Capitolo 63

4.4K 201 192
                                    

Erano passate settimane dall'attacco e, come si era accordato, ero stata trasferita nel Regno dei Cieli. Era davvero un bel luogo, specialmente se si era un angelo, tuttavia una forte malinconia mi aveva attanagliata sin da subito.

Nonostante il Paradiso fosse decisamente un posto fautore di pace e tranquillità, non riuscivo a trovare il mio equilibrio. Ero sempre triste e di cattivo umore, ma sapevo la motivazione. Era innegabile. Lui mi mancava.

Mi avevano fatto indossare vestiti più candidi e "appropriati", facendomi togliere anche la maschera infernale che si erano preoccupati di restituire a Lucifero.

Finora non mi ero impegnata molto a relazionarmi con nuove persone e avevo evitato quelle che conoscevo. Esclusa Leslie, infatti, non avevo socializzato con nessun altro. Anche con Evie ero riuscita a rapportarmi parecchio e sembrava molto dolce e gentile, tuttavia la conoscevo da troppo poco per confidarle ogni dettaglio. Drew era passato a trovarmi e persino Nefonos aveva fatto in modo di incontrarmi e scusarsi per il suo comportamento.

Nefonos aveva dichiarato che, facendomi pungere da una rosa bianca, si era preoccupata di avere una precauzione, nel caso io fossi stata sedotta dal male, anche se si sapeva che per un cigno era impossibile cadere in tentazione. Mi spiegò che la rosa bianca non avrebbe avuto effetti su di me, dal momento che il suo ciclo era terminato e io ero un angelo, per cui immune. Affermò anche di non aver idea che io fossi stata punta dalla rosa nera. Diceva che non avrebbe mai voluto mettermi di fronte a una scelta così difficile: sposarmi o morire.
Non si era fidata nonostante la sua natura di angelo e per questo se ne pentiva amaramente.

Mi era stato comunicato da Gabriel che sarei stata io a scegliere come potesse farsi perdonare, in fondo aveva messo a rischio la mia di vita. Tuttavia, avevo deciso che nulla si sarebbe risolto se avessimo continuato a sospettare l'una dell'altra, per cui era giusto che la faccenda si concludesse senza conseguenze.

Avevo evitato anche di conoscere Uriel, mio padre biologico del quale per anni avevo ignorato l'esistenza. Sarebbe stato più semplice per me affrontare questa difficoltà, se solo i miei genitori umani fossero stati trovati; invece di loro non si aveva alcuna notizia.

Il mio isolamento era stato favorito dalla parte di anima demoniaca, donatami da Azael durante il suo addio. Questo non mi permetteva di salire negli alloggi e negli edifici più in alto del Paradiso e mi vincolava a rimanere il più vicino possibile alla Terra.

Questo reame angelico si componeva di nove cieli, ognuno contenente un gruppo di angeli, divisi per potere e rango in ordine decrescente.

Sia Raphael che Uriel erano due arcangeli, per cui le loro abitazioni erano nei luoghi più elevati. Più si andava in alto, maggiormente si presentava una materia astrale, che si distanziava sempre più dalla materialità della Terra.

In questo regno ultraterreno tutto era di un candido bianco e si posava letteralmente su soffici nuvole.

L'entrata del Paradiso era provvista di un cancello d'oro intriso di fuoco celeste, che limitava la zona a occhi indiscreti.

Gli alloggi degli angeli erano di un luminoso bianco e quelli più semplici avevano struttura ovoidale, come quello che era stato assegnato a me.

Avevo un'abitazione tutta per me, che mi consentiva di avere quella riservatezza di cui avevo bisogno. Era molto modesta, eppure aveva splendide finestre, che permettevano una splendida vista sul mondo. Potevo vedere tutte le città e i paesaggi naturali che il nostro mondo offriva.

Dei colpi alla porta mi ridestarono dalle   preoccupazioni più profonde. Scossi lievemente il capo e andai ad aprire.

La biondissima Evie mi stava aspettando. «Ti disturbo?»

SWANDove le storie prendono vita. Scoprilo ora