26 IL GUASTO E L'ASSALTO

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«Tutto a posto con il motore?».

«Non ancora, signore».

«Come non ancora?».

Il meccanico fece spallucce. «Dobbiamo lavorarci ancora. Spiacente».

Il pilota stava per infuriarsi, ma tenne per sé quella rabbia. «D'accordo» disse. «D'accordo. Tempo un'ora, poi torno e se il mio caccia non è pronto ne parlerò con il comandante».

Il meccanico lo fissò con indifferenza. «Può pure parlare anche con il cancelliere in persona o il generalissimo Franco, ma se non ci riusciamo vuole dire che non ci riusciamo».

Il pilota ebbe la tentazione di urlare, ma si ricordò che quel meccanico era nazionalista, un alleato, non poteva trattarlo tanto male. Così, grugnì e diede una voltata di spalle. A grandi passi puntò al proprio ufficio.

«Allora, pronto alla missione?» gli venne incontro un collega, di poco più vecchio.

«Quale missione?».

«Non l'hai sentito?».

«Ma cosa?».

«Dobbiamo aiutare le nostre truppe per un attacco ai repubblicani».

«Quando?».

«Ma non sai nulla?».

«No...».

«Non hai partecipato alla riunione?».

«No» grugnì il pilota, sempre più indispettito.

«Be', non sai nulla, allora» concluse.

«E sarebbe gentile che tu mi dica tutto, allora». Nell'animo del pilota si stavano già radunando dei nuvoloni.

«I nazionalisti e le truppe della Legione Condor stanno per lanciare l'assalto finale. Pare che questo sarà l'ultimo. Ormai è chiaro a tutti che la vittoria è a portata di mano e sarà facile raccoglierla». Il collega rise di gioia.

«Ehm... mi piacerebbe prendervi parte» ammise il pilota.

«Perché, non puoi?».

«Non posso perché il mio caccia è guasto. Quei cavolo di meccanici spagnoli fanno troppo la siesta e non me l'hanno ancora messo a posto».

«Oh, mi spiace». Ma si vedeva che il collega non lo pensava sul serio.

«Che cosa posso fare?».

«Parlane con il capitano».

Il pilota sbuffò. «Va bene».

Si salutarono e il pilota mise in pratica quel suggerimento. Trovò il capitano oppresso da documenti e mappe del posto. «Ehm, capitano?».

«Sì?». Il superiore alzò il capo, contrariato.

«Ehm, mi scusi se la disturbo, signore».

«Che vuoi?» bofonchiò lui.

«Il mio caccia... è guasto».

«E quindi?».

«Non potrò partecipare all'assalto finale».

«Non fa niente, non fa niente». Il capitano abbassò lo sguardo sulle scartoffie.

«Sì, ma a me dispiacerebbe non partecipare. Io e gli altri abbiamo fatto molta esperienza e, credo, ci sarà utile nelle prossime guerre».

«Non fa niente, non fa niente. Vieni qui ad aiutarmi».

«Ma a dire la verità io sono un pilota, non una segretaria».

«Sì, ma la mia segretaria è a letto ammalata».

«A maggio?».

«Cose che capitano. E ora vieni qua ad aiutarmi. È un ordine».

«Sissignore». Che altro poteva fare il pilota?

Poco dopo, l'assalto finale fu lanciato e il pilota era ancora lì a fare le veci della segretaria.

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