Capitolo 21

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Mi voltai e vidi i suoi occhi scurissimi che mi fissavano, mi scrutavano nei minimi dettagli.

Li guardai per un secondo, devo dire che erano molto belli, mi affascinavano un po'.

Mentre continuavo a osservarlo, avevo l'impressione che il tempo non passasse mai. Invece eravamo così da pochi secondi, ciascuno dei quali sembrava eterno.

Lui si fece sempre più vicino.

Ma che fa?

Quindi cercai di indietreggiare ma andai addosso ad una ringhiera che separava la strada dal marciapiede.

Altra figura di merda. Dai Emma, stai per raggiungere il record.

Continuava a guardarmi, non mi toglieva gli occhi di dosso.

Basta, era troppo.

<Emh...>, dissi. Interrompendo quella situazione alquanto imbarazzante e strana che si era creata.
Guardai i miei piedi, anche perché non c'era altro da guardare. Avevo le guance che mi andavano a fuoco e la testa altrettanto.

Si allontanò, finalmente, e tirò fuori il suo pacchetto di sigarette.
Ne prese una e prima di accenderla mi disse:
<Comunque io sono Simone, ma chiamami Biondo. Ci vediamo domani Emma>.

Mi guardò un'ultima volta, e sul suo volto comparve una specie di ghigno, o forse era un sorriso. Non saprei.

Non mi diede nemmeno il tempo di rispondere che si voltò, accese la sua sigaretta e se ne andò, lasciandomi così, su due piedi.

Fortunatamente pochi minuti dopo arrivò il taxi.
Salii, ero ancora confusa dopo quello che era successo.

Per il tragitto, continuai a pensare a lui e ai suoi occhi, alla situazione. Magari si è avvicinato per presentarsi, dato che prima non mi ha dato la mano. e ai suoi capelli diamine.
Sembrerò sciocca, ma dei capelli del genere non si dimenticano facilmente.

No Emma, sei fidanzata.
O almeno, io penso di essere ancora fidanzata.
BIONDO NON MI PIACE, E NON MI PIACERÀ MAI. FINE.

Scacciai quel pensiero che mi tormentava e scesi dal taxi.

Entrai dentro casa di mia zia ed andai in cucina per prendere qualcosa da mangiare.

La vidi seduta al tavolo che mi aspettava.

<Allora? Ti hanno presa vero?>, e cominciò a parlare senza darmi il tempo di dirle cosa accadde veramente.

<No zia, mi hanno detto che...>, le dissi approfittando del momento di silenzio che c'era mentre beveva il suo te.

<Ma come no, sono veramente degli incompetenti...>, e ricominciò a parlare come fece prima.

<ZIA!>, urlai leggermente.
<Mi hanno detto di tornare domani, oggi avevano terminato il tempo a disposizione>, le dissi con un sorriso nervoso. Avevo male alla testa da quanto aveva parlato.

<Ah per fortuna, altrimenti andavo lì e rimanevo ferma davanti agli studi finché non ti prendevano>, e si avvicinò a me per abbracciarmi.

Presi la vaschetta di gelato dal frigo, un cucchiaio e andai in camera.

Mi sedetti sulla toeletta, e tirai fuori dalla mia valigia il mio diario.
Cominciai a scrivere riguardo a questi ultimi giorni: il viaggio, Simone, mia zia, la casa, i casting e Keanu.

Mentre terminavo di scrivere quel nome, squillò il telefono.

Per poco non mi venne un colpo a leggere quel nome...

I sogni non mentono maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora