Sbucai in un giardino grandissimo.
Gli alberi sembravano enormi e formavano un viale, ripiegandosi con i fusti verso l'interno. Erano così inclinati e vicini fra loro che oscuravano il cielo, formando una sorta di tetto verde.
Camminai per quelle che potevano essere ore, senza vedere nient'altro che foglie.
Gli arbusti erano tutti posizionati in due file parallele, si trovavano gli uni di fronte agli altri, avevano i rami inclinati e intersecati con quelli opposti.
Quando finalmente il viale finì, arrivai in una radura, anch'essa verdissima.
Alzai lo sguardo verso il cielo e notai che era grigio e sembrava che stesse per scoppiare un temporale.
Non avevo mai visto nuvole così grosse e scure come quelle.
Improvvisamente ebbi la sensazione di essere seguita da qualcuno.
Presa dalla paura, corsi nella pianura, però i miei movimenti erano lenti e le mie gambe intorpidite.
Sembrava che pesassi tonnellate in più.
Inaspettatamente, comparve un gigantesco serpente, lungo almeno cinque metri. Aveva squame, formate da piccoli diamanti e rubini, distribuite in sequenza su tutto il corpo dell'animale.
Provai a urlare, però dalla mia gola non uscì alcun suono. Era come se non avessi più il controllo sul mio corpo.
Dopo aver trascorso spaventosi minuti, riacquistai il controllo delle gambe, allontanandomi da quel pericoloso rettile.
Purtroppo iniziò perfino a piovere, ma non era acqua quella che cadeva dal cielo, erano fogli di carta accartocciati.
Ne raccolsi uno e lo dispiegai, sopra di esso era disegnato un simbolo che non conoscevo.
Aveva una forma romboidale inclinata e con dei prolungamenti, che terminavano con dei cerchi.
Subito dopo aver guardato l'immagine, però, cominciai a sprofondare a poco a poco nel terreno.
Se prima ero spaventata, dopo quel nuovo avvenimento ero terrorizzata e disperata.
Quando emisi un urlo, stavolta, si sentii chiaramente e poi non avvertii più nulla.Mi svegliai di colpo.
Avevo il respiro affannoso e le lenzuola intrecciate ai piedi e la fronte imperlata di sudore.Accesi la luce della lampada del comodino per confortarmi un po'. Mi ero appena calmata ed ecco che erano comparsi gli incubi.
Tipico di me...
Se non mi fossi complicata la vita, non ne sarei stata contenta.
Erano le tre di notte e non avevo categoricamente voglia di dormire, non dopo quello strano sogno almeno.Mi alzai e andai ad affacciarmi alla finestra aperta, da dove stavano svolazzando le tende.
Parigi era stupenda di notte, tutta illuminata e immensa. Il mio quartiere non era di certo dei migliori, però era tranquillo e i vicini erano molto cordiali. Si stava bene.
Un leggero venticello mosse la delicata seta scura della mia camicia da notte, dandomi un senso di freschezza, tranquillizzandomi.
Un camioncino rosso era parcheggiato in strada. Lo notai solamente per il suo sgargiante colore, che spiccava nell'ombra.Il cielo era sereno e, nonostante fossimo in città, le stelle non si vedevano poi così male.
Mi concentrai per identificare quali fossero i pianeti, le stelle e i satelliti, dopodiché iniziai a individuare le varie costellazioni. Ne conoscevo ben poche, perciò finii in fretta.
Quando decisi di rientrare e sdraiarmi sul letto, sentii uno strano rumore. Mossi una mano per infilarla sotto il cuscino.
Rimasi a bocca aperta. Ero completamente e nuovamente scioccata, sconvolta e turbata. Era uno dei fogli del mio sogno, quello con il simbolo.
Bussarono sulla porta a vetri del mio balcone, facendomi trasalire. Chi poteva essere a quest'ora?
In ogni caso, dovevo prima sbarazzarmi dell'incubo. Senza pensarci due volte, accartocciai il foglio, correndo in punta di piedi nel salotto. Feci in mille pezzettini la carta e la buttai nel cestino più lontano dalla mia stanza. Non volevo rivederlo mai più.
Mentre stavo ritornando verso la mia camera, vidi la luce ancora accesa in quella dei miei genitori. Non stetti lì ad ascoltare. Mi avevano già beccata una volta a origliare, inutile dire che non era finita bene. Oltre a una ramanzina lunghissima, mi misero in punizione per due settimane.
Chiusi la porta alle mie spalle. Miracolosamente nessuno mi aveva sentito.
Chiunque avesse bussato prima, era rimasto in attesa davanti alla porta a vetri. Provai a sbirciare attraverso la finestra vicina e ancora aperta, appiattendomi contro il muro.
Si vedeva soltanto un'ombra tenue e indistinta. Ebbi paura, ma il lato razionale prese il sopravvento. Dopotutto, se quella persona voleva farmi qualcosa di male, lo avrebbe già fatto. Sarebbe potuto benissimo entrare da dove lo stavo guardando io. Avevo difatti lasciato le ante spalancate.
Aprii di poco la porta, girando la chiave. Con mio profondo stupore era Raphael.
Indossava una maglia nera con uno scollo a V, che faceva intravedere parte dei pettorali, accompagnata con dei jeans.
«Sono venuto a vedere come stessi. Volevo anche darti spiegazione su quel che hai visto oggi.»
La situazione non pareva premettere nulla di buono.
«Recentemente ci sono state molte aggressioni di questo tipo. Si tratta di una gang molto ricercata dalla polizia. Non potevamo intervenire» sospirò sonoramente, per poi continuare «si fanno chiamare i "vendicatori". Svolgono affari loschi in tutta Parigi e chi si oppone a loro non finisce mai bene. Persino la polizia ormai fa quasi finta di nulla.»
«Be'... potrebbe essere vero.» La sua versione era decisamente plausibile.
«Felice di aver chiarito insomma. Buona notte!» tagliai corto io. Seppur fossi spaventata, non volevo avere a che fare con lui più del necessario.
«Abby, aspetta!» Mi fermò, prendendomi il braccio. «Il fatto è che la polizia non farà proprio nulla e loro ti staranno sicuramente cercando. Hai urlato, ti hanno vista. A causa tua la vittima è riuscita a fuggire. Non te lo perdoneranno facilmente.»
Dunque, il ragazzo era riuscito a fuggire e io avevo visto male.
Possibile che fossi troppo lontana per effettivamente essermi sbagliata? In fondo c'era anche parecchia nebbia, per cui era plausibile come ipotesi.«E perciò cosa dovrei fare?» Mi morsi il labbro inferiore, aspettandomi il peggio.
«Non sanno chi tu sia. Li ho distratti, mentre ti inseguivano. Non hanno nulla per risalire a te o a me, ma in ogni caso non mi fido. Hanno troppi informatori sparsi per tutta la città e oltre.» Si passò una mano fra i capelli biondissimi e mi guardò, per un istante di troppo, le labbra.
«Quindi?» chiesi quasi impaziente, incrociando le braccia al petto.
«Se quello è il tuo letto, c'è posto per due» rispose, facendo un cenno con il mento verso la mia stanza, lasciandomi a bocca aperta.
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SWAN
Paranormal(Swan significa Cigno) ~Ogni follia porta alla distruzione~ TRAMA: La danza era la sua unica passione e il successo il suo unico desiderio. Una volta lasciato a Parigi il suo ex migliore amico, per il quale aveva sempre provato dei forti sentimenti...