Cailín pt.2

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«Row, ce ne hai messo di tempo!» esordì Michan non appena mi vide entrare in casa, per poi aggiungere: «Riesco a sentire il tuo stomaco brontolare da qui, vieni a mangiare!».

Ovviamente non me lo feci ripetere due volte, e mi riempii in men che non si dica un piatto con un numero imprecisato di scones, che ben presto accompagnai con un bicchiere di delizioso tè nero. Inzuppai le focaccette salate nel tè, e chiesi ai miei due amici cosa avremmo dovuto fare successivamente.

«Per oggi abbiamo finito: domani dovremmo ripetere lo stesso rito di oggi, ma da adesso in poi abbiamo il pomeriggio libero» mi disse Labhraidh, inarcando la schiena e facendo scricchiolare tutte le vertebre.

«Odio quando lo fai» si lamentò Michan, tappandosi le orecchie con aria schifata.

«Femminuccia» lo rimbeccò Labhraidh, facendo apposta a far scrocchiare anche il collo e le spalle.

«Quindi adesso cosa facciamo?» chiesi dopo aver placato il brontolio arrabbiato del mio stomaco.

«Noi pensavamo di fare un giro nei boschi» cominciò Labhraidh.

«E magari farti esercitare un po'» concluse Michan a voce bassa, facendomi l'occhiolino.

«Vi ho già detto che vi voglio bene?» esclamai, alzandomi in piedi e andando a prendere la giacca, per poi correre all'esterno con i miei due amici.

Stranamente, quel pomeriggio le cose andarono meravigliosamente.

Riuscii a creare un perfetto arcobaleno, grande e colorato a sufficienza, senza nemmeno fare troppo fatica. Certo, non era nulla se confrontato con quello di Labhraidh, ma era comunque passabile e simile a quello di Michan, quindi andava bene.

«Vorrei provare a farne uno anche questa sera, gusto per essere sicura che si veda bene anche al buio, ma non c'è bisogno che veniate con me» dissi ai miei due amici, mentre tornavamo verso casa.

«Sicura di non terrorizzarti troppo, con questo clima spettrale?» mi prese in giro Michan, guardandosi intorno. In effetti il paesaggio era radicalmente cambiato rispetto a quando eravamo usciti, ovvero tre ore prima: ora si era alzata una nebbia fitta, che strisciava fra gli alberi come un serpente e pareva appiccicarsi come colla ai tronchi, ed era difficile persino distinguere una figura a pochi metri di distanza nonostante il sole non fosse ancora tramontato.

«Smettila di prendermi per il culo, Michan» lo ripresi, dandogli un pugno sulla spalla e sorridendo mestamente.

«Basta che mi prometti di non perderti» disse Labhraidh, per poi aggiungere: «Non ho la minima voglia di venirti a cercare nel cuore della notte».

«Grazie per la fiducia!» risi, aumentando il passo nel vedere una debole luce che emergeva dalla nebbia.

«Com'è che voi tre sparite sempre per ore e, tutte le volte, vi vedo tornare contenti e spensierati dal bosco?» ci domandò la sorella di Labhraidh non appena varcammo la soglia della casa.

«Non puoi capire, sorella» le rispose Labhraidh, in tono grave.

Lei sbuffò e, ignorandolo, disse: «Se non vi volete perdere la cena anche questa volta, sarà meglio che vi sbrighiate!».

Non ce lo facemmo ripetere due volte e, senza nemmeno passare dal bagno per lavarci le mani, ci teletrasportammo in cucina alla velocità della luce.

Due ore e tre piatti di Cottage Pie dopo, ero sazia e contenta. La torta salata di carne macinata ricoperta da una purea di patate era una delizia, e non ero riuscita a fermarmi al primo piatto, quindi ora mi ritrovavo seduta in maniera scomposta su una sedia, sorseggiando una Guinness e cercando di non assomigliare troppo ad un maiale all'ingrasso.

Stirpe Di StregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora