Capitolo 43

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<Emma, complimenti per la seconda volta>, e il giudice venne a stringermi la mano.

Quando pronunciò il mio nome, emisi un sospiro di sollievo. Era come se il mio cuore fosse diventato più leggero, non c'era più un macigno che lo schiacciava.

Mentre stingevo la mano, guardavo il giudice con aria spaesata, non potevo credere di avercela fatta anche una seconda volta.

Ancora scombussolata andai al mio posto, accompagnata dai complimenti di tutti i miei compagni di squadra e da Einar, della squadra avversaria.

Si esibirono quasi tutti i cantanti e ballerini, e dopodiché ci recammo all'albergo.
Rimasi un po' al bar con Einar, per parlare dell'esibizione.

<Mi hai fatto venire i brividi Emma, non hai mai cantato così bene>, mi disse con aria euforica.

<Ti ringrazio. Ho cantato come se fosse stata la prima volta, quando dovevo guadagnarmi il posto qui dentro. Ci ho messo il cuore e l'anima>

<Beh immagino. Non voglio rubarti altro tempo, andiamo a dormire che domani è un giorno importante>, mi rispose Einar, prima di alzarsi dallo sgabello per avviarsi verso le scale.

Sii, almeno qualcuno che si ricorda che domani è il mio compleanno. Ma prima di farmi illusioni...

<Ah, e perché domani sarebbe un giorno speciale?>, gli chiesi conoscendo la sua risposta.

<Beh, domani viene a farci lezione Annalisa non ti ricordi? È la mia idola>, mi rispose con aria sognante.

Io rimasi letteralmente spiazzata. Il mio migliore amico che non si ricorda nemmeno del mio compleanno?
Mentre stavo pensando a ciò che aveva appena detto, la sua voce mi distrasse dai miei mille "perché" che mi frullavano in testa.

<Ehi, Emma. Tutto bene?>, chiese voltando il suo sguardo verso di me.

<Sisi, stavo solo cercando di ricordare quando ce lo avevano detto che veniva Annalisa>, finsi, mettendomi una mano sulla fronte, come per far sembrare che mi fossi dimenticata.

Salii in camera e dopo aver dato la buonanotte alle mie amiche, andai subito a dormire.
Ero delusa.

<Svegliaaaa!>, mi urlò nelle orecchie Lauren.

La mandai a fanculo e guardai l'orario.
Cazzo, ero in ritardo. Non ho sentito la sveglia.
Mentre le mie compagne di stanza erano già pronte, io dovei fare tutto di fretta, e i risultati si videro.

Corremmo giù per la colazione e ci sedemmo al solito tavolo, con i soliti compagni.

Mi aspettavo un "tanti auguri Emma", e invece niente. Non che volessi dei regali o che so io, ma almeno quelle tre parole. Non penso di chiedere tanto. Ma forse mi sbaglio.

La mattinata non era partita nel migliore dei modi, l'urlo di Lauren non era il massimo alle 8.00 di mattina, e neanche un augurio per il compleanno, da parte di nessuno.

Durante lezione, vedevo i miei compagni molto presi dalle spiegazioni di Annalisa, e magari era effettivamente così. Ma io non riuscivo a concentrarmi, quindi diventò una noia mortale, e il tempo non passava mai.

Finalmente arrivarono le 19.00 di sera. È stata la giornata più stressante e lunga della mia vita.
Esco dalla sala prove, per recarmi in sala relax e non c'è nessuno. Ma proprio nessuno, il deserto del Sahara.

Non mi faccio molte domande. Voglio solo andare a mangiare e a dormire.

Arrivo nella hall dell'albergo ed è tutto completamente al buio, non c'è uno spiraglio di luce. Poi quando queste ultime si accendono, rimango sbalordita.

I sogni non mentono maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora