Capitolo 24

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Il preside non avrebbe alzato un dito, come d'altronde facevano tutti i presidi quando c'erano dei veri problemi. Diceva che, finché non ci fossero state delle prove schiaccianti, aveva le mani legate. Dal momento che io ero stata una testimone diretta, avrebbe fatto indagare dei detective per risolvere il caso.
Eppure sembrava che non avesse poi così tutta questa fretta.

In compenso, come altra "prevenzione", mi affidò anche a una sentinella "personale", Raphael.

Il ragazzo era molto più arrabbiato di chiunque altro. Non solo con Azael, ma anche con me. Non capiva il mio silenzio quando avevo saputo del piano di Adele e di Azael. Non lo comprendevo neppure io il perché.

In ogni caso Raphael aveva deciso, siccome il preside non aveva preso altre decisioni riguardanti la mia protezione, di insegnare a difendermi. La palestra era sembrato essere il luogo più indicato.

Grondante di sudore, bloccai un altro colpo di Raphael.
Ero consapevole del fatto che non si stesse neanche impegnando.

Ero stremata. Facevo danza, equitazione e autodifesa tutte assieme ogni giorno da una settimana. Ero decisamente al limite di sopportazione.

In quel momento caddi per terra.
Mi ero distratta e Raphael ne aveva approfittato. Odiavo perdere, soprattutto contro di lui.
Mi guardava con quell'aria preoccupata, come se già sapesse che contro Azael sarei stata spacciata.
Il che era vero, ma c'era anche da dire che Azael pareva combattere da secoli.

Mi stesi su un materassino blu, che avevo messo all'inizio dell'ora. Chiusi gli occhi.

«Stanca?» Sentii scricchiolare il materassino, mentre il peso di Raphael, che si sdraiava, lo schiacciava.

Annuii, per poi guardarlo aprendo gli occhi e girandomi su un fianco. Era bellissimo, le ciocche bionde gli adornavano il viso, mentre neanche una goccia di sudore gli imperlava la fronte.

Durante i combattimenti si risparmiava sempre con me.
Comunque non ero poi così male, considerando che fossi solo agli inizi.

«Credi davvero che Azael dicesse sul serio? Magari voleva solo dare ragione a Adele, per farla stare zitta...»

Ogni giorno che passava ero sempre più preoccupata per la situazione.

«Su una cosa così? Non direi proprio. E, anche se fosse, avrebbe dovuto parlarne anche lui con Golem» mi rispose, sospirando.

«Tu non capisci, Abigail. Ci sei andata così vicina alla morte che chiunque fosse coinvolto va punito severamente. Non ci si può solo passare sopra. Quindi, anche se Azael non fosse stato complice del piano di Adele, è comunque colpevole, dal momento che ha taciuto.»

Aveva ragione e lo sapevo.
Non riuscivo solo a capacitarmi del perché volessero la mia morte. Neanche per mano di Adele riuscivo a comprenderlo.
Andava bene che mi odiasse, ma tentare di uccidermi era fin troppo anche per lei.

«Comunque non te ne devi più preoccupare. Il preside non potrà anche accusarli in assenza di prove, ma li sta facendo tenere entrambi sotto osservazione.» Si stiracchiò, allungando la schiena e rivelando la visione paradisiaca dei suoi addominali sotto la maglietta.

«Adesso dobbiamo andare a trovare una persona molto preoccupata per te, se non sei troppo stanca.»

«Preoccupata per me? Che intendi? Si è forse saputo dell'incidente?!»

«Lo vedrai. Non è comunque un fatto di cui preoccuparsi.» Mi prese per mano, tirandomi su, verso di sé.

Dopo venti minuti, ero pulita e con la divisa addosso. Andai da Raphael, che mi stava aspettando davanti all'uscita degli spogliatoi.

Raphael mi condusse verso una nuova ala dell'istituto che non avevo mai visto.

La scuola era più grande di quel che pensassi.
In quella nuova parte dell'istituto era tutto così candido e bianco. Le pareti, le sedie e perfino i pavimenti erano bianchi con rifiniture argentate.

