Capitolo 57

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Cercai di ignorare Azael per tutto il tragitto. Mi venne straordinariamente spontaneo, visto che ero ancora turbata dalla sua ultima confessione: per aver modo di salvare la mia vita, mi sarei dovuta sposare con un angelo.

Strinsi le braccia attorno al corpo, sconfortata. Avevo sempre creduto che il mio matrimonio si sarebbe svolto con un uomo di cui mi sarei perdutamente innamorata e con il quale magari avrei avuto anche delle complicazioni, ma che si sarebbero risolte.

L'amore non era una fiaba in cui tutto andava sempre per il meglio, ma si trattava di una pura emozione in cui due persone provavano forti sentimenti l'uno per l'altra.

Stavo camminando già da un bel po' nel deserto, davanti ad Azael e a qualcuno dei suoi cortigiani più illustri. In fondo doveva partecipare solo l'alta élite dei regni.

Probabilmente non era molto consono che io non seguissi il principe del Dudael, come tutti gli altri, ma Azael non aveva detto nulla, poiché evidentemente era a conoscenza del mio stato d'animo. In ogni caso non eravamo così distanti, ma era come se io sentissi che ci fosse un abisso ormai fra noi.

I tacchi non mi permettevano di andare molto veloce, tuttavia le mie nuove abilità di combattimento e il mantenimento delle mie abitudini di ballerina di danza classica mi avevano permesso di acquisire un maggior equilibrio e sicurezza che non avevo mai posseduto prima.

La tempesta di sabbia era sempre in corso, ma pareva che i granelli evitassero la mia intera sagoma in modo da permetterle di passare. La medesima situazione avveniva con tutti gli altri individui dietro di me.

Improvvisamente un'ombra scura si fece largo in quel paesaggio così desolato e pieno di brutti ricordi e pessime esperienze. Dapprima fu una macchia indistinta in lontananza, poi, avvicinandosi, assunse le sembianze di un cavallo di colore scuro e del suo cavaliere, un principe infernale che conoscevo bene.

Astaroth mi guardava da almeno tre metri sopra di me. Il fatto che fosse altissimo non aiutava affatto, dal momento che ero costretta a tenere la testa costantemente verso l'alto. Scese dal suo destriero, per poi prendere il mio viso fra le mani.

I suoi occhi erano magnetici, il mosaico di verde e blu a scaglie suscitava un senso di inquietudine.

Mi dimenticavo sempre che, sebbene si dimostrassero cordiali con me, le persone che mi circondavano rimanevano eternamente dei pericolosissimi demoni.

«Pronta a uscire da questo posto?» il suo fu poco più di un sussurro.

Mi limitai solamente ad annuire, notando poi il luccichio sempre più intenso del suo sguardo. Immediatamente tutto divenne buio e mi sentii cadere, ma prima di raggiungere il suolo, avvertii un profumo molto familiare di pini e di aria infuocata.

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Risvegliarmi fra le braccia di Azael fu una sorpresa inaspettata. Rimasi ulteriormente sbalordita quando mi accorsi di trovarmi con lui sopra al suo stallone dal manto nero.

Il paesaggio desertico del Dudael era svanito e al suo posto c'era un bosco fitto di alberi di cui mi ricordavo estremamente bene. Eravamo nella foresta nelle vicinanze della Golden Crystal.

«Non mi sono piaciuti i miei modi, Abigail, ma il re infero non vuole che tu sappia troppo sul come uscire dal suo regno. In fondo ci sei reclusa, non ci stai soggiornando come un'ospite ben voluta» disse Astaroth alle nostre spalle.

Così come tutti i demoni che ci circondavano, anche Astaroth era sul suo destriero. I cortigiani erano molti di più adesso, quindi probabilmente era perché si erano aggiunti anche quelli della corte di Astaroth.

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