Non mi stai dicendo addio

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La mattina seguente, Rían si presentò a casa mia alle nove di mattina.

Non degnò Solamh nemmeno di uno sguardo e, rivolgendosi soltanto a me, mi disse: «Vieni con me, Rowan. Voglio mostrarti una cosa».

«Adesso?!» gli domandai, facendogli presente che di lì a un'ora sarebbe cominciata la Veglia Funebre di Suanach, Artgal e delle altre due streghe morte.

«Ti prego, Rowan. Prometto che non ci metteremo molto» mi implorò il Guerriero e, di fronte ai suoi occhi argentei supplicanti, non potei dire di no.

«Torno fra poco» sussurrai a Solamh, lasciandogli un tenero bacio su una guancia.

«Grazie ancora, Rowan» mormorò in risposta il capo clan dei Gancanagh, stringendomi la mano con affetto.

Infilai le scarpe, indossai il mantello e in una manciata di minuti mi ritrovai seduta sul sedile del passeggero della macchina di Rían.

«Stai bene?» gli domandai richiudendo la portiera, posando i miei occhi indagatori sulla rigida figura al mio fianco.

«Sì, perché?» mi domandò lui, senza fissarmi negli occhi, ingranando la marcia e partendo ad una velocità piuttosto sostenuta.

«Non lo so...» mormorai, senza distogliere lo sguardo dal suo volto, «Mi sembri... strano. Questa mattina non hai nemmeno rivolto la parola a Solamh!» esclamai, rimproverandolo.

«Avrei dovuto?» mi domandò lui con candore, squadrandomi per un istante.

Le mie sopracciglia schizzarono verso l'alto: «Me lo stai chiedendo sul serio, Rían?! Solamh è tuo amico, maledizione, e ieri la sua migliore amica è morta!» esclamai, esasperata.

Il Guerriero rimase zitto per un paio di secondi: «Forse...» borbottò, «... forse non sto così bene. Ci sono cose che non mi ricordo» sussurrò, con lo sguardo vitreo perso fuori dal parabrezza.

La sua confessione mi fece rizzare i peli delle braccia: «Dio, Rían!» esclamai, agitandomi sul sedile, «Dobbiamo tornare indietro! Dobbiamo portarti da un guaritore, da un medico, da qualcuno!» strillai, angosciata.

«Ci andrò, lo prometto. Prima, però, ti scongiuro, lascia che ti mostri una cosa» disse il ragazzo, e dal suo tono d'urgenza capii che, per lui, era una cosa importante.

Feci un profondo respiro, calmandomi: «Okay. Okay, va bene, ma dopo andiamo dritti da Daghain» esclamai, proprio mentre il mio cellulare iniziava a squillare.

Lo estrassi dalla tasca dei jeans, e il nome "Mamma" comparve luminoso sullo schermo nero. Accettai la chiamata e, portandomi l'apparecchio all'orecchio, dissi: «Pronto, mamma. Cosa c'è?».

Dalla sua voce tentennante, capii che Moira era imbarazzata: «Rowan, tesoro, sei con Rían?» mi domandò.

«Sì. Cosa c'è?» indagai.

«Io... ecco... io e Laidhgeann dobbiamo parlarvi di una cosa. Puoi chiedere a Rían se, questa sera, gli andrebbe di fermarsi a cena da noi?» chiese, e io riuscii quasi ad immaginarmela mentre, con il telefono all'orecchia, si mordicchiava un'unghia dal nervosismo.

Guardai Rían con sguardo interrogativo, sapendo che aveva origliato l'intera conversazione, e al suo cenno affermativo risposi: «Sì, ha detto che ci sarà. Ci dobbiamo preoccupare, mamma?» le domandai poi.

«No, certo che no!» mi rispose subito Moira, in tono sbrigativo, «Ve ne parliamo sta sera, okay? Ci vediamo dopo, tesoro. Ti voglio bene!» esclamò di getto, e chiuse la chiamata.

Riposi il cellulare nelle tasche e, sospirando, dissi a Rían: «Temo ci sia un matrimonio in vista».

Un sorriso illuminò il volto del Guerriero: «Adoro i matrimoni!» esclamò, ma dal suo tono di voce non riuscii a capire se fosse ironico o meno.

Stirpe Di StregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora