33 UNO SCONTRO DOPO L'ALTRO

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«Mi sento abbastanza fatalista».

«Comandante, non deve essere così mogio» disse l'aiutante.

«Non sono mogio: sono fatalista» sottolineò.

«Ma perché? Noi tedeschi stiamo combattendo il comunismo...».

«E lo stiamo vincendo?».

«Ehm». L'aiutante chinò il capo.

«No, infatti. Tu sei il mio aiutante, io sono il comandante dello Jagdgeschwader 51 e so come stanno andando le cose».

«E come stanno andando, comandante?».

«Male. Siamo in dicembre, a giugno siamo entrati in Unione Sovietica, e su duemilaottocento apparecchi, duemilanovantadue sono stati distrutti o danneggiati».

«Via, ne costruiremo di nuovi». L'aiutante cercò di rasserenare il suo comandante, ma lui lo trovava adulatore e lezioso.

«Senti un po', va' fuori di qui che devo riflettere». Aveva la voce vibrante di rabbia.

«Agli ordini». Il comandante fu accontentato.

Ci fu qualche minuto di silenzio, in cui il comandante diede un'occhiata alla tattica dello Schwarm, ma venne interrotto. Alzò il capo contrariato e sbottò al vedere l'aiutante: «Che vuoi, ora?».

«Comandante, è richiesto il suo intervento». L'aiutante aveva la voce trafelata.

«E perché?».

«Controffensiva sovietica».

«Lo dicevo io che non c'era da essere troppo ottimisti». Si mise il gilet di salvataggio giallo. Quel colore, sul grigio della blusa, aveva un contrasto molto pittorico.

Uscirono e il comandante salì sul proprio caccia. Si trattava di un Messeschmitt BF109 non proprio nuovo né fiammante. Era anziché vissuto ed era uscito più o meno vittorioso da un centinaio di scontri negli ultimi due mesi.

Un minuto dopo, il comandante era in volo con altri tre caccia dello stesso tipo. Diede un'occhiata di sotto e vide i T34 avanzare verso occidente, seguiti da torme di soldati sovietici.

Era possibile vincere?

Era possibile sopravvivere?

Era possibile combattere con onore?

Dei MiG russi si avvicinarono ruggendo.

Se i tedeschi erano quattro, i nemici erano una ventina.

Il comandante e il suo gregario si distaccarono dall'altra coppia.

I MiG passarono in mezzo.

«Adesso ci infiliamo lì dentro» ruggì il comandante via radio.

I due BF109 mitragliarono e si gettarono nella mischia.

Fu tutto uno schizzare di pallottole e frammenti.

Un rintocco. Un pezzo di ala di un MiG era andato a sbattere contro la cupola dell'abitacolo del comandante.

I due BF109 calarono di quota e uscirono dalla formazione sovietica, adesso orfana di almeno sei apparecchi.

Una breve vittoria, ma arrivarono altri venti MiG.

Era tutto da rifare.

Quanto ci sarebbe dovuto per vincere?

I quattro BF109 si riunirono e il comandante raccomandò: «Prepariamoci per lo scontro».

«Sissignore» dissero in coro gli altri tre piloti.

Bisognava darsi da fare.

La Seconda Guerra Mondiale in racconti Capitolo 1 GermaniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora