Capitolo due.

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" Di solito è l'ultima chiave del mazzo
quella che apre la porta."
Paulo Coelho

Emetto un gemito carico di fastidio e mi giro di spalle, con gli occhi serrati e parole mugugnate che abbandonano le mie labbra.
Passano pochi secondi quando mi esce un verso di puro nervosismo, zittendo con un colpo la sveglia che non smette di trillare.

Faccio la grande mossa di provare a sedermi nel mezzo del letto, ma aspetto poco prima di lasciare nuovamente ricadere le spalle sul materasso, portandomi il cuscino sul volto.
"Che palle!" mi lamento nella stoffa per poi risedermi, di cattivo umore.

Odio il lunedì.
Esiste gente che sopporta giornate come questa?
Nel caso ci fossero, prego qualsiasi divinità esistente per farmi ottenere un minimo di quella forza di volontà.
Porca puttana, datemi un tratto positivo!

Questo lunedì, in particolare, è una vera botta in fronte.
Più dei lunedì mattina odio il cambiamento, e questa sicuramente non splendida giornata li racchiude entrambi alla perfezione!
Tutto sarà nuovo per me e non credo di essere completamente pronta a sentire di nuovo la sensazione si essere "la nuova arrivata".

Cazzo Alyiah, ancora non sei abituata?
Lo sei stato un milione di volte!

È passata una settimana dal nostro arrivo a New York, e questo giorno sfortunatamente è arrivato.
Nella mia permanenza qui, fin ora, non ho avuto altri contatti sociali.
Ci siamo limitati a sistemare la casa e tutto ciò che riguardava il nostro trasloco, per poi ovviamente rilassarci.

Ancora persa nelle migliaia di maledizioni gettate contro me stessa, cerco di accedere al bagno ma, non appena apro la porta, un quantitativo esorbitante di liquido rossastro e appiccicoso cade dall'alto per ricoprirmi il corpo, sporcandomi ovunque.

Tiro un grido per la sorpresa del liquido freddo, correndo fuori dalla stanza furibonda, conoscendo alla perfezione nome e cognome del responsabile di tale malefatta.
Mio fratello mi sfreccia davanti come un fulmine e aggrotto le sopracciglia, la rabbia che mi ribolle nelle vene.

"Ritieniti morto Liam, cazzo!" esclamo prima di dare vita ad un vero e proprio inseguimento, furiosa ma allo stesso tempo attenta a non scivolare nello stesso liquido che mi ricopre.

Stupida Alyiah, stupida stupida stupida!
Ti sei fatta inzuppare di salsa di soia il primo giorno di scuola, puzzi come un intero ristorante di sushi!

Inpreco mentalmente, rendendomi conto di avergli permesso di fare ciò, lasciando la porta di camera mia non chiusa a chiave.
Sono anni che subisco scherzi, e ancora faccio fatica a ricordarmene.
Da stanotte farò una doppia girata, la mia stanza dovrà essere impenetrabile!

Una volta arrivati in giardino, però, mi vedo costretta a fermarmi.
Non posso uscire di casa in queste condizioni, faccio davvero pena.
È furbo, il bastardo.

Il pensiero vola subito ad una possibile vendetta, ma accantono solo momentaneamente l'idea.
La prima cosa su cui devo focalizzarmi adesso è la doccia.
E io che non volevo bagnarmi i capelli, oggi!

Sbuffo e provo a passare la mano tra le ciocche corvine che mi si sono appiccicate alla testa, cercando invano di scostarli dal mio volto.

Un risolino colmo di divertimento mi risveglia dai miei pensieri, portandomi sempre più all'orlo della frustazione.
Probabilmente, guardandomi attentamente, si può vedere addirittura del fumo uscirmi dalle orecchie.

"E adesso cosa c'è?!" mi giro, arrivata ormai al massimo della sopportazione.
Ed eccola là, l'ultima persona che voglia incontrare, ora come ora.
Colui che non incontravo da una settimana.
Il fastidio umano per antonomasia.
Il mio vicino.

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