Mi svegliai con la bocca terribilmente secca e il martellare sordo di un'emicrania nelle tempie.
Mi passai la mano sul viso, domandandomi perché diavolo la sera precedente avessi deciso di bere così tanto e, lentamente aprii gli occhi, ritrovandomi a fissare un soffitto che non riconoscevo.
Le travi di legno erano spioventi, e un lucernario aperto lasciava intravvedere i grossi e cupi nuvoloni plumbei che erano ammassati nel cielo. Voltai la testa a sinistra, e il mio sguardo cadde su un armadio in ciliegio dalle ante aperte, colmo di vestiti neri, apparentemente da uomo, e una ruga di preoccupazione si fece strada sulla mia fronte.
Mi voltai allora verso destra, sperando di non vedere cose che non avrei dovuto vedere, ma ciò che si parò davanti al mio sguardo mi lasciò a bocca aperta: Rían stava dormendo supino, con i capelli chiari scompigliati sul cuscino nero e la bocca imbronciata in un'espressione buffa.
Folgorata da un improvviso timore, sollevai le coperte e guardai sotto, scoprendo con sollievo di indossare ancora i jeans e il maglione della sera precedente: Rían era stato un impeccabile cavaliere, e aveva preferito insozzare le sue lenzuola di seta con il mio maglione impregnato di alcool che spogliarmi.
Più rilassata, tornai a posare lo sguardo sui bei lineamenti del volto di Rían: il sonno gli conferiva un'aria beata, quasi angelica, e mi venne una tremenda voglia di accarezzare ogni centimetro della sua pelle lattea. Lentamente, mi avvicinai a lui e allungai una mano tremante verso la sua guancia, sfiorandogli poi lo zigomo sinistro con i polpastrelli. Socchiusi gli occhi, ma in una frazione di secondi percepii una ferrea presa stringermi il polso e mi ritrovai supina, schiacciata contro il materasso da un corpo marmoreo e con un oggetto freddo premuto contro la gola.
Mugolai spaventata, e i miei occhi si spalancarono ancora di più dal terrore nel rendermi conto che Rían aveva appena estratto un coltello da sotto il cuscino e che me lo stava puntando proprio alla carotide, facendomi sentire la dura e gelida lama contro la pelle sensibile.
Rimasi immobile, con il cuore che minacciava di scoppiarmi nel petto, e vidi con chiarezza lo sguardo appannato dal sonno del ragazzo farsi via via sempre più lucido e cosciente.
«Gesù, Rowan!» esclamò infine, allontanando il coltello dal mio collo e passandosi una mano fra i capelli scompigliati.
«Perché cazzo dormi con un affare del genere sotto il cuscino?» sbottai, indicando con mano ancora tremante la lunga e lucente lama d'acciaio.
«Sono un Guerriero... ho sempre un'arma da qualche parte» ammise, poggiando il coltello sul materasso.
«Ma era necessario farmi rischiare un infarto?» domandai, mettendomi una mano sul cuore e sentendo che, finalmente, stava cominciando a rallentare la sua folle corsa.
Rían parve imbarazzato, e un lieve rossore si diffuse sulle sue guance: «Io... ecco, non sono abituato a condividere il letto, così, quando ho sentito qualcuno che mi toccava, ho pensato subito al peggio. Scusami, non volevo spaventarti» ammise, fissandomi con la testa inclinata da una parte e gli occhi ancora gonfi di sonno.
Sospirai: «No, scusami tu... sono io che ti ho sorpreso nel sonno» ribadii, trattenendo a stento uno sbadiglio.
«Come mai sono qui?» domandai allora, guardandomi intorno e studiando i dettagli della camera che in precedenza avevo solamente visto attraverso i dieci centimetri di apertura della porta.
Rían fece scrocchiare il collo e si alzò dal letto, ed io non potei impedire al mio sguardo di cadere accidentalmente sul sedere del ragazzo, avvolto in morbidi pantaloni neri della tuta.
«Ieri sera ti sei addormentata in macchina. Sembravi un angioletto e, sapendo che eri stanca, non ho avuto il coraggio di svegliarti» mi disse, regalandomi un sorriso mozzafiato, con tanto di fossette.
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Stirpe Di Strega
FantastikRowan O'Brien ha quasi diciotto anni, vive in Irlanda ed è una strega. O meglio, lo sarebbe se fosse in grado di eseguire il Rito d'Iniziazione del suo clan. In qualità di figlia del capo clan, sa di suscitare l'attenzione dell'intera congrega, ma...