L'attacco pt.1

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«Rowan! Rowan, tesoro, svegliati» mi chiamò l'agitata voce di mia madre.

«Mh... un secondo, mamma... arrivo» mugolai, stiracchiandomi e facendo scrocchiare le articolazioni, intorpidite per essere rimaste a lungo in una così scomoda posizione.

Moira, però, non mi diede nemmeno un istante per tornare con la mente lucida. Mi scrollò con forza per una spalla ed esclamò, in tono concitato: «Rían, caro, devi alzarti anche tu. C'è stato un attacco».

«Un cosa?!» sbottai, svegliandomi con un sussulto e perdendo l'equilibrio, rotolando a terra.

La mia Strega Guida spalancò di colpo le palpebre e, sbarrando gli occhi, schizzò in piedi come una molla. Quasi come un automa, mi porse una mano per aiutarmi a rimettermi in piedi, domandando poi a Moira: «Cos'è successo? Dov'è mio padre?».

«Alcuni Moruadh ci stanno attaccando dal mare. Mia madre ha ordinato a Laidhgeann di proteggere il capo clan e i Consiglieri dei Moruadh, in quanto le fate desiderano a tutti i costi il loro sangue» snocciolò lei, estraendo da una cassapanca una mazza chiodata e facendola roteare con velocità da una mano all'altra.

«Cosa facciamo?» domandai, sentendo l'adrenalina che già iniziava a scorrere nelle mie vene.

«Tu non farai assolutamente niente» proruppe mia madre, fissandomi con espressione dura.

Aggrottai le sopracciglia e cercai di protestare: «Ma io...».

«No, Rowan, tu niente. Te ne starai qui, barricata in casa, senza muoverti né fiatare. Non posso combattere sapendo che tu potresti essere in pericolo» sbottò Moira, fulminandomi con i suoi intensi occhi verdi, in quel momento così simili a quelli di mia nonna.

Sbattei con forza un piede sul parquet: «Ma l'ho già fatto!» strillai, incurante di somigliare ad una bambina capricciosa. Avrei potuto aiutare, e mia madre me lo voleva impedire.

L'occhiata che Moira mi lanciò fu talmente carica d'ira che mi fece quasi indietreggiare.

«Rían...» sibilò poi, «... pensaci tu, a lei. Legala al letto, tramortiscila, fa' ciò che più ritieni opportuno... ma non farla uscire da questa porta» sentenziò, uscendo poi di casa a passo di carica e sbattendo il portone d'ingresso con talmente tanta forza che i vetri alle finestre tintinnarono.

Rían si passò una mano fra i capelli e, lentamente, si voltò verso di me.

«Ti prego, ti scongiuro, lo sai che posso aiutare. L'ho già fatto. Non lasciarmi qui, da sola» balbettai, guardandolo con occhi supplicanti.

«Se ti legassi riusciresti comunque a fuggire, immagino» borbottò lui, sbuffando.

Annuii con un gesto secco: «Anche a costo di bruciare l'intera casa» sentenziai.

Il ragazzo parve indeciso per una manciata di secondi, poi spalancò la porta e, fissandomi con gli occhi plumbei, quasi violacei, mi ordinò: «Rimani vicina a me, combatti solo con la magia, stai alla larga dalle fate e... non morire».

Il mio cuore mancò un battito: Rían mi stava dando il permesso. Credeva nelle mie capacità al punto tale da lasciarmi combattere... mi stava lasciando libera di fare le mie scelte.

«Io ti amo» sbottai, facendo scontrare le mie labbra contro le sue in un rude, rapido bacio.

«So già che me ne pentirò...» sussurrò lui, stringendo con forza la mia mano e trascinandomi fuori dalla porta, verso la battaglia.

La strada principale era nel caos.

Streghe correvano in tutte le direzioni, chi strillando dalla paura, chi dando ordini a destra e a manca; scoppi di luce baluginavano nel cupo cielo della notte dicembrina e urli disumani squarciavano la quiete del villaggio, talmente striduli da farmi serrare gli occhi dalla sofferenza.

Stirpe Di StregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora