14 IL DESERTO DEL MAGGIORE

118 4 0
                                    

Era tanta la polvere, lì, in nord Africa. Ma lo stesso bisognava fare il proprio lavoro. Questione di pochi mesi e sarebbe scaduto il primo anno di operazioni tedesche nella regione.

Il maggiore si fece riconoscere come membro della Feldgendarmerie grazie al piastrone che portava al collo.

«Signore» scattarono i subordinati, che fossero semplici soldati o poliziotti militari.

«State comodi, figlioli. Quindi... c'è questo crocicchio da presidiare?».

«È così, signore» disse un maresciallo della Feldgendarmerie.

«Facciamo così: voi tornate al campo, io resto qua».

Il maresciallo era dubbioso. «Ne è sicuro, signore?».

«Ma certo. Muovetevi, forza. Salite su quell'autocarro che ci penso a tutto io» sorrise il maggiore.

«Come vuole, signore». Obbedirono.

L'autocarro li accolse sul cassone. Una pacca all'abitacolo e l'autocarro partì, sgommò, innalzò una nube di polvere.

«Oh, accidenti». Il maggiore si era dimenticato gli occhialoni per la sabbia, ma lasciò perdere. Così, attese. Nei primi minuti fu fiducioso di essere utile: l'aveva scelto apposta, quel luogo. Di lì passava un grosso traffico di mezzi di ogni tipo. Non nemici perché il fronte era distante oltre duecento chilometri. Che vastità, lì in nord Africa. Tutta sabbia, poche oasi, e a nord il Mediterraneo. Il mare non era neppure tanto lontano, si trovava a una decina di chilometri. In direzione contraria, il campo della brigata. Pochi chilometri dall'altro lato. E attese.

Non passò nessuno.

Il maggiore rimase ritto in piedi. Non poteva accogliere eventuali mezzi in transito standosene seduto. Lui era un maggiore e non poteva dimostrare lassismo. Ottimi voti a scuola, ottimi voti all'accademia ufficiali, aveva palesato rettitudine morale, amor patrio e una spiccata sensibilità per le regole. Senza le regole, non si sarebbe mai capito cosa fare o non fare. La Grande Germania era temuta in tutta Europa proprio grazie alle regole. Ferree.

Ma lì era l'Africa, non l'Europa, e nessuno sembrava voler passare.

Il maggiore scrutò l'orizzonte. Non si vedeva alcuna nube di polvere. Lì, nel crocicchio, s'intersecavano due strade: da sud a nord, da ovest a est. Qualcuno doveva pur viaggiare per quella strada. Ma non c'era nessuna nube anomala. Sembrava che nessuno avesse intenzione di percorrere quel crocicchio e dare un saluto al maggiore.

«Ah, ecco. Si voleva ben dire» si ritrovò a dichiarare il maggiore. Da est giungeva una nube grandissima. Doveva essere un'intera divisione corazzata e lui avrebbe dimostrato a tutti come un maggiore della Feldgendarmerie si sarebbe comportato.

Il maggiore fece un singhiozzo di disapprovazione.

Era una tempesta di sabbia.

E non aveva gli occhialoni.

La Seconda Guerra Mondiale in racconti Capitolo 1 GermaniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora