Capitolo 38

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<Mi piace... ehm... E-Emma>, gli dissi con la voce rotta dall'imbarazzo.

<Eh maddò, si sapeva già. Sempre attaccati, un bacino di qua, uno di la. Mi hai fatto prendere un colpo, che tragico che sei>, e tirò un sospiro di sollievo, alzando gli occhi al cielo e rigirandosi verso il bancone del bar.

<Non è facile per me zio. Secondo te che dovrei fare? Lei è fidanzata, non vorrei confonderle le idee, metterla nei casini o altro. Io voglio che lei stia bene, non voglio metterle pressione. Hai qualche consiglio?>

<Secondo me devi diglielo. Fuori dai denti. Sarà lei a decidere, da quel che ho capito con Keanu non va proprio a gonfie vele, in più tu sei suo amico, io vedo come cerchi di proteggerla e come l'ascolti. Con lei sei completamente diverso, da sex symbol freddo come un cubetto di ghiaccio, diventi un orsacchiotto di peluche, carino e coccoloso. Diglielo, e andrà come deve andare. Se ti dice di no, avrai comunque la sua fiducia, se ti dice di si, guadagnerai una ragazza>, e detto questo mi fece l'occhiolino.

<Grazie, sei un amico>, gli dissi, appoggiandogli la mano sulla spalla.

Andammo avanti a bere i nostri drink e a parlare del più e del meno.

Quando finimmo, pagammo e ci recammo nella nostra stanza. Mi cambiai e mi misi a letto.

Non riuscivo a dormire, guardai l'ora ed erano le 2.00. Avevo quel pensiero che mi tormentava, dovevo dirglielo o no? Questa era la domanda che mi ronzava in testa da un paio di giorni. Non sapevo come avrebbe reagito Emma, ma sapevo che dovevo farla finita, perché questo pensiero mi stava logorando e non mi faceva nemmeno seguire le lezioni a scuola.

Mi misi un paio di pantaloni e una felpa, presi il mio cellulare e il mio pacchetto di sigarette.
Scesi fuori in giardino e mi sedetti su una panchina.
Mi lasciai andare ed ero praticamente stravaccato su di essa come se fosse il mio nuovo letto.

Accesi una sigaretta e chiusi gli occhi. Dovevo fare il punto della situazione, togliermi i pensieri dalla testa e concentrarmi.
Mentre ero avvolto dai miei pensieri sentii qualcuno picchiettarmi la spalla.

Aprii leggermente gli occhi e vidi una figura femminile, Emma.

Quando realizzai che era lei, sobbalzai e mi misi seduto composto sulla panchina.

<Sera Blondie. Nemmeno te riesci a dormire?>, mi domandò lei incrociando le braccia per scaldarsi.
Diamine, faceva veramente freddo, sebbene fosse novembre.

<Ehi Beverly. No, troppi pensieri. Vieni siediti pure>, e le feci cenno di sedersi accanto a me.

Stavo per spegnere la sigaretta, dato che so che le da fastidio, quando lei me la prese dalle mani e la terminò.

<Ah, e così troppi pensieri eh? E quali sarebbero?>, mi domandò, guardando dritta di fronte a lei.

<La scuola, il come sarà la mia vita terminata questa esperienza, i miei amici, la famiglia, le ragazze,...>, le risposi assumendo un'aria da spensierato.

<Ah Biondino, sei un ragazzo tutto da scoprire. Lasciatelo dire>.

Ok, basta. Ora glielo dico.
Stavo per aprire bocca quando lei mi precedette:

<Io entro, vieni anche te?>, mi domandò.

Io mi alzai e la seguii. Lei mi prese la mano e io non ce la feci più. Mi stava provocando, e stava mettendo a rischio la mia capacità di resistere dal baciarla.

La trascinai dentro uno stanzino. Penso fosse delle donne di servizio.

<Ma che cazzo fai!>, cominciò a sbraitare lei, mentre cercava l'interruttore della luce.

Quando lo trovò cercò di accenderla ma niente, eravamo al buio.
Io volevo uscire, mi sono accorto di aver fatto una cazzata, forse non è il modo e il momento giusto, vedendo che è incazzata di certo mi ucciderà se glielo dico.

Presi la maniglia della porta, la tirai verso il basso ma non si apriva.

Cazzo. Eravamo chiusi dentro.

<Beh, non apri la porta?>, mi domandò. Potevo sentire il suo respiro sul mio volto da quanto era vicina.

<Piccolo problema, non si apre>, le risposi mettendomi una mano nei capelli.

<Guardiamo se c'è campo>, disse rassegnata, sbuffando.

<Io non ce l'ho>, le risposi mettendo via il cellulare.

<Nemmeno io. E adesso che si fa?>, potrei aver giurato che mi stesse guardando, anche se non la vedevo.

Che casino diamine.

Per sbaglio andò addosso a qualcosa e lo fece cadere.

<Oddio Biondo, che è successo? Dove sei?>, mi disse con voce preoccupata.

<Sono qui Sawty, stai calma. Prendi il mio braccio>, e glielo porsi, tirandola a me.

Lei mi cadde praticamente addosso, mi mise le mani sui fianchi e le sue labbra sfioravano le mie.

I sogni non mentono maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora