Capitolo 44

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Si illuminò la sala da pranzo e mostrò tutti i miei amici e compagni di scuola che avevano i cappellini a cono in testa e le stelle filanti.

Mi urlarono in coro:

<Tanti auguri Emma!>.

Io mi misi le mani sul volto e una lacrima di gioia scorse lungo il mio volto.
Biondo si avvicinò a me e mi mise una mano attorno al collo consolandomi.

<G-Grazie. Nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me. Siete speciali, siete la mia famiglia>, e detto questo Biondo mi accompagnò al tavolo dove ci aspettava una splendida cena.

Ancora non potevo crederci. E io che pensavo che si fossero tutti dimenticati di me.

Terminato di mangiare, mi fecero tagliare la torta.
Era una torta stupenda, a due piani non troppo eccessivi, e ricoperta di cioccolato fondente con sopra la scritta "Tanti auguri Emma", scritto con il cioccolato bianco.

Einar e Biondo mi diedero una mano a tagliarla e a distribuirla a tutti. Erano veramente dei gentiluomini.

Una volta finita, era il momento dei regali.
Lauren e Valentina mi avevano regalato dei bellissimi orecchini, che avevo già visto in una gioielleria, ma costavano un occhio della testa.

Einar mi regalò un braccialetto, che aveva anche lui al polso, a significare la nostra amicizia e il nostro legame. Non era sfarzoso, anzi, era molto semplice, non aveva nemmeno il gancio per chiuderlo e aveva inciso il nome sulla piastrina.

Irama, mi regalò un ingresso alla Spa, per due persone.
Devo dire che ne avevo veramente bisogno, stavo già immaginando i massaggi, i bagni, il caldo,...

Mentre ero nella mia fase di trance si avvicina Biondo e mi da una scatolina.
La apro ed è una stupenda collanina in oro con un piccolissimo microfono come ciondolo.
Era bellissima e perfetta, la porterò per sempre.
Lo abbracciai e gli diedi un bacio sulla guancia.

Stavo sistemando sopra al tavolo quando Biondo mi sussurrò:

<Non è finita qui Babe. Guarda alla tv>.
Io non capendo lo guardai con aria confusa, ma poi mi sedetti sulla sedia più vicina.

Quando si accese la tv, dall'altra parte dello schermo c'era la mia famiglia.
Mio padre, mia madre, mio fratello e i miei nonni. E come dimenticare, c'era pure Pearl.

<Mamma! Papà! Kurt! Hii! How you doing?>, gli domandai eccitata, e sorpresa.

<Good, what about you?>, chiede mia madre.

<Fine>, le risposi sorridendo.

<But... we're forgetting something. Mmm... oh yes. Happy birthday dear Emma>, dissero in coro tutti quanti, per poi cantarmi la canzoncina, seguiti da tutti i presenti nella stanza.

Io non sapevo che dire, se non un enorme grazie.

Salutai i miei genitori e chiusi il collegamento.
Poco dopo, dato che i camerieri ci sollecitavano, abbiamo sistemato tutto e siamo andati a dormire.
Volevo ringraziare Biondo a modo, dato che mi aveva fatto due regali, uno più bello dell'altro.

Vidi che stava andando fuori a fumare quindi lo seguii.

<Ehi Biondino>, gli dissi, e gli corsi incontro.

<We Shawty>, mi rispose voltandosi verso di me.

Io lo baciai senza permettergli di andare avanti con il discorso.
Lui mi cinse la vita con le braccia e io misi le mie attorno al suo collo.
Era semplicemente un bacio a stampo, e credevo che lui l'avesse capito, infatti non andò oltre. Era per ringraziarlo di ciò che aveva fatto per me.

Quando ci staccammo gli dissi:
<Ti ringrazio per i bellissimi regali che mi hai fatto questa sera. La mia famiglia specialmente, che non vedevo da tantissimo tempo. Rivederla mi ha messo di buon umore, e mi ha resa soddisfatta>, ancora con le mie braccia attorno al collo.

<Te lo sei meritata. Lavori tanto, e sei sempre gentile con tutti. Sei umile, e questo è un punto in più.
La collanina ti piace?>, domandò lui, prendendo il ciondolo tra le dita, dato che l'avevo messa al collo.

<Si, è stupenda. Non potevo chiedere altro. Hai riassunto la mia vita in questa semplice collana. Ti adoro>, gli dissi prima di abbracciarlo.

Mentre mi staccavo, sento qualcuno correre verso di noi. Era Einar.

<Ehi voi due, c'è un problema>, ci dice con voce ed espressione da incazzato.
Queste le uniche parole che ci rivolge prima di tornare dentro, sbattendosi la porta alle spalle.

Io e Biondo ci guardiamo, come per dire "Ma che gli prende?", e poi corriamo dentro anche noi.

I sogni non mentono maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora