Capitolo 50

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Ero pietrificata. Non avevo idea di come agire o di cosa dire.

Azael mi aveva appena chiesto di prendere posto, dove in realtà non sarei dovuta stare. Era chiaramente un trucco oppure uno stratagemma, o perfino una sorta di vendetta contro Adele, occupata in tutt'altra attività con un ragazzo al piano superiore.

«Guarda un po', sono riuscito nell'impossibile: ho fatto tacere un angioletto.»

I suoi soldati iniziarono a ridacchiare sottovoce.

Mi morsi il labbro, mentre ero costretta a sopportare il tutto. Era ritornato lo stesso Azael di sempre e questo mi infastidiva parecchio. Odiavo il fatto che mi trattava in quel modo e lui lo sapeva benissimo.

Prima si comportava in un modo, poi in un altro. Come sempre i suoi cambiamenti d'umore riuscivano a mettermi il mal di testa.

«Credo che invece mi siederò da tutta altra parte. Non vorrei che, per caso, chi non mi conoscesse, mi scambiasse per la tua ragazza di cattivo gusto.» Sfoderai uno dei miei miglior sorrisi, camminando verso una sedia vuota. Ero più che decisa a non dargli tante soddisfazioni.

«Dubito seriamente che tu lo possa fare, anche perché così facendo, non potrò dirti come abbiamo trovato tua sorella e nemmeno dove e in quali condizioni si trovi.» Mi provocò con tono suadente, alzando un angolo della bocca e incrociando le braccia al petto.

Il mio cuore mancò un battito, facendomi poi sgranare gli occhi.

Leslie. La mia Leslie era stata trovata.

«Stai mentendo.» Alzai lo sguardo verso di lui, decidendo ancora di rimanere in piedi.

«E perché dovrei farlo?» Inarcò un sopracciglio con fare curioso.

«Perché sei un demone completamente irrazionale e che, come predilezione, desidera la sofferenza altrui?» chiesi sarcastica, incrociando le braccia al petto.

Non mi piaceva che usasse mia sorella per ricattarmi.

«Purtroppo per te, gattina, le mie predilezioni sono di tutt'altro scopo. Posso mostrartene un paio nella tua stanza, dopo.» Azael ghignò, mentre la stanza esplose in una rude risata di perversione e un susseguirsi di occhiate lussuriose.

Il suo sguardo era fisso sul mio e in quel momento una sfumatura dorata brillò nei suoi occhi. Fece il suo solito ghigno tentatore nella mia direzione.

Mi morsi il labbro inferiore. Anche come demone crudele, rimaneva sempre straordinariamente bellissimo.

Fu in quel momento che compresi: "ti mostrerò che cosa voglia dire avere a che fare con un principe dell'Inferno".

Era ritornato l'arrogante di sempre ed era giusto così in fondo. Doveva dimostrarsi forte, soprattutto davanti alla corte e non poteva di certo mostrarsi clemente con un angelo in transizione come me.

Mi diressi verso il posto di Adele con aria sconfitta, ancora poco convinta sul volermi sedere. «Pare che io sia l'unica scandalizzata dall'impertinenza di un essere esistente da secoli. Non immagino neppure come tu fossi nei tuoi anni di giovinezza.»

Ero contrariata e non intenzionata a lasciargli tutta quella soddisfazione.

«Te ne saresti sicuramente innamorata. Era bello, forte e pieno di aspettative. Persino quando cadde a seguito di Lucifero, sapeva di dover guadagnare con la forza e l'astuzia il posto che gli spettava. Le figlie di Eva cadevano tutti ai suoi piedi e tremavano di lussuria al suo solo sguardo.» La voce di Astaroth si introdusse nel discorso. Il mio accompagnatore aveva preso posto nella tavola e stava sorridendo con una scintilla di furbizia negli occhi.

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