43 LA MAMMA

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«Bravi, bravi! Forza, giovani marinai della Kriegsmarine!».

La marcia finì e gli uomini si disposero davanti al comandante.

Ma ancora si sentiva la voce di quella donna. Irritante.

Qualcuno osservò di sbieco quella signora, per quel che gli permise la posizione nei ranghi serrati.

La donna finì di strepitare.

Uno degli uomini di mare smise di arrossire e stette ad ascoltare quel che il comandante aveva da dire. Ovvio, parole importantissime, che meritavano ogni plauso.

Quando il discorso terminò, uno degli ufficiali inferiori proclamò: «Sciogliere le righe».

I marinai si distesero e si accalcarono sulle rastrelliere per poggiare i fucili.

Poi... «Mamma, insomma, hai esagerato!».

«Ma che dici, figlio mio?». Aveva le lacrime agli occhi.

«Mi hai messo in imbarazzo, ecco cosa. Quando ti sei messa a strillare...».

«Ma io non strillavo, caro. Esprimevo il mio entusiasmo con forza e convinzione. Il nostro Führer lo dice sempre...».

«Sì, ma al nostro Führer non capitano situazioni così imbarazzanti» protestò.

«Oh, su, forza». Aveva la voce chioccia. «Sono solo orgogliosa di vederti in divisa da parata. Se ti avesse visto tuo padre».

Borbottò.

«Ma cosa dici, caro?».

«Nulla. È che... sì, mi manca».

«Manca pure a me, cosa credi? Soprattutto a me! Se non fosse morto...». Trattenne le lacrime.

«Certo, se non fosse morto».

«Ah, questi bolscevichi... li devi punire. Capito? Li devi punire».

Quello era uno dei momenti in cui il marinaio temeva sua madre. «Sì, hai ragione». Pensò a quante volte era stato sgridato dai superiori o aveva affrontato le unità da guerra polacche. Contesti entrambi rischiosi, ma preferiva affrontarli di nuovo piuttosto che sentire, ancora, la madre.

«E non parlarmi con quel tono, ragazzo» sibilò. «Quel che ti sto per dire è importante».

«Sì, mamma». Guardò le ragazze dei commilitoni.

«Non pensare a quelle sciocchezze».

«Ahia!». La madre l'aveva schiaffeggiato.

«Tua madre ti sta dicendo una cosa importantissima».

«Sì, mamma». Cercò di non modulare la voce con un tono troppo sarcastico o troppo... non sapeva come rivolgerle la parola. Alle volte lo prendeva a schiaffi per troppa leggerezza, in altre occasioni perché sembrava prenderla troppo sul serio. Non era mai certo di come potesse reagire. Per quel che gli riguardava si augurava che, una volta in mare, la vedesse il meno necessario. E si ritrovò ad arrossire: delle ragazze li stavano osservando e ridacchiavano. Come sempre, stava facendo una brutta figura.

«Giura».

«Cosa?».

Un secondo manrovescio. «Ho detto giura».

«Su cosa, se mi è lecito chiedertelo, mamma» disse l'ultima parola con forza, frustrazione. Insofferenza.

«Di punire i bolscevichi».

«Ma... ti dirò».

Terzo schiaffo. «Giura».

«Va bene. Lo giuro».

«Su cosa?».

Recitò a memoria: «Sulla buon'anima di mio padre, ucciso...».

«Ucciso?».

«Dai comunisti».

«Dai bolscevichi». Gli assestò l'ennesimo ceffone.

«Dai bolscevichi» terminò. E provò un profondo odio.

Per i bolscevichi.

La Seconda Guerra Mondiale in racconti Capitolo 1 GermaniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora