Capitolo 80

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I riflettori sul palcoscenico mi irradiarono di luce. Il teatro di Parigi non era mai stato così colmo di persone. Ogni spettatore sedeva nella platea, provvista di sedie imbottite di tessuto rosso e ornate da fantasie dorate.

Lo spazio in cui mi trovavo era veramente grande e mi permetteva di vedere persino coloro che stavano soggiornavano nei palchetti più alti, i loggioni. C'era anche una armoniosa orchestra poco più avanti rispetto al palco. Era ubicata nel luogo apposito, chiamato "il golfo mistico".

La luce suffusa creava la giusta atmosfera per la mia esibizione. Io, Abigail Camille Moore, ricoprivo il ruolo centrale di prima ballerina dello spettacolo.

L'opera era una riproposizione del "lago dei cigni" di Tchaikovsky, dunque io danzavo e interpretavo Odette, il cigno bianco, ma anche la sua identica nemesi, Odile, il cigno nero. Destreggiarmi in due ruoli così importanti poteva essere difficoltoso, se non fosse stato per il mio allenamento costante, la mia natura e l'appoggio del mio promesso.

Prima di stabilirci definitivamente nella corte del Dudael, Azael aveva trovato giusto che io coronassi il mio sogno da umana: diventare una ballerina professionista. Aveva voluto che dedicassi questi mesi esclusivamente al mio debutto.

Avevo danzato nei teatri migliori di tutto il mondo, riscuotendo un successo davvero notevole. Nonostante l'influenza che il mio principe potesse avere nel mondo umano, non avevamo mai fatto ricorso a essa. Il merito era esclusivamente mio e della mia natura di cigno.

La danza era stata da sempre la mia essenza e aveva fatto in modo che rimanessi fedele a me stessa anche nei momenti più oscuri.

Non ero apprezzata solamente dagli umani, anche coloro che appartenevano ai regni ultraterreni rimanevano estasiati dai miei movimenti più aggraziati. L'arte era la massima espressione della bellezza e, dunque, era celebrata dal più alto cielo del Paradiso fino al più profondo e ignoto angolo dell'Inferno.

Il mio sogno era stato raggiunto e, dal momento che avevo dei doveri in qualità di principessa del Dudael, lo avevo concluso davvero grandiosamente.

Tuttavia, visto che Azael non voleva che rinunciassi ad alcuna parte di me, aveva comprato il teatro più illustre di Parigi, quello dove io e Chanel ci esercitavamo, per poi donarmelo. Era uno spazio di cultura e armonia, che spesso fungeva da luogo di incontro delle diverse sfere ultraterrene e umane. Sarei riuscita a gestirlo anche a distanza, grazie a un aiuto esterno. Avevo amici sia nelle schiere degli angeli che in quelle dei demoni. Come miei sostenitori più vicini a livello di insegnamento delle arti e della danza classica, avevo nominato Drew e Chanel, che avevano dato prova di grande maestria.

Lo spettacolo stava giungendo al termine e interpretai l'ultimo atto: la morte del cigno.

Ero vestita con il mio tutù bianco e ricami argentati. La mia testa era avvolta da due lunghe e larghe piume, che partivano dal mio chignon e si congiungevano sul davanti in un diadema scintillante. Facendo delicati passi, rimanendo sulle punte, intrecciai agevolmente le braccia verso l'alto e le abbassai gradualmente. Ripetei questo gesto più volte, imitando un movimento armonioso e delicato, come se avessi delle ali. Dopodiché iniziai con una sequenza legata a profondi inchini e con un'espressione fortemente malinconica e triste. In fondo la morte non era un lieto evento.

Gli inchini con le braccia sempre intrecciate verso l'alto e fatte cadere a ripetizioni si fecero sempre più profondi, finché non terminarono in un'unica e profonda riverenza vero il basso. Inarcai le mie gambe in una spaccata, mentre le braccia vennero inclinate all'indietro, concludendo così la celebre storia.

L'orchestra ultimò la sua sinfonia, mentre il pubblico esplose in uno scrosciante applauso.

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