Capitolo trentasette.

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"Shaking hands with the darkest parts
of my thoughts"
-Twenty øne piløts

ALYIAH'S POV

Se c'è una cosa che non sono minimamente in grado di fare, quella è prevedere le mie stesse mosse.
Ho sempre lasciato tutto al caso: una vita di causa ed effetti.
Ció che accade, equivale ad una mia azione.
E ogni azione porta ad una reazione.

Non mi fermo mai a pensare a ciò che sto per fare, non ne sono in grado.
Mi muovo d'istinto, basando tutto sulla sensazione che riesce a smuovermi le interiora.

Anche perché, so che se ci riflettessi, non riuscirei a fare niente di ció che fa parte della mia quotidianità.
Le missioni, le gare, i combattimenti.
Rabbia improvvisa, discussioni.

Ed è per questo motivo che la mattina di Natale sono sgattaiolata via dal fianco di Matthew mentre lui ancora ronfava: istinto.
La definirei paura, piú che altro.
Paura della novità.

Non avevo idea di ciò che stavo per affrontare, avvicinandomi a lui.
Non avevo pensato ai rischi alla quale lo avrei sottoposto.
Rischi che lo hanno preso con se.

Non posso stargli vicino e non posso permettergli di finire nelle sabbie mobili con me.
Adesso ci penso, alle mie azioni, dopo tre mesi, e capisco che esporlo a così tanto pericolo sia stato un gesto egoista.

È passata una settimana esatta dal giorno di Natale, e adesso mi ritrovo punto da capo.
Festa in arrivo, zero voglia di parteciparvici.
Capodanno poi, io odio il Capodanno!

Porto alle labbra la quarta sigaretta dell'ultima mezzora, battendo il piede sul pavimento con fretta, mentre mi circondo di nuvolette grigie.
Ho il profondo bisogno di attenuare il nervosismo che mi attanaglia, e conosco solo questo come metodo di sfogo sicuro per chi mi sta intorno.

Inevitabilmente, ciò che mi aiuta a sfogarmi senza fare del male, finisce per farne a me stessa.

Il mip aguardo viene catturato dalle numerose nuvole piovane che ostruiscono quasi totalmente l'arrivo dei raggi solari sulla terra, riuscendo ad incarnare alla perfezione il mio stato d'animo.

Non riesco a fare a meno di riflettere, la mia mente gira come una macchina, passando in rassegna tutti gli errori commessi, le colpe accumulate che pesano sulla mia anima.
Dubbi e paure.
Ansie e timori.

Involontariamente pratico la forma più pura e antica di masochismo, il pensiero, mentre ad ogni tiro rendo i miei polmoni più scuri.

Quando la fiamma raggiunge il filtro, lo strofino nel posacenere, alzandomi con la consapevolezza di aver torturato enormemente i miei polmoni per oggi.
Mi strofino le mani sulle braccia mentre riesco a passo lento nella casa, sentendo il freddo newyorkese pizzicare la mia pelle coperta da solo un maglioncino grigio.

Devo iniziare a pensare a cosa mettere per la festa, ma la verità è che farei di tutto pur di restare a casa.
Accompagnata da un bel libro e una tazza di cioccolata calda con le meringhe.
Ma non posso perchè i miei stupidi amici vogliono festeggiare!
E io adesso ho anche fame.

Festeggiare cosa, poi? L'inizio di un altro stupido anno di merda?
Mai capito il senso.
Tutti ci amiamo a capodanno per poi odiarci il resto dei mesi, perché?
Voglio odiare tutti anche il primo gennaio.

Tutta la mattina l'ho passata aiutando Kyle, il pomeriggio a deprimermi alla ricerca di una soluzione per sfuggire all'ennesimo evento sociale al quale mi annoia partecipare.
Volevo fingermi malata, ma quella stupida di America lo avrebbe capito e costretta ad andare con lei.

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