Capitolo nove.

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"E coloro che furono visti danzare
vennero giudicati pazzi da quelli che
non potevano sentire la musica."
Friedrich Nietzsche

Mi porto la lattina di Coca-Cola alle labbra, prendendone un sorso particolarmente sostanzioso.

In questo preciso istante, però, mio fratello decide di buttar fuori una delle sue domande completamente senza un filo logico, ma dall'importanza madornale per lui.
Tanto che, una volta sentito il tono serio che utilizza, quasi mi strozzo con la mia stessa bibita.

"Ma i serpenti hanno il collo, o sono fatti completamente di collo?"
Poggio la lattina sul tavolo e inizio a tossire, cercando di reprimere invano una risata.
Una volta calmata, peró, faccio finta di pensarci su, cercando di trattenere un'ulteriore ondata di risa che minaccia di fuoriuscire dalla mia gola.

"Cerca su internet!" dico in soluzione sorridendo divertita per l'espressione che compare sul viso di mio fratello, simile a quella di un bambino al quale nessuno vuole comprare le sue caramelle preferite.
La risata mi esce nuovamente spontanea, tanto forte da costringermi a tenermi la pancia con le braccia, sentendo come se potessero esplodermi le viscide.

Ciò che però riesce a calmarmi, è un braccio che mi cinge le spalle, in maniera molto tranquilla, facendomi roteare gli occhi al cielo.
"Ed ecco qui il mio Sashimi preferito!"
Chi poteva disturbarmi se non proprio lui?
Una spina nel fianco!

Scivolo sulla panca leggermente, per allontanare il suo braccio da me, sospirando successivamente.
La cosa migliore è il profumo che emana: pizzica le mie narici ma è particolarmente piacevole, un misto tra dopobarba e bagnoschiuma alla menta e noce moscata.

"Scooby, non hai dei misteri da risolvere? Non hai altro da fare oltre l'infastidirmi durante anche la mia pausa pranzo?" sospiro girandomi verso di lui, mostrandogli un sorriso forzato.
Punto il mio sguardo nel suo, intenzionata a farglielo abbassare, ma i miei occhi azzurri questa volta non mi danno il risultato che speravo.

Nessuno è mai stato realmente capace di vincere una "battaglia di sguardi" con me e il fatto che, proprio in questo momento, Matthew mi stia tenendo testa, mi destabilizza particolarmente.

Viene distratto però dal suono della campanella, che lo fa alzare immediatamente, distogliendo il contatto visivo.
Faccio lo stesso e, prima che lui possa proferire parola, accellero il passo verso il mio armadietto, consapevole del fatto che lui, America e Liam mi stiano venendo dietro.

La mia attenzione però viene totalmente catturata da una ragazza che da lontano mi guarda male, poggiata proprio a quello che riconosco essere il mio armadietto.
Il suo atteggiamento non mi promette nulla di buono.

Si rigira su di un dito una ciocca dei suoi lunghi capelli castani, mentre mi rivolge occhiate sprezzanti da sotto le folte ciglia.
La sua pelle è olivastra ed è anche piuttosto alta, sul metro e settanta, fisico slanciato e seno messo ben in mostra dalla canottiera bianca, corta e aderente che indossa.
Un jeans a vita le fascia le lunghe gambe mettendo ben in evidenza la perfezione del suo fisico.
Le labbra carnose si muovono mentre mastica una gomma da masticare, palesemente nervosa.

Questa ragazza è il tipico clichè americano: la reginetta della scuola che trasuda perfezione da tutti i pori, ma dal carattere estremamente scorbutico e insicuro.
Cosa vuole da me una ragazza come lei?

"È il mio armadietto quello, spostati." la scosto con un braccio e le lancio un'occhiata prima di poggiare le mie cose al suo interno, felice di non dover prendere altri libri: non ho ancora comprato quello di biologia, che è la mia prossima lezione.

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