Capitolo trentuno.

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"Eccomi qui
per sempre,
per te."
-Gio Evan

ANONYMOUS' POV.

Eseguo gli ordini del grande capo.
Controllo la casa da quelle che sono ore ormai, alla ricerca di spostamenti da parte della ragazza che devo sorvegliare.

Alyiah Jones, 18 anni.
Alta un metro e sessantasette, pesa 55 chilogammi.

Non devo perdere di vista l'obbiettivo che, non appena esce allo scoperto, catturo in numerose fotografie.
Cerco di racchiudere il linguaggio del suo corpo in ogni scatto, di portare il giusto materiale ai miei superiori per analizzare il loro obbiettivo.

La mia berlina nera si mimetizza con l'ambiente, anche quando piano inizio a seguire l'obbiettivo per il traffico di New York.

Oggi è una giornata importante per il grande capo, ci sarà la riunione generale.
Il momento in cui decideremo quando e come portare avanti il nostro progetto.
Oggi devo scoprire se lei farà qualcosa di sospetto, per noi.

Attento alla strada, cerco di seguire il più discretamente possibile la moto che sfreccia a tutta velocità, ma niente da fare.

In pochi istanti, Alyiah Jones si è volatilizzata.

****
ALYIAH'S POV

Il telefono vibra improvvisamente tra le mie mani, non provocandomi altro che un sussulto.
Vedere però la scritta "numero sconosciuto" al di sopra della notifica, mi provoca puro panico.

Una chiamata.
Non un messaggio come sempre, una chiamata.
E questo, mi preoccupa ancora di più.

Il labbro inferiore mi trema, nell'incrdulità e nell'indecisione del momento.
Rispondo o no?
Perché mi sta chiamando?

Un migliaio di domande mi frulla in testa, ma non riesco a trovare risposta a nemmeno mezza di queste.
Emetto un sospiro furente e il cuscino vola dall'altra parte della stanza, mentre tento di trattenere la mia frustrazione per non essere sentita.

Dopo la colazione Matthew è andato dritto sotto la doccia, sentendo il bisogno di togliersi di dosso "la puzza della serata", a sua detta.
E io adesso sono qua, indecisa sul da farsi.

Mi alzo velocemente e, provando a farmi forza in tutti i modi, esco al balcone per parlare al telefono.
Mi poggio al muretto, una sigaretta già pronta tra le labbra per aspirare col fumo anche la paura, e gettarla via.

"Pronto?" rispondo provando a tenere la voce più ferma possibile, nel momento esatto in cui la chiamata parte.
"Ci risentiamo, Alyiah" la stessa voce distorta e metallizzata che mi parlava, quella sera, rimbomba nelle casse del telefono.

"Che cazzo vuoi da me?" la rabbia prende il sopravvento, il respiro si fa più pesante mentre parlo con rancore.
"Abbiamo una nuova fiamma, mia cara?" una risata inquietante accompagna la voce, provocandomi milioni di piccoli brividi lungo la spina dorsale.

"Non immischiare anche lui, in tutto questo." sembro quasi volerla supplicare, e forse è un po' vero.
Sono responsabile di troppi guai, di troppi problemi alle due persone che amo di più al mondo.
Non voglio che anche lui soffra per colpa mia, ha già i suoi demoni da combattere.

"Non ricordi che le regole del gioco le faccio io?" chiede, e alla mia mancata risposta prosegue "Avrai un partner per la prossima missione."

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