Capitolo 47

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Il palazzo di Azael sembrava essere immenso. Guardandolo da fuori, le mura e i tetti erano di una tonalità color sabbia, sul dorato e si intonavano perfettamente con l'ambientazione esterna costituita dal deserto.

La tempesta di sabbia era sempre in corso, ma i granelli si disperdevano prima di giungere alla mia figura e a quella di Astaroth.

Avvicinandomi con il cavaliere all'edificio, vidi che quest'ultimo si presentava su più piani ed era provvisto di diverse torri, che fungevano da pilastri. Non avevo mai visto nulla di simile.

Ovviamente, avevo avuto modo di vedere la corte reale in minima parte, entrando nella sala dei cavalieri. Ma non avevo potuto studiarne l'intera struttura, visto che ero priva di sensi. Jasmine, quando ero ancora alla Dark Crystal, mi aveva descritto quanto fosse lussuoso il palazzo del re, ma in qualche modo era stato quello di Azael ad avermi lasciato maggiormente a bocca aperta.

Astaroth mi scortò nei miei nuovi alloggi di quella provvisoria abitazione, facendosi largo fra gli innumerevoli corridoi, illuminati a malapena da fiaccole.

Quando la porta della mia camera venne aperta, rimasi sorpresa nello scoprire che si trattava della stessa stanza dove Azael mi aveva portata la notte degli inni, quando mi aveva rapita. Tuttavia, era molto meglio dell'ultima volta, era stata arredata persino con dei mobili come alcune librerie ed enormi armadi.

Entrai, a seguito di Astaroth e, guardandomi attorno, notai come anche il letto fosse stato scambiato con uno matrimoniale e più grande, ma il colore delle coperte era rimasto dello stesso invariato rosso. Abbassando lo sguardo sul pavimento colore sabbia, incontrai un magnifico tappeto rosso con delle fantasie dorate e i contorni bianchi.

Quando Astaroth si discostò da davanti a me, permettendomi di studiare al meglio i particolari del luogo, notai come, al centro della stanza, ci fosse un manichino con un nuovo tutù nero.

Rimasi interdetta, arricciando il naso. Il mio tutù lo avevo già.

«Prima regola: mai essere così concentrati sulle proprie emozioni. Lucifero e l'altro arcangelo capirebbero quel che stai pensando. Per costituire una difesa, anche solo momentanea, devi esercitarti a costruire delle difese attorno alla tua mente, in modo che nessuno sappia i tuoi pensieri. Non dovrai occupartene a lungo, solo qualche allenamento e per tutta la tua esistenza sarai a posto» dichiarò Astaroth, interrompendo i miei pensieri.

«E come posso fare?»

«Attraverso la meditazione, quando raggiungerai la calma più assoluta, devi immaginare di costruire delle mura inespugnabili intorno a te stessa. Così sarai al sicuro» spiegò con tranquillità.

«Con tutti gli eventi accaduti, sarà un vero miracolo se riuscirò a raggiungere "la calma più assoluta"» borbottai.

«È solo questione di volontà e esercizio, anche se si tratta di un incantesimo piuttosto semplice.» Il gemello dagli occhi diversi fece spallucce, ignorando il mio evidente mal umore con poco.

«Vedrò cosa riesco a fare. Comunque perché c'è quel tutù nella mia stanza?» chiesi, una volta che la mia curiosità fu ricomparsa.

«Non puoi danzare con qualcosa di bianco addosso, soprattutto pubblicamente. Il bianco è un colore che il re disprezza e può concedere solo per usi domestici, fra i quali fare le pulizie e dormire, ma non in altri ambiti. Lo concede solo in casi davvero rari, come il suo santuario dalle colonne d'avorio.»

Era strano che Lucifero disprezzasse tale colore, dal momento che i suoi occhi presentavano una tonalità perlacea. In fondo si diceva che il bianco fosse anche il colore della bontà e della purezza, per cui era forse per questo che non si riscontrava con gusti del re dell'Inferno.

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