Capitolo trentaquattro.

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"La semplicità
è la nota
fondamentale
di ogni vera
eleganza."
-Coco Chanel

Nel silenzio di questa stanza, tutto ciò che si riesce ad udire è lo strofinarsi della mina di questa matita contro la ruvida carta.
Più e più volte.

La mano libera trova il suo posto tra i capelli corvini, mentre un sospiro lascia le labbra ormai a pezzi per il freddo.
Ho un tema da finire, una parola come unica traccia.
Fiducia.

La mano si muove da sola mentre butto giù i miei pensieri a matita, cosapevole del fatto che non consegnerei mai qualcosa di così ricolmo di emozioni a qualcuno di sconosciuto.

Parole e parole s'infrangono sul giallo della carta, cadendo quasi dalla mia mente come piccole goccioline di pioggia.
Parole capaci di racchiudere l'essenza di una vita fatta d'inganni.

Trattengo il fiato mentre termino il flusso di pensieri trasportato sul quaderno, risvegliata dalla mia attività dalla docile voce della vecchina che fa da custode alla biblioteca della mia zona.

Annuisco e le rivolgo un gentile sorriso nel sentirle annunciare l'imminente chiusura della struttura, approfittando di quegli istanti per massaggiarmi le dita e rilassare la schiena costretta a stare troppo ricurva per ore.

La mano si libera nuovamente e affonda tra i miei capelli, accompagnata dal solito sospiro infastidito, chissà per quale motivo.

Faccio stridere lentamente la sedia sul pavimento della biblioteca, raccogliendo le mie cose alla rinfusa.
"La ringrazio signora, ancora auguri!" esclamo rivolta alla vecchietta che mi ha accolto in questa giornata di festa.
"Buona Vigilia!" dice in risposta, ricevendo un sorriso prima che io abbandoni l'edificio.

Mi stringo nel cappotto, la musica che mi rimbomba nelle orecchie mentre il freddo invernale di New York mi pizzica le guance.
L'atmosfera qui è la pura essenza del Natale, quella che si vede nei film.
Decorazioni, lucine e persone che si riversano sulle strade, alla ricerca degli ultimi preparativi per questa giornata.

Ha addirittura nevicato stanotte!
I cumoli di neve candida, infatti, riescono a farmi tremare nella giacca, aumentando il freddo che già domina l'aria.

Non appena raggiunta la piccola struttura in ferro che simboleggia la fermata dell'autobus, mi accomodo sulla panchina.
Nonostante io abbia sia un'auto che una moto, ci sono alcune giornate in cui ho solo voglia di rilassarmi.

Dopo una decina di minuti d'attesa, sbuffo spazientita, rendendomi conto del fatto che il bus sia di nuovo in ritardo.
Ma è mai possibile che non ci sia mai puntualità coi mezzi pubblici di questa città?!

Picchietto nervosamente il piede sul pavimento, emettendo un suono secco e nitido ma che si confonde perfettamente con il casino della metropoli.

Odio aspettare, mi snerva, e come se non bastasse America mi sta aspettando in casa per cucinare.
Stasera verranno a cena da noi tutto il nostro gruppo di amici, compresa Emma.
Ormai è diventata una di noi.

Non appena il pullman si ferma davanti a me, ci salgo sopra mostrando all'autista il biglietto online, prima di accomodarmi, ancora le cuffie nelle orecchie.

Poggio la fronte sul finestrino, guardando il paesaggio natalizio che mi scorre davanti mentre i pensieri mi invadono nuovamente la mente.

Non ho ancora parlato con lui.
È passato quasi un mese, ma non ho ancora avuto il coraggio di parlargli.
Nessuno è mai stato coinvolto nei miei problemi e adesso, in questa situazione, non ho minimamente idea di come affrontare la questione.

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