I ragazzi, che passavano accanto a noi, salutavano tutti Raphael e mi rivolgevano un grande sorriso.
Era così strano. In fondo, però, Raphael era molto popolare. Doveva essere per questo.

Assicurandosi che nessuno ci stesse guardando, andammo verso una porta di metallo. Non era solo chiusa a chiave, era proprio bloccata con delle assi metalliche.

Raphael la aprì in due secondi, utilizzando una forza che non credevo avesse.

Dopo aver percorso un corridoio lunghissimo, che si trovava dietro la porta, c'era una profonda scala a chiocciola, che non sembrava finire mai. L'atmosfera sarebbe stata decisamente più inquietante, se tutto il percorso non fosse stato illuminato da fiaccole antiche attaccate ai muri.
Però non c'era alcuna finestra.

Per finire, ci lasciammo cadere in una botola di legno, che era posizionata appena la scala giungeva al suo termine.
Atterrammo con un tonfo.

Leslie urlò, facendo volare il piatto che aveva in mano. Per fortuna, Hunter fu più veloce di lei e riuscì a riprenderlo in tempo. «E menomale che ti avevo detto che venivano ospiti, Less!»

«Abigail!» urlò quasi Leslie, ignorando bellamente il suo "coinquilino".

«Ma cosa ci fai qua sotto? Sei qui dall'ultima volta che ci siamo viste? È ormai più di una settimana» domandai io, mentre mi abbracciava.

«E poi cosa ci fa anche lui qui?» continuai a interrogarla.

Leslie si mise a ridere.
«Ma quante domande...um, vediamo, sono qua perché mi sto nascondendo dal preside e Hunter rimane con me a farmi compagnia, dal momento che non ha una vita sociale.»

«Dunque mi stai prendendo in giro Less... lo sai che mi vendicherò per questo, vero?» Hunter fece un ghigno.

«Perché ti nascondi dal preside? Non avevi detto di essere stata invitata qui anche tu?»

«Si è trattato di uno scherzo di Adele.» Mia sorella sospirò, gli occhi le divennero lucidi.

«Mi dispiace di averci creduto, sono stata così stupida. Dovevo aspettarmelo. Il problema è che adesso non posso tornare a casa. I nostri genitori non ci sono e io non posso più iscrivermi a un'altra scuola.»

«Leslie non è colpa tua. Sono certa che il preside capirà, se glielo spieghiamo con calma. Come mai i nostri genitori non sono a casa?»

«Ci stiamo già provando, ma è un osso duro sulle questioni burocratiche. Non vuole ammetterla così tardi, insomma, siamo già ad ottobre. Però Drew se la sta cavando e sa già che si è liberato un posto dove Less potrà lavorare.» Hunter prese parola.

«Non sono a casa poiché hanno offerto un ottimo lavoro a papà in un'altra città vicina. E doveva fare un colloquio. Dal momento che non c'eravamo entrambe, la mamma aveva deciso di andare con lui e fare una vacanza di qualche settimana» aggiunse Leslie.

Mi mordicchiai il labbro.
Per dovere il preside avrebbe dovuto spedire Leslie a casa, ma se poteva essere utile qua, aveva la facoltà di ammetterla all'Accademia, omettendo il fatto che prima era arrivata senza permesso.

«Quanti sanno che sei qui?» Guardai in direzione della mia sorellina.

«Be' lo sanno Hunter e Raphael, oltre a me e a te.»

«Non è possibile. Anche Azael diceva che voleva portarmi da te.» Chiusi la bocca. Magari non aveva mai seriamente pensato di portarmi da Leslie. Dopotutto il suo piano era uccidermi.

«E come poteva saperlo lui? Non lo abbiamo di certo avvisato noi»
Hunter era chiaramente confuso.

«E infatti non siete stati voi a dirglielo.» Una voce sinistra e odiosamente famigliare provenne dal punto più oscuro della stanza.

Adele si fece avanti e dietro di lei, la seguì Azael.

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