Capitolo sei.

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Non trasformare i tuoi pensieri
nelle tue prigioni.
William Shakespeare

Il mio sguardo non abbandona il cielo nemmeno per un secondo, tremendamente spaventata dal poter incontrare lo sguardo della persona che, adesso, mi sta accanto.
Il suo sguardo mi penetra l'anima, la scruta attentamente cercando di carpire quanto più è possibile.

Sa che ho mentito sui miei genitori, lo ha palesemente capito e non doveva essere così. Dovevo tenere la mia facciata indistruttibile, senza potergli dare il minimo accesso.

Ma non posso dimenticare come oggi, in classe, si è perso nella sua mente.
Come quasi si potessero leggere nelle sue iridi chiare l'infinità di ricordi che ha attraversato la sua mente, distruggendolo un po' di più.

I ricordi possono essere la peggiore delle armi, ricordi incatenati al passato e mai capaci di portare buon umore.
Guardo la pioggia che riprende a precipitare, confusa dal fatto che, nonostante il cielo sia quasi sgombro di nuvole, ci siano ancora un'infinità di goccioline che battono al suolo, producendo un ticchettio dolce, una musica leggera.

Prendo l'ultimo tiro e lo faccio durare più del solito, sospirando al cielo, per poi avviarmi verso il mio letto.
Noto con mio stupore come Matthew sia rimasto incatenato con lo sguardo al mozzicone di quella piccola sigaretta.

Mi rialzo e mi avvicino alla scrivania, prendendo il mio portatile con l'intento di mettere un po' di musica.

"Ci pensi mai al fatto che, nella nostra vita, prima o poi ci ritroviamo ad essere le sigarette di qualcuno? Veniamo consumati fino allo sfinimento e, una volta ridotti in miseri mozziconi bruciati e distrutti, veniamo lanciati via, soli. " sussurra il ragazzo con voce roca alle mie spalle, prendendo tra le dita la cicca da poco spenta.

Mi blocco a metà strada, nel bel mezzo della stanza, abbassando lo sguardo per nascondere un minuscolo sorriso tra i capelli corvini.
Quasi mi spaventa come lui riesca a capire, per filo e per segno, il modo in cui mi sento.
Senza nemmeno rendersene conto.

Questo ragazzo, è così simile a me da far paura.

Lo guardo dritto negli occhi e faccio per dire qualcosa, ma il campanello interrompe le mie parole, facendomi sussultare.
Mi giro e corro giù dalle scale, senza dire nulla, per andare alla porta.
Una volta aperta, mi ritrovo davanti quella che giurerei essere la copia al femminile di Matthew, alta poco meno di me e con il viso completamente spruzzato di lentiggini.

"Abby! Come mai sei tornata così presto?" le si avvicina lentamente, stampandole un bacio sulla tempia.
Sua sorella, sicuramente.
Ha gli stessi smeraldi incastonati nelle iridi e, nella dolcezza dei suoi lineamenti, risulta bella da morire.

"Ho litigato di nuovo con lui, Matt." sussurra piano la ragazza al fratello, che noto irrigidirsi e contrarre la mascella al mio fianco.
Abby scuote la testa e gli sorride, in un palese tentativo di rassicuramento, girandosi successivamente verso di me, porgendomi una mano che subito stringo.

"Io sono Abby, è un piacere conoscerti! Non sapevo avessimo dei nuovi vicini, Matthew non me lo aveva accennato. Una vicina così bella, poi." mi rivolge un sorriso meraviglioso e mi fa l'occhiolino, facendomi ridacchiare imbarazzata.
"Io sono Alyiah, ci siamo trasferiti qui giusto ieri. Grazie per il complimento, penso che però tu sia la vera e propria definizione di ragazza della porta accanto!"

Le sorrido ancora, nonostante non sia dell' umore giusto per farlo, ma questa ragazza mi trasmette una simpatia e spontaneità unica.
Che belli i complimenti dalle ragazze!
Che belle le ragazze!

"Grazie per aver ospitato Matthew ed esserti presa cura di lui, è un creti-" inizia a dire la ragazza per poi venire zittita dalla mano del fratello che preme sulla sua bocca.
"Okay Abby, avviati verso casa, ti raggiungo subito." borbotta a denti stretti, facendomi ridacchiare con la sua espressione da cagnolino arrabbiato. Abby segue i suoi ordini e, dopo avermi salutato con un bacio volante, si allontana.

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