45 IMMAGINAZIONE E PAURA

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Il capitano di corvetta guardava con emozione i sottomarini. «Incredibile».

«Sì, sono proprio dei bei vascelli, signore».

Il capitano guardò il sergente. «Certo che sono belli. Li abbiamo fatti noi tedeschi. Ma...».

«Ma cosa, signore?».

«Sono fiero di essere stato promosso al comando di queste... creature».

Il sergente ridacchiò. «Sono belle a vedersi, queste creature».

«Sì, ma pensa: dei vascelli che vanno sott'acqua e poi lanciano siluri. Colpiscono le navi di superficie nascosti. È incredibile».

«Sì, signore. Ci sono già da decenni» lo avvertì.

«Certo, certo, lo so. Ma... pensa: e se poi, in un futuro, i sottomarini lanciassero siluri verso il cielo?».

«Verso... il cielo?».

«Sì. Che cos'è questa perplessità?».

«Mah, le dirò...».

«Cosa?».

«Nulla, signore».

«Cos'è questa indecisione? Parla al tuo comandante?».

«Credo che... un'idea di un sottomarino che lanci siluri verso il cielo... sia bizzarra».

«Bizzarra? Bizzarra, dici?».

Impallidì. «Sì, ho detto così».

Il capitano di corvetta aveva una gran voglia di metterlo in punizione. Come osava? Ma decise un'altra cosa. «Sai che ti dico?».

«Cosa?» pigolò.

«Mi piace il tuo coraggio. Hai ammesso di aver detto quella cosa, di aver dubitato di me».

«Ma non ho dubitato di lei!».

«Ah-ah, adesso torni indietro?».

«Sì... no».

«Deciditi». Il capitano di corvetta ghignò.

«L'ho detto, ma non volevo offenderla. È stata solo una sciocchezza».

«Vorrei farti capire che io apprezzo chi dice la verità. Di questi tempi, è difficile».

«Uhm».

«Sì, è così» disse con forza. «Ma, qualunque cosa tu dica, mi piace pensare che un giorno i sottomarini siano così evoluti che riescano a lanciare siluri verso il cielo. Pensa: siluri... no, missili, che decollano e vanno a colpire il nemico».

«Mmmsì».

«Caro mio, noto ancora dubbio».

«Devo dire la verità?».

«Certo. È quella la cosa che ti chiedo».

«Non ci credo che si arriverà a quel traguardo. È fantascientifico».

«Ma i grandi scrittori di fantascienza sono sempre riusciti a prevedere il futuro. Quel che descrivevano nei loro libri poi è diventata realtà».

«Io credo... no, meglio che non glielo dica».

«No, no, dimmi. Che cosa credi? In che cosa credi?».

«Non si andrà affatto avanti. Moriremo tutti. Queste macchine per uccidere... a volte mi sento solo un assassino».

Il capitano di corvetta rimase colpito. «Pensi sul serio queste cose?».

Aveva dubbio negli occhi. «Uhm».

«Dimmi la verità. Io apprezzo chi dice le cose con chiarezza».

«Sì, lo penso sul serio». Fu come se avesse tolto un masso con un dito.

«Se ti piace pensarlo... Adesso su, abbiamo una guerra da portare avanti». Il capitano di corvetta rise. «Siamo al principio dell'autunno del 1940 e per Natale saremo tutti a casa vittoriosi, non morti. E, credimi, un giorno i sottomarini lanceranno siluri... o meglio missili, verso il cielo».

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