Mentre la moto si allontanava dal centro abitato, correndo per tortuose stradine immerse nel verde, e il vento mi scompigliava i capelli annodandoli fra di loro, io poggiai la guancia contro la morbida pelle della giacca di Rían, respirando il suo profumo e crogiolandomi nel calore che il suo corpo trasmetteva al mio, rendendomi conto che era la prima volta in cui ci trovavamo così vicini.
Mi godetti il viaggio, lasciando che il mio sguardo scivolasse sui massi coperti di licheni al bordo della strada, sulle sterpaglie che l'inverno imminente stava ingiallendo, sui cespugli ormai privi di foglie, sui greggi di pecore che punteggiavano i prati di bianco. Era la mia terra, era il luogo che più amavo al mondo. Era casa mia.
Rían accostò la moto in una piazzola, a circa duecento metri di distanza dalla scogliera, ed io scesi dal sedile, sentendomi per un secondo le gambe molli.
«Lascia fare a me» mi disse il ragazzo, vedendo la mia difficoltà nello slacciarmi il casco.
«Grazie» sussurrai, scuotendo poi i lunghi capelli nella forte brezza che proveniva dall'oceano.
«Come mai siamo qui?» domandai poi, incamminandomi verso la scogliera.
«Non solo per la bellezza del paesaggio» mi rispose Rían con un sorriso, facendomi cenno di proseguire verso una solitaria balla di fieno in lontananza.
L'erba secca scricchiolava sotto le nostre suole, e io inspirai a pieni polmoni l'odore di terra e di mare. All'orizzonte si stavano accumulando spessi nuvoloni neri, ma sopra le nostre teste il cielo era ancora terso e, con il lento calare del sole, una soffusa luce rosea e dorata riverberava sulle colline. L'oceano riluceva come argento fuso e, se osservato dalla giusta prospettiva, era possibile ammirare il riflesso dei colori del cielo, che parevano specchiarsi nella superficie d'acqua lievemente increspata dalle onde.
«È meraviglioso» sussurrai, parlando piano per non spezzare la magia di quel luogo.
Rían chiuse gli occhi: «È il mio posto preferito in assoluto» ammise, sorridendo nel vento.
«Ma, come dicevo prima, non siamo qui solo per ammirare il paesaggio» disse poco dopo, indicandomi la balla di fieno sulla quale era fissato un paglione da tiro con l'arco.
«Vista la tua poca dimestichezza con il combattimento corpo a corpo...» cominciò, ammiccando nel ricordare quante botte avessi preso nell'ultima settimana, «...Ho pensato che forse te la saresti cavata meglio in un combattimento sulle lunghe distanze» concluse.
«Quindi il tiro con l'arco?» domandai, curiosa e allo stesso tempo lusingata del fatto che Rían continuasse a farsi in quattro per aiutarmi.
«Esattamente!» esclamò, facendo comparire dal nulla un arco in legno, con tanto di faretra per le frecce.
«Sei la migliore Strega Guida del mondo!» strillai e, senza riuscire a trattenermi, mi fiondai fra le sue braccia, stringendolo a me in un abbraccio. Rían rimase immobile per una manciata di secondi, sorpreso dal mio gesto, poi, quasi con timore, mi passò una mano fra i capelli: «Non ho fatto nulla di speciale...» borbottò, ma percepii comunque la soddisfazione nella sua voce.
«Tu sei speciale. Non hai bisogno di fare qualcosa per dimostrarmelo» gli dissi, rivolgendogli un sorriso a trentadue denti e fregandogli dalle mani l'arco.
«Non ho la minima idea di come si usi questo coso, ma mi piace!» borbottai, parlando fra me e me.
«Dai, ti insegno io» mi disse Rían, circondandomi con le sue braccia e aiutandomi ad impugnarlo in modo corretto.
«Così... poi tiri verso di te... ecco sì, quasi fino all'orecchio... e scocchi» sussurrò, lasciando la freccia e facendo vibrare la corda.
«Ehi, non siamo male!» esclamai, vedendo che la freccia si era piantata all'incirca a cinque centimetri dal centro.
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Stirpe Di Strega
FantastikRowan O'Brien ha quasi diciotto anni, vive in Irlanda ed è una strega. O meglio, lo sarebbe se fosse in grado di eseguire il Rito d'Iniziazione del suo clan. In qualità di figlia del capo clan, sa di suscitare l'attenzione dell'intera congrega, ma...