Il ballo di Yule pt.1

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Mi svegliai udendo forti colpi battere sulla porta.

«Ehi, voi due!» strillò una voce dall'esterno, accanendosi nuovamente contro l'uscio, «Vi volete dare una mossa?!» aggiunse, imprecando con tono sommesso.

Mugugnai assonnata e, sbattendo le palpebre un paio di volte, riuscii a mettere a fuoco la sagoma di Rían che, dopo essersi alzato dal letto, si stava dirigendo con postura rigida verso la soglia.

«Cosa c'è?» domandò in tono secco, spalancando la porta con un gesto impaziente.

«Ehi, amico, sei nudo!» esclamò la voce divertita di Cian, e vidi la sua testa bionda fare capolino dallo stipite.

«E c'è anche la piccola Rowan!» ghignò il Guerriero, «Sei forse nuda anche tu? Levati, energumeno, voglio dare un'occhiata» aggiunse poi, rivolgendosi a Rían sogghignando in modo diabolico.

Il braccio di Rían scattò rapido come un proiettile, e la sua mano si strinse in una ferrea morsa attorno al collo di Cian.

«Hai due possibilità» ringhiò la mia Strega Guida, «O te ne vai adesso, sulle tue gambe, o ti spezzo un osso dopo l'altro e ti faccio accidentalmente precipitare giù dalle scale» sibilò in tono glaciale.

Cian sollevò le mani in segno di resa e, tossicchiando, borbottò: «Come siamo suscettibili! Me ne vado, ma se non volete che tutti i Guerrieri vengano a conoscenza delle cosette proibite che fate quando siete in casa da soli, vi conviene alzare il culo e scendere di sotto prima che si sveglino tutti» ci consigliò, e la sua chioma dorata scomparse giù per le scale.

«Merda» borbottai, rotolando sul materasso e cercando di districarmi dalle lenzuola, che si erano avviluppate al mio corpo.

Raccattai l'intimo e lo indossai, alzandomi poi in piedi per cercare il maglione e le calze, ma sentii la presenza di Rían alle mie spalle e le sue braccia mi circondarono, facendo aderire la mia schiena al suo petto nudo.

«Sei una visione» mi sussurrò, baciandomi languidamente il collo.

Ridacchiai sommessamente: «Abbiamo tutto il tempo del mondo per questo» mormorai, «Ma adesso dobbiamo proprio scendere» aggiunsi, lanciandogli i boxer e cercando di non fissare troppo lo sguardo su ciò che aveva in mezzo alle gambe.

Il ragazzo sbuffò divertito e si infilò i jeans, seguendomi poi al piano di sotto.

«Si può sapere che diavolo avete fatto ieri sera?!» esclamò in quel momento Neacht, comparendo dalla cucina con l'espressione di chi la sa lunga.

«Io e Cian siamo tornati per primi, ieri sera, e, nel vedere le condizioni in cui avete ridotto la stanza, abbiamo pensato che fosse passato un uragano! Un quadro era a pezzi sul pavimento, due sedie erano rovesciate per terra e i vetri infranti di un paio di lampadine erano sparsi ovunque... Abbiamo dovuto sistemare tutto prima che tornassero gli altri. Vi siete proprio dati alla pazza gioia, eh?» domandò la ragazza, fissandoci con un sopracciglio inarcato e un'espressione curiosa.

Io abbassai lo sguardo a terra, cercando di nascondere l'evidenza, ma, ovviamente, Neacht comprese tutto al volo: «Oh, mio Dio! L'avete fatto sul serio!» sbottò infatti, sgranando gli occhi e portandosi una mano davanti alla bocca spalancata.

«Ci terrei che la cosa non diventasse di dominio pubblico» borbottai, nascondendo il viso fra le dita per celare il mio imbarazzo e fuggendo in cucina.

«Saremo muti come tombe... giusto, Cian?» promise la voce squillante di Neacht, interpellando anche il secondo testimone, il quale si limitò a sollevare un pollice per darmi conferma.

«Quindi?» mi domandò poco dopo, raggiungendomi davanti al frigorifero con fare cospiratorio, «Com'è stato?».

Dedicando la mia completa attenzione agli yoghurt impilati sui ripiani, borbottai: «Non puoi chiedermi una cosa simile, Neacht! Mi vergogno!» brontolai, schivando abilmente il suo tentativo di fissarmi negli occhi.

Stirpe Di StregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora