20 L'AVVENTURA DEL COMANDANTE

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«Bene, ragazzi. Ci siamo» disse il comandante, indicando la mappa dietro di lui. «La situazione è critica, ma la si può salvare. Confidiamo tutti nel Führer che dice che vinceremo e dobbiamo fidarci di lui».

Molti bofonchiarono dei cenni di assenso.

«A questo punto, noi dello Stukaschwader abbiamo queste posizioni da bombardare. Il nostro obiettivo è bloccare le divisioni sovietiche...».

«Ma quante sono?» latrò un suo parigrado di un altro Stukaschwader.

«Abbastanza per essere massacrate dai nostri Stuka» lo informò il comandante.

«Uhm, sì, è vero. Questo è vero» disse poi il parigrado con più forza.

«Dieci minuti e partiamo. Tenente, distribuisci gli ordini».

«Sissignore».

Tempo dieci minuti e una ventina di Stuka presero il volo. I primi dovettero aspettare che gli ultimi si unissero alla formazione. Quando furono tutti in volo si mossero verso oriente.

«Oggi c'è bel tempo» disse l'aviere che pilotava lo Stuka del comandante.

«Uhm, sì». Il comandante guardava di lato.

«Grazie a questo caldo è più facile volare».

«Certo, è vero. Ma l'atmosfera è rovente. E i russi la rendono ancora più incandescente».

«Ecco la nostra formazione».

«Attivati subito» lo esortò il comandante, dopo aver messo da parte le cartine.

Lo Stuka iniziò la picchiata.

Il comandante udì lo strepitio delle ali sull'aria. Quasi, si sentì terrorizzato. E chissà quei contadini russi cosa pensavano, con quel suono che si ripeteva di continuo. Un rumore metallico, che sapeva di ineluttabilità. Lui stesso si sentiva intimidito, e allora, quelli, dovevano spaventarsi come se avessero davanti Baba Jaga o Smej Gorynych.

«Ecco. Adesso rilascio» annunciò il pilota.

«Prego».

Degli schiocchi e lo Stuka iniziò a guadagnare quota dopo un'abile manovra.

Il comandante guardò dietro di sé. Le bombe si tuffavano fra i blindati e i militari sovietici.

Esplosero una dopo l'altra. Fiori di fuoco e terra, il nero e rosso che si mescolarono, rilasciando volute di fumo.

Il comandante ebbe il tempo di vedere un soldato russo essere sbrindellato e poi catapultato via dall'energia cinetica.

«Oh, no!» gridò il pilota.

«Cosa c'è?».

L'aviere indicò le spie. «Siamo stati colpiti».

«Come?».

«Un proiettile di mitragliatrice della contraerea, non c'è altro da dire».

Lo Stuka iniziò a calare di quota. Con troppa velocità.

«Presto, i paracaduti!» invocò il comandante. Nel momento della sua assenza il parigrado l'avrebbe sostituito.

«Subito!».

La vera avventura, iniziava adesso.

La Seconda Guerra Mondiale in racconti Capitolo 1 GermaniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora