Capitolo venticinque.

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"Non credere
a chi non crede in te,
credi in te
e falli ricredere"
~Gio Evan

Chinata sul water, l'ennesimo conato percuote il mio intero corpo.
Getto fuori un misto d'acqua e acidi, tremolante.
La gola mi brucia, la puzza mi solletica le narici.
Le labbra secche sono completamente spaccate dallo sforzo, mentre rigetto anche l'anima.

Allungo la mano allo sciacquone e mi siedo sul pavimento, le dita premute forte sulla fronte.
Non riesco a lasciare questa stanza, ho già perso la prima ora di lezione.
Mi sento una fragile bestia da soma allo stremo delle sue forze.

Mormoro tutte le parolacce che mi vengono in mente ed emetto un respiro tremane, chiudendo gli occhi.
Non posso saltare altre lezioni, non dopo la scorsa settimana passata interamente in casa.
So che ogni mio malanno è puramente psicosomatico, ma non riesco a trovare la vera fonte di tutto ciò.

Mi trascino lentamente fuori dal bagno, avvicinandomi ai lavandini per sciacquarmi la bocca e il viso.
Una caramella alla menta trova subito spazio sulla mia lingua, nel bisogno più assoluto di liberarmi del cattivo odore e sapore dei miei fluidi.

Stremata, mi trascino fino alla classe, bisognosa di un po' di riposo.
Mi lascio cadere sulla sedia con un respiro pesante, gettando il capo all'indietro mentre un paio di occhi verdi non fanno altro che fissarmi intensamente.

Sussulto quando la porta sbatte e, alla vista della professoressa di Matematica, non riesco a trattenere uno sbuffo stizzito.
Mi ero dimenticata del fatto che avessi questa vipera adesso.
Inizia a fare l'appello senza nemmeno degnarci di un saluto, bisbetica come sempre.

Persone come lei dovrebbero solo lavorare come raccoglitori di cacca di elefante allo zoo!
Che ci fa in una scuola colma di adolescenti?

Arriva a me e come se non bastasse, dopo la mia risposta si ferma.
Scosta gli occhiali dal suo naso ad aquilino e mi rivolge un ghigno beffardo.

"Oh signorina Jones, finalmente si è degnata di farsi vedere in questo corso!" esclama, provocandomi un'immediata alzata d'occhi al cielo.
"Professoressa, a meno che non voleste tutti beccarvi una pesantissima influenza, non mi pareva il caso di venire a scuola. Ho presentato già me giustificazioni mediche al preside." tento di essere il più calma ed educata possibile, rivolgendole poi un sorriso falso e tirato.
Ogni giorno, per colpa di questa donna, odio sempre di più la matematica!

"Spero che il suo cervello, signorina, dopo questa intera settimana di vacanza, sia riuscito a riposarsi abbastanza per riuscire a concludere qualcosa con la mia materia." ribatte, fiera della sua stupida provocazione, facendo trattenere il respiro a tutti i presenti in questa classe.
Aspettano che io risponda, e non ho minimamente intenzione di starmene zitta.
Mi ha seriamente chiamata stupida?

La risata stridula e sforzata di Brooke risuona nel silenzio dell'aula, provocandomi solo altro fastidio, ma subito si blocca dopo aver notato l'occhiataccia rivoltale dal mio compagno di banco.

"Ed io, spero con tutta me stessa che vostro marito smetta di mettere del veleno nella sua colazione. Per questo è sempre cosí acida, Professoressa Smith? " le rispondo con lo stesso suo sorriso beffardo, consapevole del fatto che alle sue dita non ci sia alcuna fede nuziale.
Il suo sguardo s'incupisce per qualche istante, ma si tratta di millisecondi, poiché torna subito a guardarmi come una vipera pronta all'attacco, restando tradita dal volto completamente coperto di chiazze rosse.
Ho beccato un nervo scoperto, prof?

Nonostante la debolezza per quello che ho lasciato nel gabinetto, raccolgo immediatamente lo zaino da terra, alzandomi.
Mi avvicino alla professoressa e compio una minuscola riverenza prima di uscire dall'aula, decisa a passare le prossime due ore distesa sui lettini in infermeria.

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