«Ma quanto è grande, la campagna russa?».
«È immensa, maresciallo».
Il maresciallo si fece dare dal carrista il binocolo. «Vediamo un po'... Altro che la Francia! Lì era più semplice. Era facile intrappolare le truppe anglo-francesi. Qua, invece, mi sembra tutto abbastanza difficile».
«È una nuova sfida» annuì il carrista.
«Va' di sotto» gli intimò il maresciallo.
«Subito». Il carrista chiuse lo sportello secondario della torretta.
Russia, l'immensa Russia e le truppe sovietiche che si facevano massacrare. Al principio, il mese prima, era sembrato tutto facile: i tedeschi sparavano, i russi si facevano colpire, e si avanzava, eccome se si avanzava.
La cosa era rimasta immutata, ma un sottile senso di frustrazione si stava impadronendo del maresciallo e dei sottoposti - e anche del resto della truppa. I tedeschi si davano da fare, ma restava sempre un grande lavoro da fare. Dopo tutto quel percorso, in quel momento, avrebbero già fatto capitolare la Francia due o tre volte. Ma i sovietici continuavano ad attaccare e c'era un crescendo di resistenza. Oltretutto, giravano voci che i banditi agivano nelle retrovie.
Quella sera, il battaglione Panzer Lehr si accampò presso un villaggio. Si era combattuto per quel piccolo centro abitato e molte capanne erano state danneggiate, altre distrutte del tutto. Una compagnia di fanteria sovietica si era impossessata di quel luogo disabitato i tedeschi l'avevano cacciata con la forza. Nessun soldato sovietico si era ritirato; per quanto facili da uccidere, erano determinati a farsi ammazzare piuttosto che correre in salvo. Che sacrificio!
Il maresciallo, la divisa nera, si sistemò con le mani guantate la bustina e salì sul pullman dove a bordo c'erano altri sottufficiali e soldati semplici. Dopo due settimane di operazioni, aveva bisogno di evadere dalla pressione della guerra.
Il pullman viaggiava lungo strade sterrate, direzione: una cittadina accanto, dove era possibile trovare alcol e donne.
L'autobus frenò.
«Ehi!» protestarono tutti. «Ehi!».
Il collo del maresciallo quasi si era storto a causa della frenata brusca.
«La strada è bloccata» si giustificò l'autista. Aprì la portiera, non prima di afferrare un MP40. Scese da basso e subito dopo si mise a lamentare qualcosa.
Ci furono un crepitio e un tonfo.
«Bestia, l'anno ammazzato!» avvertì un sergente.
Il maresciallo si guardò intorno e, realizzò adesso più attento, che era il più alto in comando. «State calmi. Chi è che è armato?».
Ci fu un desolante silenzio e ora si sentivano voci in russo.
Il maresciallo puntò alla postazione dell'autista, la schiena china. Confidò che fosse come guidare un Panzer.
«Che vuole fare?» chiese un soldato semplice.
Il maresciallo non gli rispose e raggiunse il sedile.
Stavano salendo degli uomini in tenuta civile, armati di MP40 e MP34 e parlavano in russo. Si cristallizzarono al vedere il maresciallo.
Il maresciallo diede loro un calcio, poi chiuse la portiera.
Quei tipi spararono.
Stando attento a non farsi beccare, il maresciallo ingranò la retromarcia e iniziò a fuggire.
Ancora sparavano.
«Ci ammazzano, ci ammazzano tutti!» piagnucolava un ragazzino della fanteria.
«Zitto!». Il pullman uscì dalla strada. Il maresciallo inserì la prima e si rimise sulla strada.
I banditi continuavano a sparare.
Il maresciallo accelerò e, dopo la seconda, mise la terza. Sperò di non perdersi in quell'immensità. Ma, a parte quello, maledì i banditi sovietici. Lui voleva divertirsi solo un po'.
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La Seconda Guerra Mondiale in racconti Capitolo 1 Germania
ContoQuarantasette racconti brevi sulla Germania nella Seconda Guerra Mondiale, ognuno tratto da un'illustrazione di un libro sulle uniformi del conflitto.