44 UN'AMBIZIONE SCONFINATA

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Tutti si disposero in fila. Rigidi, fecero il saluto militare. Timore? Rispetto?

L'ammiraglio smise di porsi quelle domande. Un tempo dava più spazio a simili interrogativi, ma poi aveva iniziato a dargli meno attenzione. «Comodi, comodi ragazzi».

«Ri-poso» abbaiò uno dei sottufficiali.

Si sentì una serie di schiocchi, ma la rigidità era rimasta.

Una torma di subordinati si fece avanti.

L'ammiraglio ricordò che, tempo prima, provava oppressione in quei momenti. Ma, ancora riportò alla memoria, il fatto che pure lui era stato fra loro. Uno fra i tanti... avvoltoi che stava addosso agli ufficiali superiori a riportare notizie e informazioni sulla situazione del momento. E quindi, adesso, non aveva più quella reazione.

Adesso era compiacimento.

«Ragazzi, venite con me nel mio ufficio» invitò.

«Sissignore» squillarono tutte quelle voci insieme.

Squadrone in marcia, s'infilarono nell'ufficio dell'ammiraglio.

I più giovani scalpitavano per dimostrare che avevano fatto un buon lavoro, i più anziani li bloccavano. Bisognava portare pazienza, sembravano dire i loro volti.

L'ammiraglio si tolse il pastrano, ripose la daga M1938 e si accomodò. «Molto bene, ragazzi. Allora?».

«Le ultime unità norvegesi sono state sconfitte».

«Bene».

«Francesi e britannici hanno fatto ben poco» disse un secondo.

«Ottimo».

«Adesso la Norvegia è nostra. Come ha detto un corrispondente di guerra: Norvegia e Danimarca sono state accecate da un lampo del fulmine hitleriano» intervenne un terzo.

«Parole che adulano molto».

«Io provo orgoglio» dichiarò quell'ufficiale, sollevando il plauso generale.

«Anch'io ne sono orgoglioso. Ma bisogna avere umiltà. I britannici e... quei pochi francesi sono ancora in guerra. Non si sono arresi».

«Bah».

«Dici così?». L'ammiraglio lo fissò un po' divertito, ma anche irritato.

«Capitoleranno presto» decretò.

«Uuuh, abbiamo un esperto di politica internazionale».

«Ripongo fiducia in lei, nella Kriegsmarine e nella Wermacht».

«Sono contento della tua sicurezza. Trovo un minimo di adulazione».

«Signore...».

«No, sta' zitto». L'ammiraglio si meravigliò del tono brusco con cui aveva espresso quelle parole. «La Kriegsmarine ha bisogno di uomini come te. Sicuri e arroganti, ma anche spregiudicati, pronti a tutto».

«Signore...».

«Io necessito di ufficiali come te, proprio come te. Che ne dici di diventare comandante in seconda?».

«Signore...».

«Sì o no?».

«Sissignore».

«Benissimo». L'ammiraglio pensò che, di lì a poco, si sarebbe conquistato un'onorificenza da valoroso. Se attorno aveva uomini disposti a tutto, persino a morire per lui... Sì, se la sarebbe meritata.

La Seconda Guerra Mondiale in racconti Capitolo 1 GermaniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora