Capitolo diciassette.

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"Astronauta,
che in una notte stellata
ha regalato la luna
alla persona sbagliata."
~anonimo

Osservo il biondo infilare la chiave nella serratura, per poi spalancare la porta e darmi libero accesso alla casa.
"Dopo di lei, mon amour." ridacchia con pessimo accento francese, facendo solo in modo che io rotei gli occhi.

Entro nella casa "gemella" della mia, leggermente intimorita dalla consapevolezza di trovarmi in un posto minimamente familiare.
Il posto è molto accogliente e confortevole, il profumo del deodorante per ambienti all'uva mi raggiunge all'istante.
Noto la presenza di vari mazzi di fiori differenti, adornati da fiocchi posti sui vasi cristallini, il che mi permette di capire la passione che la mia vicina deve provare per questi boccioli.

Continuandomi a guardare intorno, spaesata, seguo lentamente il ragazzo che, frettolosamente, poggia le buste che trasportava sul bancone della cucina.

Non entro subito nella stanza per pura educazione, bloccandomi sulla soglia mentre gioco con le mie dita, nervosa.
Direi che si nota io non abbia tante interazioni sociali del genere.

La figura esile di una donna di spalle, intenta a tagliare delle verdure, cattura il mio sguardo nello stesso momento in cui vedo Matthew stamparle un bacio sulla tempia.
"Ciao mamma" le sussurra.

Dal poco che posso vedere, scorgo un caschetto biondo e morbido, accompagnato da una postura altrettanto rilassata.
Il corpo magro è fasciato da un semplice tailleur blu notte, dalla quale spuntano i laccetti del grembiule da cucina che la donna indossa.

Nel momento esatto in cui sento il ragazzo mormorarle qualcosa, la donna si gira verso di me, mostrandomi il più raggiante sorriso che io abbia mai visto.

Adesso che ho una visione completa del suo volto, non posso fare a meno di sentirmi abbagliata dal suo sguardo.
Gli occhi sono grandi, del colore dell'argento fuso, semichiusi in un riflesso di dolcezza.
La carnagione è dello stesso tono di quella di suo figlio, come d'altronde le onde bionde che le ricadono sul viso.
Nei lineamenti riesco a scorgere quelli di Matthew, impressionata da tale somiglianza.

"Salve signora Hill, sono la vostra nuova vicina. Io e la mia famiglia ci siamo appena trasferiti. Non abbiamo avuto ancora il piacere di presentarci!" il mio tono è calmo e cortese, mentre un minuscolo sorriso impacciato si fa largo sulla mia bocca.

"Tesoro! Chiamami Christina, ti prego. Mi ricordi troppo di essere vecchia, così!" una risatina dolce riempie la stanza, mentre la donna afferra uno straccio per pulirsi le mani.
"Alyiah, giusto? Matthew mi ha parlato di te! Benvenuta nel vicinato, spero ti troverai bene. Ti fermi a cena con noi? Così posso farti provare il mio polpettone!" farnetica con un'energia impossibile da descrivere, facendomi sorridere sinceramente.

"Oh andiamo mamma!" La riprende Matthew, facendomi ridere mentre la signora lo guarda quasi a chiederle cosa avesse sbagliato.
Declino l'offerta della donna, promettendole che sarei passata prossimamente per farle conoscere il resto della mia famiglia.
Stasera il turno ai fornelli sarebbe stato il mio, e non mi va molto saltare.

"Sashimi, inizia ad andare sopra, camera mia è proprio di fronte alle scale." roteo gli occhi al cielo nomostante la presenza della madre e annuisco, borbottando qualcosa tra i denti.

Mi avvio verso le scale ma poi realizzo di aver dimenticato il cellulare poggiato sul tavolo, e mi accingo a tornare a recuperarlo.
Ma una volta arrivata alla porta, odo il mio nome pronunciato in un sussurro,  scaturando in me un'immensa battaglia tra ragione e pura curiosità.

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