Capitolo sette.

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Anime fragili
che amano senza amarsi.
Anonino

LIAM'S POV.

La voce della bionda al piano di sotto mi distrae immediatamente dal giochino sul mio cellulare, spostando immediatamente la mia attenzione sulle sue parola.
La cena, a quanto detto da lei, è pronta, per cui mi precipito con foga al piano di sotto, sorridente.
Ho una fame da lupi, stasera.

Ma il mio entusiasmo sparisce nel momento esatto in cui mia sorella fa la sua entrata, rivolgendoci un minuscolo sorriso mentre si siede, ma con uno sguardo che mi urla tutt'altro.
Sento il mio cuore spezzarsi all'istante, mentre la preoccupazione e la voglia di abbracciarla mi pervade.
Si siede ed inizia a mangiare, o almeno finge di farlo, in silenzio, non rivolgendoci nemmeno una piccola occhiata, fin troppo concentrata sul suo piatto.

A quel punto io e America ci guardiamo negli occhi e annuiamo, capendo, anche se mai fino in fondo, cosa sta succedendo.
Mi passo una mano sulla fronte, sospirando triste.
È uno spettacolo struggente per me, quando vedo Alyiah in queste condizioni, la consapevolezza di non poterla aiutare mi manda in crisi.

Accade molto più frequentemente negli ultimi tempi, rispetto a prima.
Ci sono questi momenti in cui lei sembra totalmente apatica, completamente vuota e priva di empatia, nonostante i suoi occhi non facciano altro che trasmettere un dolore assoluto.

So di non poterla mai capire al cento percento, ma anche il solo vedere il modo in cui fissa il piatto, quasi come se volesse vederlo sciogliersi sotto il suo sguardo, mi fa capire quanto difficile sia andare oltre quelle sensazioni.

Lei prova sempre a nascondersi, a non farci capire cosa le passa per la testa, pur di proteggerci.
Darebbe via anche la sua anima per noi.
Ma vedo il modo in cui fissa il vuoto non appena si zittisce.
Il modo in cui la vedo sorridere smagliante, con gli occhi che invece risultano spenti, vuoti.
Vedo con occhio la sua sofferenza e, vederla in quelle condizioni, fa male anche a me.

Più di tutto, mi fa male la consapevolezza che parte del suo dolore sia dovuto a tutto lo schifo che ha dovuto affrontare per proteggere l'integrità mia e di America, per tenerci al sicuro.
Mi sento spesso colpevole, nonostante tutto quello che voglio sia vederla sorridere.

Tentiamo di trascinarla in una conversazione allegra, per distrarla un minimo, ma niente.
Nessuna reazione, non sembra nemmeno essere tra noi.

Dice di avere mal di pancia e si alza, posando tutto e andando in camera, non prima però che lei come sempre ci dica di chiamarla in caso di bisogno.
Come diamine può essere così poco egoista anche in una situazione simile?
Cazzo Alyiah, pensa un po' a te stessa per una volta!

Sussulto quando sento la porta sbattere e mi accascio sul tavolo, affondando le dita tra i miei capelli.
Non ho idea di come aiutarla e questo mi fa impazzire.
Aspetto poco più di tre minuti e faccio per alzarmi, intenzionato a raggiungerla.
"America, non posso fare finta di nulla." sospiro, socchiudendo gli occhi.
Ma la bionda al mio fianco mi poggia una mano sulla spalla, facendomi risedere, per poi posare la stessa identica mano sulla mia, stringendola forte.

Soffre anche lei per Alyiah, soffriamo tutti e due allo stesso identico modo.
Ma lei, più di me, non riuscirebbe a fare niente per aiutarla.

Finiamo in silenzio, mano nella mano, la cena, per poi separarci solo dopo aver messo i piatti nel lavandino.
Bacio la fronte della bionda e le accarezzo con dolcezza la guancia.
"Stai tranquilla tu, okay? Provo a parlarle io adesso." le sussurro e lei annuisce, prima che io salga le scale.

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