25 UN TIPO DA NON SCONTENTARE

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«Si ammazza troppo poco».

«Si ammazza troppo poco. Ha ragione, tenente colonnello».

Il tenente colonnello s'immusonì. «Direi che anche i tipi come te si fanno ammazzare troppo poco».

L'attendente si fece più concentrato: gli occhi gli si chiusero come delle feritoie. Sembrava un orientale. «Non volevo...».

«No, taci. Inizio ad avere mal di testa e mi secca discutere con un inferiore. Invece di perdere tempo in sterili conversazioni, dimmi come procede la divisione». Il tenente colonnello mise da parte gli occhiali, per poi cercare di distendersi.

L'attendente lo accontentò, la voce secca. «I banditi danno noie. Oltre che ai cannoni, hanno pure i carri armati. Stanno facendo sempre più imboscate e controllano molte zone. In questo punto e in quest'altro punto hanno colpito i nostri. Invece qui e qui i membri della...».

«Va bene, va bene. Tutto come al solito». Il tenente colonnello fece un sorriso amaro. «Buone notizie?».

«Ah-ehm... Uhm...». L'attendente scartabellò gli appunti.

«Sì?». Il tenente colonnello lo esortò a parlare.

«Uno dei nostri tenenti si è aggiudicato un'onorificenza...».

«Benissimo».

«... postuma» aggiunse. L'attendente lo fissò con timore.

«Ma non è possibile! Cosa devo dire o fare per vincere la guerra?» esplose il tenente colonnello.

«Io... non saprei».

«No, non lo chiedo a te!».

«E a chi lo sta domandando, signore?».

Il tenente colonnello gli diede un'occhiata obliqua.

Ma l'attendente ridacchiò.

Il tenente colonnello impallidì per la furia. Si mise gli occhiali con foga e lo fulminò con lo sguardo.

L'attendente continuò ad avere quella risatina fastidiosa, ma che poi andò a scemare.

Il tenente colonnello continuò a guardarlo con aria di biasimo, una disgustata aria di biasimo.

«Signore, chiedo scusa. Io...».

«Non c'è nulla da dire» lo interruppe il tenente colonnello. Si godette quell'occhiata di cieco terrore nell'attendente.

«Signore, vorrei porgerle...».

«Scuse? Preferirei buone notizie».

«Ma non ce ne sono» ribatté l'attendente.

«Perché non ci sono più i buoni soldati di una volta. Adesso, nella 7° Freiwilligen-Gebirgs Prinz Eugen... sì, la 7° Freiwilligen-Gebirgs Prinz Eugen, proprio questa» ripeté il tenente colonnello con più forza dopo aver notato una smorfia di tedio nell'attendente. «Stavo dicendo che si ammazza troppo poco».

Scrollò le spalle, sfiduciato. L'attendente neppure lo guardò negli occhi. «Non saprei cosa dirle».

«Dire qualcosa no, è comprensibile. Ma fare sì, questo eccome».

«E che cosa?». L'attendente alzò il capo, più rincuorato.

Un minuto dopo, l'attendente era davanti al plotone d'esecuzione e il tenente colonnello ridacchiò al sentire l'ordine di fare fuoco.

Avrebbe richiesto un nuovo attendente, il tenente colonnello.

Più rispettoso degli ordini e dei superiori, sperò.

Ma prima doveva sbrigare delle faccende burocratiche.

La Seconda Guerra Mondiale in racconti Capitolo 1 GermaniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora