32 LO STIVALE INSANGUINATO

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Gli stivali di caucciù picchiarono sul terreno.

Le ginocchia si piegarono.

Il paracadutista rotolò per attutire il colpo, ma cercò anche di non impigliarsi fra i fili del paracadute. Ci fu un rumore di strappo. Gli parve che il telo si fosse spaccato fra i rami degli alberi.

Soldato di seconda classe a rapporto. Appena atterrato a Creta.

Un bel sole di maggio riscaldava l'aria, e nel cielo blu del Mediterraneo orientale si muovevano gli aerei, da cui si staccavano i paracadutisti, più simili a soffioni resi neri dall'effetto controluce.

«Riunione, riunione».

Il soldato di seconda classe si tolse l'imbragatura e, casco alla vita, corse incontro al sottufficiale che li stava chiamando a raccolta.

Il sottufficiale li contò. Annuì soddisfatto. «Va bene. Muoviamoci verso quell'altura. Oltre, c'è un aeroporto britannico. Se lo conquistiamo, i nostri aerei potranno atterrare e portare rifornimenti e rinforzi».

Tutti fecero cenno di aver capito. Ci fu una sequela di schiocchi. Si trattavano dei caricatori inseriti nelle scocche degli MP40, poi dei primi proiettili messi in canna.

Quel plotone era, adesso, una vera macchina da guerra.

«Allora avanti» disse il sottufficiale.

Movimento tattico, si mossero, si arrampicarono sull'altura.

Quell'altura era sgombra di alberi, perciò si dovette strisciare.

Il soldato di seconda classe era nell'avanguardia e poté vedere l'aeroporto. Era abbastanza piccolo mentre il personale era in allarme.

Quel 20 maggio del 1941 i britannici si erano svegliati male.

Tossire di cannoni.

In cielo si accesero dei fiori neri, che poi implosero.

Un aereo fu colpito e prese a precipitare. Da lì si staccarono altri paracaduti e fece comparsa un fumo nero.

La 7° divisione aerea stava avendo le sue perdite.

«Prima linea, assalto. Seconda linea, resta qua a coprire la prima» dichiarò il sottufficiale, senza paura di essere sentito. «Ora scattare, forza».

Il soldato di seconda classe si mise in testa il casco e poi si unì alla prima linea.

Una valanga discese l'altura.

Una grandine di pallottole si abbatté sull'aerostazione militare.

Un britannico a torso nudo fu fulminato.

Altri due ebbero il tronco maciullato.

Ci fu una breve resistenza, poi delle esplosioni. Gli aerei lì presenti erano stati sabotati.

Ma l'aeroporto era caduto e la maggioranza dei britannici erano fuggiti.

Seguì una serie di esplosioni più piccole, ma ripetute.

Le munizioni saltavano in aria una dopo l'altra.

Il soldato di seconda classe prese la macchina fotografica e pensò di farsi una foto con quello sfondo, ma poi urlò, un dolore lancinante alla gamba destra, poco sopra lo stivale d caucciù. Si toccò dove gli faceva male e vide sangue.

«A terra, a terra!» invocò un commilitone.

Non era un contrattacco britannico. Quelle munizioni maledette stavano esplodendo ed erano come mine vaganti.

Quanto meno il soldato di seconda classe si sarebbe meritato la medaglia del ferito, seppur quello non era proprio uno scontro autentico.

La Seconda Guerra Mondiale in racconti Capitolo 1 GermaniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora