5 IL GIUDIZIO DEL GENERALE

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«Signori ufficiali... Sì, dico a voi, generali e colonnelli. È inammissibile. I-na-mis-si-bi-le! Ma state scherzando? Comando il Terzo gruppo Panzer, che consta di cinque divisioni Panzer e quattro motorizzate. Siamo entrati in Russia da pochi giorni, e già siamo bloccati?». Gli occhi truci sciabolarono sui volti degli ufficiali che, imbarazzati, non osavano guardarlo. «Che succede? Che è successo?».

«I sovietici si sono trincerati a questa quota». Un colonnello di fanteria si arrischiò a parlare indicando un punto della mappa dell'immenso scenario dell'est. E tacque. Timore di essere sgridato, degradato, fucilato? Ma certo.

«Ebbene?» lo invitò a continuare il generale, asciutto.

«È difficile scalzarli da lì» concluse il colonnello, scrollando le spalle. Ma tremava.

«Potremmo chiedere aiuto alla Luftwaffe» propose un generale dei corazzati.

«No, questo no. L'Heer può fare da solo» lo gelò il generale. «Dobbiamo pensare a una contromossa». Prese il compasso.

Già poche ore dopo, il sole era sorto. Nonostante la notte insonne, tutti gli alti ufficiali del Terzo gruppo Panzer erano sveglissimi e reattivi.

Soprattutto il generale, la cui Croce di ferro sobbalzava ad ogni passo.

«Signore» lo accolsero i carristi, mettendosi sull'attenti.

«Abbiate cura di quella mitragliatrice... E questo cingolo? Avvertite i meccanici di sistemarlo. Ho bisogno di ogni mezzo. Tutti devono essere disponibili. Voi soprattutto, ragazzi. Dobbiamo falciare un ostacolo».

Tutti annuirono.

Il trombettiere suonò il prepararsi all'azione.

Gli equipaggi scattarono e presero posto sui loro Panzer.

Il generale raggiunse il carro comando e fu salutato dagli attendenti, dai piloti e dagli artiglieri. «Signore».

«State pronti alla marcia».

Tutti annuirono di nuovo.

Il generale guardò l'orologio. Erano le sei di mattina in punto. Abbassò la mano.

Il carro comando rombò e fece da apripista per l'intera formazione corazzata.

Poi, i carri armati passarono oltre, e fu tutto un susseguirsi di cingoli, torrette e armature metalliche.

Con disappunto, il generale notò degli Stuka in volo che puntavano verso oriente.

Bisognava darsi una mossa.

Prese il binocolo, il generale, e vide volute di fumo. Storse la bocca. No, non poteva essere.

«Signore, deve capire che loro volano, noi ci muoviamo per terra».

«Non mi interessa». Il generale si sedette a un tavolino, gettando a terra dalla sedia un oggetto.

«Loro sono più veloci di noi».

«Sì, ma noi siamo i carristi del Terzo Reich». Il generale sputò su quello che aveva gettato a terra: un corpo carbonizzato di un soldato sovietico. Forse un ufficiale.

L'attendente fece spallucce, sconsolato. Se ne andò a un gesto del generale.

Il generale rimase solo, in mezzo a quella bruciante desolazione. L'Heer è superiore alla Luftwaffe, ne era convinto. Solo che, in quel brutto e luminoso giorno di fine giugno, era stato dimostrato il contrario.

La Seconda Guerra Mondiale in racconti Capitolo 1 GermaniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora