Capitolo ventidue.

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"A volte
le forze per andare avanti
le trovi solo
facendo un passo indietro"
-Gio Evan

Parcheggio l'auto nel punto pattuito, poco lontano dal luogo d'incontro.
Il rumore sordo delle mie scarpe sul pavimento appare fin troppo amplificato alle mie orecchie, nel silenzio tombale della strada.

Il buio sta avanzando sull'azzurro del cielo, avvicinandomi sempre più al momento esatto della missione.
Prendo un bel respiro prima di avviarmi verso il palazzo abbandonato, imprigionando qualsiasi emozione.
Nessuna distrazione.

Poco dopo, la figura ben impostata dell'uomo che mi sta aspettando, fa comparsa nella mi visuale.
Rigido, in attesa.
Con le braccia strette al petto e la testa inclinata, non evita di rivolgermi un cenno esortativo, chiedendomi implicitamente di accellerare la questione.

Mi sfioro la treccia scura raccolta sulla mia spalla, avvicinandomi definitivamente.
La coscia destra è stretta da un elastico con fondina, dove ho posto un coltellino semplice, accompagnato dalla pistola che invece, ho alla vita.
L'abbigliamento è comodo, come sempre, e poco vistoso.

Trascurando il dettaglio delle armi, ovviamente.
A chi importa se hai una Calibro 23 nascosta nel pantalone?
Oppure che ti pende un coltello dalla coscia?
A nessuno, mi pare certo.

Dimitri alza un lato della bocca in un ghigno alquanto fastidioso, provocandomi nient'altro che rabbia.
Voglio che tutto questo finisca presto.

"Ti sbrighi a dirmi cosa devo fare?" chiedo con impazienza, guardandolo col capo chino.
"Hai da fare?" ridacchia, avvicinandosi al furgoncino blindato nero.
A me fa parcheggiare lontano, ma lui si piazza qui davanti con questo coso in bella vista.
Presuppongo sia solito per chi lavora in questa topaia, avere furgoni del genere che ronzano attorno alla struttura, altrimenti non me lo spiego.

"Muoviti Dimitri, non abbiamo tutta la notte." roteo gli occhi al cielo, sospirando.
A queste parole, un'ulteriore risata lascia le sue labbra, mentre apre il retro del furgoncino.
"È bello anche per me rivederti, principessina. Adesso passiamo ai fatti. C'è una scala d'emergenza sull'ala destra della struttura. Sulla quarta rampa di scale, ti ritroverai parallela ad una finestra lasciata sempre aperta. Ci vanno spesso a fumare, quindi stai attenta. Infiltrati nella zona e raggiungi le stanze numero 42 e 47. Avranno tutte le parvenze di essere  un laboratorio e una stanza riunioni. La procedura adesso è molto semplice: devi piazzare queste piccole cimici, in giro per entrambe." mi dà due scatoline, una blu ed una rossa, ricolme di piccoli apparecchi elettronici, con tanto di auricolare annesso.

" Quelle nella scatola blu sono collegate all'auricolare che indosserai. Vanno messe nella sala grande, dove precisamente alle ore 21:30 ci sarà una riunione che tu dovrai ascoltare e riferirmi. Prima di andare non dimenticare di rimuoverle." annuisco, sospirando.
Sarà più impegnativo del previsto.

"Quelle rosse, invece, vanno nel laboratorio. Le più grandi sono micro-camere, ponile nei punti più altri, le altre invece sono dei microfoni. Queste non dovrai rimuoverle, ma solo attivarle." continuo ad annuire, studiando attentamente il contenuto delle due scatoline.

Rosso e blu non sono propriamente invisibili, chi ha deciso questi colori?

"Nello zaino ci sono altri oggetti che potrebbero servirti. Mi raccomando di fare attenzione alle guardie. Nel caso ne incontrassi, fai di tutto pur di non farti vedere. Non attaccarle mai per prima, nessuno deve sapere la tua presenza. Nel caso ti scoprissero, procedi a neutralizzarle. Nella sacca c'è un piccolo telefono usa e getta, in questo caso componi l'unico numero salvato, ti dirò io come procedere." continua mentre mi infilo l'auricolare e sistemo lo zaino in spalla, con entrambe le scatoline al suo interno.

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