Capitolo undici.

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"Se non potrò piegare gli dei in cielo,
scatenerò quelli dell'inferno."
Virgilio

Abbandono la sedia della mia scrivania per andare a fumare fuori al balcone.
Mi accomodo, seduta sulla mia altalena.
Alzo lo sguardo verso il cielo, accendendomi la sigaretta e prendendo un bel tiro da questa.
Mentre mi godo la sensazione della nicotina che prende la meglio sui miei polmoni, arriccio il naso mentre noto una nuvola grigia solitaria al centro del cielo, mentre il tramonto scende e la notte prende il sopravvento.

Ben spesso, riesco a sentirmi come quella nuvola lí.
Diversa da chiunque la circondi.
La pecora nera, l'unica rosa appassita tra un milione di altre vivide, scarlatte.

Un sospiro malinconico sfugge alle mie labbra,
mentre, una musica lenta mi addolcisce l'udito, facendomi in poco rilassare.

Cerco la fonte di questa tenera melodia con lo sguardo, e la trovo, poco distante da me.
Matthew.
E sta cantando una delle mie canzoni preferite ad occhi chiusi, mentre suona la chitarra.

Chiudo gli occhi, ma beandomi della dolce tortura che il mio vicino sta offrendo alle mie orecchie.
Non posso non canticchiarla.
La mormoro quasi, ma scandisco ogni parola, ondeggiando il capo a ritmo.
Spero lui non riesca a sentire nulla di ciò che la mia voce emette, sarebbe imbarazzante.

Quando la canzone termina apro gli occhi e guardo il ragazzo, che a sua volta punta il suo sguardo nel mio, trovandomi a guardarlo.

Nessuno dei due osa interrompere il contatto visivo, finché un trillo a me fin troppo familiare non mi giunge alle orecchie.
La suoneria del mio cellulare.
Sbuffo leggerme e distolgo lo sguardo, per poi prendere il telefono dalla tasca posteriore dei jeans.

Ma quando vedo lampeggiare il nome della persona che mi sta chiamando, non sono più tanto annoiata da essa.
Il mio umore è migliorato particolarmente, anzi.

"Ehy Dom, novità? " rispondo al cellulare, facendo nel mentre l'ultimo tiro di sigaretta,
spegnendola poi nel posacenere sul tavolino.
"Ehilà ragazzina, ne ho eccome. Pronta?" mi dice con voce forse troppo esaltata, facendomi scoppiare a ridere.
"C'è una gara, vero?" gli rispondo sorridente e lanciando un'occhiata a Matt, che mi rivolge in risposta uno sguardo particolarmente nervoso.
È di cattivo umore, Scooby.

"Guarda la posizione che ti ho appena inoltrato, si svolgerà lí. Ci stai?" mi chiede, ed io scosto per pochi secondi il cellulare dal mio orecchio.
Noto con mia gioia che il posto non si trova molto lontano da qui, anzi.
Dieci minuti in moto e siamo arrivati!

"Me lo chiedi anche, Dominic? Angel non rifiuta mai." sorrido ancora e noto che lo sguardo del mio vicino diventa ancora più rude, mentre pronuncio il mio nome falso.
Gli chiedo con un cenno del capo cosa voglia e lui si limita a scuotere la testa, provocandomi solo irritazione.
Quel ragazzo è davvero insopportabile.

Chiudo la chiamata e sospiro, risedendomi sull'altalena a goccia.
È solo grazie a Dominic se ho ancora un minimo di denaro da parte.
Le gare clandestine da lui organizzate mi fruttano sempre molti soldi, rendendomi capace quindi di mettere da parte un bel gruzzoletto.
Ho sempre lavorato anche in maniera onesta, ma il fatto che questo mi dia maggiore sostegno economico è solo positivo.

Quando sento la porta di casa schioccare scendo le scale, andando dai miei fratelli appena tornati.
Non ho idea di dove siano stati tutto questo tempo, sarebbero dovuti stare a casa da ore.

"Mare, Liam, dobbiamo andare ora a ritirare la moto! " esclamo sorridente, per poi notare il mazzo di chiavi che mio fratello stringe tra le moto.
E riconosco subito si tratti quello della mia moto.

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