Capitolo 24

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Sentii una mano prendermi il polso.
Mi bloccai dallo spavento e mi girai di colpo.

Era Irama.

<Buona fortuna Emmina>, mi disse, e in quel momento gli spuntò un sorriso sulla bocca.

Lo ringraziai con lo sguardo, perché non riuscivo a parlare, avevo come perso la voce.

Tornai a camminare verso la fine del corridoio e mentre guardavo per terra, vidi le mani di Biondo che formavano due pugni. Stava stringendo talmente tanto che aveva le nocche bianche.
Pensavo che da un momento all'altro potesse prendere a pugni qualcosa.

O qualcuno.

Passai davanti a lui e lo guardai, cercando di capire qual era il problema.
In quell'istante alzò pure lui lo sguardo, forse notando che mi ero fermata.
Mi guardò fissa negli occhi. La sua espressione cambiò in una frazione di secondo. Passò dall'essere sul punto di esplodere, all'essere normale.

Pov's Biondo

Ma che vuole quell'Irama.
"Buona fortuna Emmina", ma chi cazzo si crede di essere, il suo ragazzo?

In quel momento una rabbia interiore mi assalì, cominciai a stringere i pugni delle mie mani fino ad avere i solchi delle dita.
Poi non riesco a capire perché mi dia tanto fastidio quando gli altri ragazzi le rivolgono la parola, lei non mi piace.

O forse sì, non voglio ammetterlo e sono diventato geloso?

Poi la vidi ferma davanti a me. Mi stava osservando, molto probabilmente per capire cosa mi faceva così arrabbiare.

La guardai fissa negli occhi, e mi calmai subito.
Lasciai i pugni e assunsi un'espressione normale, tranquilla. Come se quello sguardo mi avesse fatto capire che non era successo niente e che non mi dovevo preoccupare.

O forse mi stavo facendo tante di quelle paranoie che soltanto il Signore Gesù sa.

Non la conoscevo nemmeno, e lei neppure.
Non sapevo niente della sua vita.
Io vorrei passare ogni istante con lei, perché sento il bisogno di proteggerla. Mi sembra indifesa.

No Biondo. Sei un sex symbol freddo, e come dice il tuo soprannome, sei freddo. Non puoi innamorarti.

Pov's Emma

Distolsi subito lo sguardo.

Non so perché ma, guardare i suoi occhi mi tranquillizzò.

Non è che... no Emma, non pensarlo nemmeno. Non sai neanche chi sia.

Proseguii fino alla porta. L'aprii e mi trovai di fronte ad una stanza con degli spalti ovunque.

Mi posizionai al centro, sopra ad una stella che c'era in mezzo al pavimento. Davanti a me c'erano due banconi, da quattro persone ciascuno.
Sotto di essi correva un led con scritto: "CANTO" e "BALLO". Molto probabilmente erano i posti dei professori.

Terminai di guardarmi intorno e poco dopo entrò Setefano De Martino. Era colui che mi avrebbe assistita mentre cantavo, per valutare se potevo entrare o meno.

Mi fece parecchie domande: chi sono, da dove vengo, perché canto, da quanto tempo lo faccio, cos'è la musica per me, e perché secondo me merito di entrare ad Amici.

Tra una domanda e l'altra mi fece cantare dei pezzi che avevo preparato.

Al termine mi fece guardare la televisione avevo a livello degli occhi.

Era il momento.

La stella continuava a girare, non si fermava più.
L'ansia continuava a farsi sentire.
Poi finalmente finì di girare.

I sogni non mentono maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora