnel e i pavimenti non erano del tutto livellati, inciampai persino su un sasso, andando a sbattere contro la schiena di Azael.

Lui si fermò di colpo e aspettò che Lucifero girasse un altro angolo del corridoio roccioso, scomparendo dalla nostra vista. Azael si voltò verso di me, guardandomi infastidito. «Cosa succede?»

«Ho bisogno di una pausa. Non sopporto il caldo e non respiro» affermai innervosita, come se lui dovesse capirmi o, semmai, come se lui avesse potuto prevedere che un angelo con i poteri celati potesse soffrire il caldo all'Inferno.

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