Capitolo venti.

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"E anche se
ho paura di tutto
io lo faccio uguale
meglio precipitare
spaccarsi
distruggersi
frantumarsi
meglio morire
che restare a guardare."
~Gio Evan

Torno a sedermi al solito tavolo in mensa, con la mia amica alla destra.
Abbiamo un aspetto ai limiti della decenza, siamo state sveglie fino a tardi a chiacchierare nel mio letto.
Mi ha raccontato del modo in cui è successo ció che è successo ai due, e li trovo adorabili.
Ma, ora come ora, non voglio avere a che fare con Liam.

Ma ovviamente, parli del diavolo e spuntano le corna.
Il moro si avvicina lentamente al tavolo, sospirando per attirare la nostra attenzione.
Gli occhi sono iniettati di sangue, caratteristica che porterebbe chiunque a pensare che lui stia passando il peggior hangover della sua vita.

Il labbro superiore ha un grosso taglio e il sopracciglio è diviso a metà, accompagnato da un livido che gli scurisce lo zigomo, e non posso fare a meno di dispiacermi sapendo che si tratta di opera mia.

Ha un espressione da cucciolo bastonato in volto, il che mi costringe a portare la mia attenzione al piatto davanti a me.
Vederlo così mi distrugge, ma le parole che mi ha riservato continuano a risuonare forti e chiare nella mia mente.

"Cosa vuoi?" gli domando tagliente, senza alzare più lo sguardo su di lui.
"Posso sedermi con voi? Mi manca stare con voi a scuola..." sospira, ed io roteo gli occhi al cielo.
Cosa non gli è chiaro di "non voglio più vederti"?

Apro la bocca per negare, ma la piccola mano di America mi si posa sulla spalla,stringendola leggermente.
"Alyiah.."mormora quasi impercettibile, facendomi capire che vuole io acconsenta.
E la capisco, stamattina lo abbiamo lasciato a piedi, prendendoci la macchina, non vuole che mangi da solo controvoglia.
Io l'ho fatto in questi giorni, ma è diverso: io l'ho fatto perché volevo, non perché obligata dagli altri.

"Puoi sederti Liam, ma non perché lo voglio io. Ringrazia America per questo."sospiro, dando inizio al voto di silenzio che colpisce questo tavolo col suo arrivo.

Biascica un "grazie" prima di sedersi, ricevendo un sorrisino gentile dalla mia amica.
Il disagio creatosi tra noi è tagliente, e questa cosa mi destabilizza. Sono cresciuta con loro eppure non era mai successa una cosa simile.

Non riesco a non sentire la mancanza di mio fratello, nonostante tutto.
Mi mancano le sere passate a guardare film stupidi sul divano, gli scherzi mattutini, le nottate insonni.
Mi manca dormire stretta a lui quando ho bisogno di conforto, appoggiarmi a lui.

Vorrei perdonarlo, vorrei tanto buttarmi alle spalle questa situazione e fingere che nulla sia successo.
Ma non ce la faccio.
Non dopo aver scoperto cosa realmente pensa di me, non dopo tutto ciò che ha detto.
Vorrei essere rimasta ignara di tutto, vorrei che non pensasse questo di me.

Chiudo gli occhi e sospiro,  le mani che tremano, cercando di controllare i battiti del mio cuore che pian piano sfuggono al mio controllo.
"Alyiah, stai bene?" subito si allarma mio fratello, peggiorando solo la mia sensazione di tristezza, trattenendo una mia mano tremane tra le sue.
"Alla grande, fratello." borbotto sottraendomi al suo tocco di scatto.

"Aly..." sospira, per poi riprendere a parlare "Mi dispiace. Per tutto quello che è successo. Per averti tenuto nascosto ciò che... c'era tra me e America" lancia uno sguardo triste alla mia amica, che prende immediatamente a giocare col purè che ha nel vassoio.
"Mi dispiace per ciò che ti ho detto, nulla di quello era vero. Mi sono fatto prendere dalla rabbia e ho perso il controllo..."

"Sei davvero convinto che delle scuse così patetiche possano rimarginare quello che mi hai fatto con quelle parole?" gli chiedo con un sibilo, trovando subito la mano di America sotto il tavolo,che accarezza la mia con il dito, tentando di calmarmi.
Sta cercando di farmi calmare: arrabbiarmi a scuola, come ieri, sarebbe grave.
Non posso perdere il controllo in pubblico.

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